Se la prima rivoluzione industriale iberica pare già segnata dal fallimento e gli operai spagnoli tornano a casa senza stipendio, forse ai giovani non resta altro da fare che studiare e specializzarsi. Nulla di più complicato. A Madrid seguire l’università, iscriversi a un master o fare un dottorato è diventato un lusso d’altri tempi. Con la riforma voluta dal ministro José Ignacio Wert e i tagli imposti di 1,2 miliardi di euro al sistema educativo dal 2010, la Spagna dei banchi di scuola ha subito una battuta d’arresto senza precedenti. E sempre più spesso alunni e docenti organizzano flash mob e lezioni all’aperto in segno di protesta. Il diritto allo studio comincia a sgretolarsi.
Sono sempre più numerose le famiglie che non riescono a pagare le tasse universitarie, in molte regione autonome quasi triplicate. E a molti laureandi non resta altro che abbandonare gli studi a metà. Il sistema infatti non chiede più un pagamento annuale. Ogni alunno è obbligato a pagare per ogni materia tra il 15 e il 25 per cento in più di quello che costano in realtà gli studi. E per i ripetenti le cifre aumentano fino a raggiungere il 100 per cento. Per i corsi post-laurea, poi, l’accesso è diventato un vero investimento. Secondo il ministero dell’Educazione l‘aumento medio della tassazione per la frequenza di un master è stato del 69 per cento. I prezzi oscillano tra i 1.590 euro in Galizia fino ai 4.290 nelle isole Canarie.
Così per la prima volta dopo sei anni, i master offerti dalle università statali hanno perso migliaia di alunni. Non ci sono dati ufficiali, ma secondo le prime stime su 40 dei 48 campus pubblici presenti nel Paese, la caduta si aggira intorno all’8 per cento, cioè 6.700 studenti in meno. Nemmeno la Uned, l’università pubblica a distanza, è riuscita a frenare il crollo. Ha registrato solo un aumento di 1.200 alunni, non abbastanza per evitare il dato negativo. E questo nonostante molte università statali, come quella di Barcellona e di Burgos abbiano cercato di incrementare il numero delle borse di studio. L’università Autonoma di Madrid ha perfino aumentato i fondi sociali da 89 mila a 500 mila euro, proprio quando quella Politecnica approvava il licenziamento di 300 lavoratori del personale tecnico-amministrativo. Senza contare i 3 mila docenti in meno conteggiati dai rettori, fin dallo scorso mese di aprile.