E’ stato condannato a 14 anni e sei mesi Giuliano Soria, l’ex patron dell’associazione culturale Grinzane Cavour. Era accusato di uso illecito di finanziamenti pubblici nella gestione del premio letterario e di maltrattamenti a un maggiordomo. La corte presieduta dal giudice Paola Trovati ha condannato l’imputtao a due anni e mezzo in più di quelli chiesti dai pm Gabriella Viglione, Stefano Demontis e Valerio Longi. Condannato a 7 anni di reclusione anche il fratello, Angelo (allora dirigente regionale), mentre per lo chef Bruno Libralon, il cuoco a capo della scuola di cucina Icif, è stato condannato a 2 anni e 10 mesi di carcere. I due fratelli Soria sono stati anche interdetti “in perpetuo” dai pubblici uffici.
Gli enti che si sono costituiti parte civile, tra cui la Regione Piemonte, hanno ottenuto il diritto di essere risarciti con una somma da quantificare in un apposito procedimento; alle tre persone che si erano costituite lamentando di essere state maltrattate mentre lavoravano per lui, sono invece state accordate anche delle provvisionali (acconti sull’indennizzo) per un totale di 91 mila euro, di cui 55 mila al giovane originario delle Mauritius che, secondo quanto aveva denunciato, subì delle molestie sessuali.
Con i soldi pubblici dei finanziamenti, secondo la Procura di Torino, l’imputato aveva comprato una casa sotto la Mole. E sempre con quei soldi aveva, per l’accusa, nella sua abitazione di Parigi effettuato dei lavori utilizzando denaro dei contribuenti. Altri finanziamenti sarebbero stati ottenuti dalle istituzioni per eventi o lavori, ma poi finiti nelle sue tasche dopo essere passati a dei prestanome. All’apertura del processo avevano proposto di patteggiare una condanna a 4 anni e 3 mesi (con il condono di dodici mesi), ma i pm Stefano Demontis, Valerio Longi e Gabriella Viglione avevano dato parere contrario.
L’inchiesta era nata a inizio 2009 quando Soria fu denunciato dal suo giovane maggiordomo mauriziano, Hemrajsing Dabeedin, di molestie sessuali e maltrattamenti, anche a sfondo razziale: “Negro, puzzi, non fai la doccia. Animale. Schiavo”, una delle frasi registrate dal ragazzo stanco di subire le vessazioni. Anche la segretaria dell’associazione Premio Grinzane Cavour, Laura Giudici, una delle tante collaboratrici aveva permesso agli inquirenti di far emergere il sistema Soria suscitando i timori nel mondo politico e culturale torinese.
La indagini della Guardia di Finanza avevano fatto scattare le manette per Soria il 12 marzo 2009. Nella lista dei pagamenti ricostruiti all’epoca delle indagini c’erano 800mila euro provenienti dal Ministero dei beni culturali e dalla Regione che non furono usati per le attività dell’associazione del Grinzane Cavour ma per comprare l’abitazione in via Montebello. A questi si sarebbero aggiunti altri 444mila euro, sempre erogati dalla Regione e dal Mibac, per i lavori del “Museo per il Territorio” e del castello di Rorà a Costigliole d’Asti (edificio utilizzato in comodato dall’associazione), poi invece utilizzati per pagare lavori nelle case di Torino, di Ospedaletti e di Parigi. Un altro importo da 777.373 euro era entrato, secondo l’accusa, nelle tasche di Soria tramite un sistema di fatture false per lavori assegnati alla società di un prestanome, che rendeva i finanziamenti al professore all’85%. Si sarebbe intascato anche 608mila euro sottraendoli ai finanziamenti del Ministero e della Regione per il restauro del castello di Rorà e per la creazione del Museo del Territorio.
Soria era anche imputato di truffa aggravata e tentata truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche: si sarebbe intascato più di 75mila dal Comune di Roma e dal Mibac con la promessa di realizzare eventi o fornire volumi sul premio Grinzane Cavour. Molti di questi soldi poteva ottenerli grazie alla complicità del fratello Angelo, dirigente nel settore Comunicazione istituzionale della Giunta regionale guidata dall’ex presidente Mercedes Bresso. Tramite lui si era appropriato di 400mila euro per la promozione di diversi eventi in Piemonte, in Spagna, Brasile, Messico, a Mosca e a New York. Per questo motivo Angelo Soria, che aveva a disposizione il denaro assegnato dalla Regione al suo settore, era accusato di peculato e false attestazioni. Con loro è imputato anche Bruno Libralon, presidente dell’Italian culinary institute for foreigners, a cui venivano addebitati i reati di truffa, tentata truffa, evasione delle tasse, falso ideologico, peculato e malversazione.