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Libera, Don Ciotti: “Chi dice ‘magistrati peggio della mafia’ uccide ancora”

Si è svolta a Firenze la 18esima edizione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” cui hanno partecipato 150mila persone e durante la quale sono state ricordate oltre 900 vittime. Il capoluogo toscano è una scelta simbolica essendo la città di via Georgofili, ma anche di Nino Caponnetto
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Migliaia di persone. 150mila secondo gli organizzatori. E’ il lungo corteo che ha partecipato alla manifestazione organizzata a Firenze dall’associazione Libera contro la mafie. E’ la diciottesima edizione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” che ricorda appunto le oltre 900 vittime e rinnova il suo impegno di lotta alla criminalità organizzata. Oltre a Libera hanno partecipato anche Avviso Pubblico, i sindacati, comuni e regioni in collaborazione con la Rai Segretariato Sociale e Rapporti con il Pubblico.

Alla testa della manifestazione c’è don Luigi Ciotti fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera. All’insegna dello slogan “Semi di Giustizia, fiori di Corresponsabilità”, il corteo è partito questa mattina dalla Fortezza Da Basso e si è snodato per le principali vie della città per per poi arrivare nel pomeriggio allo stadio dove si è concluso con un concerto di Fiorella Mannoia. ”Le parole irresponsabili sono gravi, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della mafia. Sono parole che uccidono una seconda volta le vittime delle mafie” ha dichiarato don Luigi Ciotti dal palco della manifestazione. E anche se il sacerdote non lo dice esplicitamente, vengono in mente le parole con le quali Silvio Berlusconi ha rotto il silenzio elettorale. Secondo Ciotti questo tipo di parole “offendono e favoriscono le mafie. La mafia è una peste, chiamiamola con questo nome”. E,  riferendosi alla necessità di un impegno fattivo da parte della politica nella lotta alla corruzione, contro l’usura, ha proseguito: “Bisogna avere il coraggio delle scelte scomode”.

Dopo che dal palco sono stati letti i nomi di oltre 900 vittime della mafia, don Ciotti ha invitato tutti i presenti a gridare forte “Non uccidiamoli una seconda volta”. Il sacerdote ha ricordato come si possano uccidere nuovamente le vittime delle mafie “con il silenzio, la rassegnazione e la diffidenza”. “Non uccidiamoli con le ricorrenze rituali, celebrative. Possiamo invece tenere in vita il loro ricordo facendo memoria delle loro storie di lotta alla mafia e facendo diventare impegno quotidiano tutti i giorni i valori da loro professati”. Don Ciotti ha quindi invitato i giovani “a ribellarsi” contro la mafia.

Perché è stata scelta Firenze per questa 18esima edizione? Le ragioni sono tante. E’ innanzitutto la città sfregiata dalla strage di via Georgofili nella notte del 26 e 27 maggio 1993. Vittime del terrorismo mafioso, morirono cinque persone. “Firenze è poi la città adottiva del grande Nino Caponnetto – ha spiegato don Ciotti – ‘padre’ del pool antimafia di Falcone e Borsellino. Il capoluogo toscano ha dato i natali a un altro valoroso magistrato, Pier Luigi Vigna, da poco scomparso, nonché al giudice Gabriele Chelazzi che ha lavorato tanto su via dei Georgofili e al quale si devono molti dei risultati dell’inchiesta. Ma la scelta di Firenze – ha concluso il presidente di Libera – ha anche un valore simbolico, legato a ciò che evoca il nome Firenze nella mente e nel cuore degli italiani e del mondo intero. Firenze come sinonimo di quel Rinascimento che ha prodotto opere di raro ingegno e bellezza nell’ambito delle arti e della letteratura, della scienza e del pensiero politico. Ed è a questo significato che vuole associarsi anche la ‘nostra’ Firenze, tappa di un necessario Rinascimento morale, sociale, civile”.

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