Il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini cedono a Beppe Grillo che li aveva invitato a dimezzarsi lo stipendio. Oltre a questo, l’ex procuratore nazionale antimafia ha deciso di tagliare del 50% la scorta e ha detto che rinuncerà all’appartamento. Stessa scelta anche per Boldrini che in una nota spiega di dimezzare indennità e rimborso spese di rinunciare ad alloggio di servizio e rimborso delle spese di viaggio e telefoniche. Inoltre, ha aggiunto, “domando che l’indennità di funzione connessa alla carica di presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà. Quanto specificamente a quest’ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari”. Una decisione alla quale ha aderito già anche il vicepresidente Roberto Giachetti.

“Si deve partire – ha detto Grasso giustificando i tagli – dando l’esempio: mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell’Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì”. Nei giorni scorsi Grasso e Boldrini avevano deciso di tagliare i loro emolumenti del 30%. Una misura, però, che per i 5 Stelle non era sufficiente. In più, secondo il Movimento, i due presidenti “devono convincere i partiti a fare altrettanto e a rinunciare ai rimborsi elettorali”

”Stamattina – scrive il presidente del Senato in una nota – leggendo i giornali ho visto che a seguito dei tagli annunciati alle spese del Parlamento si è scatenata una rincorsa di cifre: tante e tutte diverse”. “Nel mio primo discorso da Presidente – spiega  Grasso – ho auspicato che il Senato divenisse una ‘casa di vetro’. Credo nella trasparenza, nei fatti che seguono le dichiarazioni”. Quindi, “dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì”, Grasso ha “approfondito con gli uffici competenti le possibilità di risparmio”.

Per quanto riguarda il suo compenso “fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l’esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9mila euro netti”. Calcolatrice alla mano, prosegue nel comunicato, “questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti, mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità, ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell’Interno per il Presidente del Senato”. Il conteggio dei risparmi del presidente del Senato include anche “il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l’anno” a cui ha voluto applicare “un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750mila euro. Il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l’anno”.

Stessa linea alla Camera: “Rinunzio all’uso dell’alloggio di servizio e al rimborso delle spese accessorie di viaggio e telefoniche – ha spiegato oggi la presidente Boldrini -. Inoltre, domando che l’indennità di funzione connessa alla carica di Presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l’esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà. Quanto specificamente a quest’ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari”. I soldi risparmiati, aveva detto ieri Boldrini, saranno usati “a fini sociali”. L’ex commissario Onu per i rifugiati aveva cominciato subito dopo l’elezione di sabato a dare l’esempio, mangiando alla mensa della Camera (e non al lussuoso ristorante per i deputati) e andando a piedi alle consultazioni al Quirinale.

Infine Roberto Giachetti, deputato del Pd neoeletto alla vicepresidenza di Montecitorio, rinuncia all’alloggio di servizio e all’auto blu. Lo scrive in una lettera alla Boldrini. “Nel concordare pienamente con gli indirizzi da lei indicati al termine della Conferenza dei Capigruppo del 19 marzo scorso – si legge – le comunico, come mio primo atto a seguito dell’elezione a vicepresidente della Camera, la rinuncia unilaterale all’alloggio di servizio e all’utilizzo della macchina di servizio”. 

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