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Eni, allarme sabotaggi in Nigeria. Stop a parte delle attività

Il gruppo dichiara ''lo stato di forza maggiore" e chiude gli impianti onshore della Swamp Area per l’intensificarsi del bunkering, ovvero il sabotaggio degli oleodotti con relativo furto del greggio. La produzione della società nella zona era di 35/40mila barili di olio al giorno
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Eni dichiara ”lo stato di forza maggiore” e chiude tutte le attività onshore della Swamp Area, in Nigeria, per l’intensificarsi del bunkering, ovvero il sabotaggio degli oleodotti con relativo furto del greggio. Negli ultimi tempi, come sottolinea la società, il fenomeno “ha raggiunto livelli non più sostenibili sia da un punto di vista dell’incolumità delle persone sia per i danni che tale attività sta arrecando all’ambiente”.

Il gruppo è presente nel Paese africano da oltre cinquant’anni con una produzione equity, nel 2012, di 154mila barili di olio al giorno. La produzione dell’azienda italiana nella Swamp Area, in particolare, era di 35/40mila barili di olio al giorno e recentemente le perdite attribuibili al bunkering hanno raggiunto punte del 60 per cento.

“La sostenibilità è per Eni una priorità in Nigeria, come in tutti i Paesi in cui opera”, ha spiegato la società. “Da sempre Eni promuove e realizza nel Paese numerosi interventi in campo sociale e ambientale in collaborazione con le autorità nazionali e locali”.

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