E’ morto l‘ex oligarca russo Boris Berezovski, ex eminenza grigia del Cremlino entrato anni fa in rotta di collisione con Vladimir Putin. Il corpo dell’uomo di 67 anni è stato trovato nel bagno della sua residenza vicino ad Ascot, in Gran Bretagna, dove si era ritirato dal 2000. I media britannici ipotizzano che si sia trattato di suicidio, ma la polizia non ha ancora chiarito le cause della morte e compie per il momento accertamenti a tutto campo. Lo si legge in un comunicato che indica per ora come “non spiegato” il decesso e annuncia l’apertura di “un’indagine completa”.
“Una chiamata da Londra. Boris Berezovsky si è suicidato. Era un uomo difficile”, ha scritto l’avvocato russo Aleksandr Dobrovinksi sulla sua pagina di un social network. Il legale s’interroga sui motivi del gesto, per concludere di temere “che non si conosceranno mai”. L’annuncio della morte di Berezovski è stato diffuso su Facebook dal genero Egor Schuppe, senza chiarirne le cause. Secondo Schuppe, il suocero appariva depresso, non si manteneva più in contatto con amici e conoscenti e spesso sceglieva di rimanere in casa. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha avvertito oggi che il miliardario russo “chiese perdono” a Putin e voleva tornare in Russia prima di morire.
L’anno scorso, secondo la Bbc, Berezovski aveva perso una causa da 4,7 miliardi di dollari contro Roman Abramovich, proprietario del Chelsea Football Club. Berezovski aveva detto di essere stato intimidito da Abramovich per vendere la sua partecipazione nel colosso petrolifero russo Sibneft. Ma le accuse erano state respinte dal giudice del tribunale commerciale di Londra, che aveva definito Berozovski un “testimone inaffidabile”.
Nato a Mosca nel 1946, laureato in matematica, Berezovski emerse come uno dei primi oligarchi del neocapitalismo post-sovietico fin dall’inizio degli anni ’90, dopo una controversa quanto repentina ascesa economica. Entrato rapidamente nell’agone politico, fu tra i protagonisti della rielezione di Boris Ieltsin alla presidenza nel 1996, guadagnandosi poi la nomea di eminenza grigia del Cremlino.
Divenuto deputato e vice-consigliere per la sicurezza nazionale (nella cui veste fu protagonista di negoziati con i ribelli islamici in Cecenia), fu indicato anche tra i grandi sponsor della transizione fra Ieltsin e l’ex capo dei servizi segreti Vladimir Putin nel 2000, salvo poi entrare quasi subito in conflitto con il nuovo presidente. Trasformatosi in oppositore del Cremlino, e in voce di denuncia del neo-autoritarismo putiniano, si autoesiliò a Londra da dove cominciò a finanziare l’opposizione.
Noti in particolare i suoi legami con Aleksandr Litvinenko, ex ufficiale del Kgb pure esule in Gran Bretagna, ucciso nel 2006 da un presunto avvelenamento col polonio. Sfuggito a diversi attentati già in patria negli anni della grande fortuna, Berezovski è stato accusato negli ultimi anni in Russia in numerosi casi giudiziari, sia per reati economici, sia per presunte cospirazioni. La magistratura russa la ha coinvolto pure nelle indagini sull’uccisione della giornalista d’opposizione Anna Politkovskaia.