Caro Grillo,
forse il M5S sarebbe più efficace nella sua azione politica se tu evitassi di fare proposte basate su una scarsa conoscenza dei fatti. Oggi hai detto: “Un governo c’è; si potrebbe andare in Parlamento e abolire, con una semplice votazione, il porcellum per tornare alla legge precedente. Sarebbe un segnale”. Ora, le cose non stanno affatto così: l’abrogazione della legge 21 dicembre 2005, n. 270, più nota come “porcellum”, è già stata tentata con un referendum che raccolse 1.200.000 firme ma non fu ammesso dalla Corte Costituzionale. E perché non fu ammesso? Proprio per evitare il vuoto legislativo che si sarebbe creato con l’abrogazione dell’attuale sistema di voto. Secondo la Corte, la cancellazione di una legge non fa affatto “rivivere” la legge precedente.
Quindi il Parlamento non potrebbe limitarsi ad approvare un ipotetico disegno di legge di questo tipo: “Articolo unico. E’ abrogata la legge 21 dicembre 2005, n. 270” perché questo lascerebbe un vuoto: richiamandosi a due sentenze precedenti (n.16 e 15 del 2008) la Corte affermò che l’effetto del referendum non sarebbe stato quello “di ripristinare automaticamente una legislazione non più in vigore, che ha già definitivamente esaurito i propri effetti”. Si sarebbe invece creata una situazione in cui il cuore del meccanismo di funzionamento degli organi costituzionali, le elezioni, sarebbe venuto a mancare. Non tutti i giuristi erano d’accordo con questa interpretazione, ma la Corte si è espressa in questo senso ed è inutile pestare acqua nel mortaio.
Quel che ci vuole è una vera riforma della legge elettorale basata su pochi criteri chiari e condivisi, come ho cercato di spiegare nel mio libretto sulle elezioni.1) La soluzione per ristabilire un rapporto fra rappresentanti ed elettori non sono le preferenze, che finiscono per premiare cordate e accordi sottobanco fra i capibastone, come accadeva prima del 1992, ma i collegi uninominali. 2) Che le elezioni siano a un turno o a due turni (esistono anche altri meccanismi più equi, ne parlerò in un prossimo post) l’importante è che sia prevista la possibilità di revoca degli eletti, un meccanismo simile a quello americano del recall. 3) Naturamente, è fondamentale la diminuzione del numero dei parlamentari: se 310 milioni di americani se la cavano con 435 deputati, noi possiamo farcela con 300 (al posto di 630). Ugualmente si potrebbero dimezzare i senatori ma questo punto richiede una riforma costituzionale, con i tempi e le difficoltà di percorso che ciò implica.
Il recall è il punto fondamentale e il M5S avrebbe tutto l’interesse a sostenerlo: gli elettori non sono contenti del comportamento del loro deputato? Si fa una petizione per revocargli il mandato e si vota, nella circoscrizione dove è stato eletto, per verificare se la maggioranza dei cittadini è d’accordo oppure no. Secondo il costituzionalista Michele Ainis, che ne ha scritto qualche mese fa sulla Stampa, “la funzione del recall è quella di utilizzare uno strumento di democrazia diretta per rendere più autorevole la democrazia rappresentativa”. Sarebbe una proposta originale e democratica, talmente democratica da farmi dubitare che raccoglierebbe nel parlamento attuale la maggioranza dei voti, ma occorre tentare.
Se il M5S non prende l’iniziativa, caro Grillo, finirà per contribuire a una situazione in cui, eletto il nuovo Presidente della repubblica, si tornerà a votare con il Porcellum. E’ questo che vogliamo?