Scoperto il “segreto di Pulcinella” sotto l’Acropoli. La guardia di finanza ellenica, dopo un anno di inchieste giornalistiche sulla famigerata “Lista Lagarde” (la lista che contiene i nomi illustri degli evasori greci, ndr), ammette pubblicamente nomi e cifre dando ragione a chi, come il giornalista greco Kostas Vaxevanis (e non solo) che l’aveva pubblicata per la prima volta lo scorso novembre finendo un attimo dopo in carcere, non si era mai accontentato delle versioni ufficiali e delle minacce di querela. Minacce provenienti da chi, oggi si scopre, in quella lista c’è eccome. Ovvero l’intero gotha della politica e dell’industria del Paese, con in cima all’elenco la signora Maria Panteli con l’enorme cifra di 500 milioni di euro.
Lo Sdoe (questo il nome della polizia finanziaria ellenica) ha fatto ciò che i due ex ministri delle finanze di Grecia, Papacostantinou e Venizelos, si erano guardati bene dal fare: consegnare l’elenco nelle mani di chi di dovere. Oggi i 2059 nomi sono ufficialmente agli atti dell’apposita commissione parlamentare che indaga in questo scandalo. E su cui fonti giudiziarie insinuano che ci sia lo zampino dell’ex ministro della Difesa Akis Tsogatsopoulos, braccio destro di Andreas Papandreou e vero deus ex machina della politica greca, appena condannato ad otto anni di reclusione per tangenti e riciclaggio e intenzionato a non restare solo in quella cella.
Spiccano, a pagina 4 della lista, quattro beneficiari con il nome di Papastravrou, il consigliere principale dell’attuale premier greco Antonis Samaras, sul quale un articolo del fattoquotidiano.it è stato messo agli atti del Parlamento ellenico lo scorso gennaio e citato in una seduta ufficiale da Panos Kammenos, leader del partito degli Indipendenti greci.
Ma perché il nome di Papastavrou è così scomodo? A compromettere la sua posizione ci ha pensato l’imprenditore Sabby Mionis, nato in Grecia, ma che dal 2006 vive ed opera con sede a Tel Aviv. Mionis ha dichiarato che la signora Maria Panteli, il cui nome è nella lista assieme a Papastavrou, gestiva assieme a lui i fondi comuni di investimento della banca svizzera Hsbc presenti in quell’elenco e che qualcuno ipotizza possano fare riferimento alla signora Margareth Papandreou, madre dell’ex premier Iorgos. La donna ha più volte smentito, minacciando anche di agire per vie legali, ma non è stata ancora sentita dal pool di magistrati che indagano su questo come su altri casi. Papastravrou appare in tutti i dossier greci “che scottano”: come lo scandalo Siemens, passando per l’affare Named. Sollevando dubbi su quale sia il ruolo realmente svolto negli ultimi anni e soprattutto sull’opportunità che prosegua nella sua consulenza al premier Samaras, in giorni molto critici per l’economia ellenica stretta, da un lato dalla troika, che chiede ancora 25mila licenziamenti nel settore pubblico e, dall’altro, dalla drammatica crisi cipriota.
Un dato di fatto è che chiunque si sia occupato di questa lista, in Grecia ma anche fuori dai suoi confini nazionali, fino ad oggi non abbia ricevuto applausi e incoraggiamenti. Una delle prime penne greche ad occuparsi di questo scandalo, quando ancora nessuno ne conosceva la portata, fu nel 2010 il giovane cronista Sokratis Giolias, assassinato sull’uscio della sua abitazione ateniese da un non meglio precisato “Nucleo rivoluzionario” di cui, dopo l’omicidio, si persero le tracce. Lo scorso autunno il direttore del settimanale Hot Doc, Kostas Vaxevanis fresco vincitore del premio come migliore reporter dell’anno, la pubblicò e poche ore dopo venne arrestato e processato per direttissima dopo aver trascorso una notte in carcere. Assolto in primo grado, ora Vaxevanis dovrà affrontare l’appello. Poco dopo un altro giornalista finì in manette, Spiros Karazaferris, fratello di Iorgos leader del partito nazionalista del Laos, arrestato dai corpi speciali militari greci, (i Matt) all’ingresso della stazione televisiva dove, nel programma che aveva appena concluso, aveva annunciato rivelazioni sugli swaps e sulla gestione finanziaria sotto gli ultimi tre premier, Simitis, Papandreou e Samaras.
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