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Neuropsichiatria infantile, un diritto negato dalle liste d’attesa

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Un post di dati più eloquenti di tanti commenti. Francesca Piperno psicologa, Flavia Capozzi neuropsichiatra, Gabriel Levi direttore dell’istituto di Neuropsichiatria Infantile Università la “Sapienza”, parlano del loro servizio. “Il nostro Ambulatorio Generale riceve circa 1500 richieste l’anno. L’attesa è di 6/7 mesi, l’osservazione e l’indicazione al trattamento durano altri 2/3 mesi. Per quanto riguarda il trattamento, al nostro interno siamo in grado di assorbire un quarto dei casi ogni anno, con un tempo di attesa che va da 2 a 8 mesi, gli altri bambini devono fare richiesta in qualche altro centro pubblico, o privato convenzionato, dove il tempo di attesa è da 1 a 2 anni secondo la fascia di età. Per quanto riguarda i disturbi emotivi, cioè quelli dove non c’è un deficit cerebrale, per i quali vi è l’indicazione ad una psicoterapia, non ci sono dati plausibili, ma la situazione è probabilmente peggiore.”

Rispetto ai dati delle Asl, alla Giornata Europea della Logopedia (6/3/2013) il dr. Giuseppe Parrella ha fornito le cifre relative all’anno 2012 della Asl Rm E. Immagino che le condizioni delle altre Asl saranno simili. “Circa 900 richieste in un anno, un’attesa non inferiore a 6 mesi dalla domanda alla prima valutazione, per arrivare al trattamento si dovrà aspettare da un minimo di 24 mesi ad oltre 36 mesi. Per cercare di ovviare a questo problema abbiamo utilizzato in Asl Rm E una Scheda Unica Aziendale per la Riabilitazione effettuata sia dai servizi pubblici che dal privato convenzionato, che permette di valutare la gravità, definire clinicamente la priorità, programmare gli interventi e ridurre i tempi di attesa per chi ha più bisogno”. 

La conferma di una condizione tragica arriva da Carla Patrizi, direttrice del “Centro Tangram” un centro privato convenzionato fra i più quotati:” I tempi d’attesa sono molto lunghi, attualmente sono di circa 3 anni, possono essere ridotti per situazioni d’urgenza. Ovviamente all’inizio del trattamento siamo costretti a rifare la valutazione diagnostica. Questa purtroppo è la situazione che si è generata dopo la riduzione nel 2007 del budget per i trattamenti accreditati, che ha praticamente bloccato la lista d’attesa.” Quindi l’ansia di un genitore, che scopre oggi che il figlio ha qualcosa che non va, verrà tamponata in un tempo non inferiore ai tre anni, prima che possa iniziare la terapia. Tre anni di attesa per poter ricevere una cura sono molti per tutti, ma per un bambino, dove il processo di accrescimento è molto rapido, significa che il disturbo diviene meno trattabile e l’intervento meno efficace. Chi può cercherà una risposta privata, chi non può si sentirà discriminato. Questi sono i dati ufficiali di un diritto alla salute negato!

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