La lista delle manifestazioni e delle uscite controverse del Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle forze di Polizia, meglio conosciuto come Coisp, che l’altro giorno ha manifestato sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, è piuttosto lunga. Nelle ultime ore diversi politici, e perfino il ministro degli internet Cancellieri attaccata direttamente, hanno avuto parole di deplorazione. Eppure, in pochi si ricordano, per esempio, un comunicato datato 14 Agosto 2011 nel quale il sindacato si scagliava contro il famoso menù a prezzi stracciati delle camere, simbolo da allora dei privilegi di casta, che veniva confrontato con i “poliziotti che guadagnano 1500 euro (quelli che ci arrivano) e che hanno in tasca qualche buono da 7 euro”.
Oggi il sito del sindacato è ancora inaccessibile dopo l’attacco di di Anonymous, altrimenti lo potreste ancora leggere qui. Soprattutto per il finale decisamente protogolpista: “Viene voglia di venire sotto Palazzo Madama e Montecitorio, magari il giorno di ferragosto, e spararvici all’interno i nuovi lacrimogeni in dotazione così si coglierebbero due piccioni con una fava, ovvero si otterrebbe lo sgombero immediato di certi ristoranti da politici mediocri e si testerebbero su quest’ultimi gli effetti dei nuovi artifici lacrimogeni in dotazione alle forze di Polizia, la cui lesività nonostante le numerose interpellanze parlamentari, è sempre stata tenuta nascosta da Lor Signori”.
A questa uscita Beppe Grillo dedicò un post sul sul sito, anche se ad onor del vero ha dato anche ampio spazio alla vicenda Aldrovandi. Ma in realtà l’aspetto più interessante è che per la prima volta anche dalle parti della polizia si faceva esplicito riferimento all’uso di gas CS vietati dalle convenzioni di guerra eppure utilizzati dalla polizia italiana in situazioni di ordine pubblico in Val Susa come 12 anni fa al G8 di Genova (un ottimo libro di Edoardo Magnone ed Enzo Mangini, “La sindrome di Genova”, ricostruisce la questione).
E a proposito di G8 di Genova, il COISP non ha mancato di farsi sentire sul tema ogni anno. Se a Ferrara, per esempio, se l’è presa con Estense, denunciando il direttore Marco Zavagli (nonché collaboratore del Fatto Quotidiano Emilia Romagna) all’ordine dei giornalisti che aveva stigmatizzato l’iniziativa del camper del Coisp che diffondeva un volantino dove Federico veniva definito “drogofilo” e solidarizzava con i 4 poliziotti condannati anche se nessuno di loro “ha mai neppure minimamente pensato di infierire su una persona inerme” (il segretario Maccari ha definito la foto di Federico insanguinato un fotomontaggio e per questo si prenderà una querela), a Genova nel luglio 2011 era il segretario provinciale Matteo Bianchi a prendersela con la stampa rea a suo dire di “pubblicare, ogni qualvolta i nomi e cognomi di poliziotti implicati in vicende giudiziarie, magari come semplici indagati o, peggio ancora, quando gli interventi vertono su fatti extragiudiziali”. Ma che fossero fatti “extragiudiziali” era tutto meno che vero. Il riferimento era a voci di corridoio del tribunale di Genova intorno ad un poliziotto definito “non gradito”.
Peccato che si trattasse, come ci conferma l’avvocato di parte civile Emanuele Tambuscio, di Antonio Del Giacco, uno dei 5 poliziotti della Digos di Genova che fu condannato in via definitiva per l’arresto di alcuni ragazzi tra i quali Marco Mattana, all’epoca minorenne. La sua foto col volto tumefatto dopo il calcio sferrato dal vice questore Alessandro Perugini fece il giro del mondo. Quei poliziotti non furono condannati per lesione ma per falso e calunnia nelle dichiarazioni nei verbali di arresto e non subirono sanzioni rispetto alla loro carriera. Comunque non certo il miglior viatico per poter collaborare con la procura successivamente.
E ancora, lo stesso Bianchi se la prese con l’allora sindaco di Genova Marta Vincenzi per la cittadinanza onoraria a Mark Cowel, il giornalista inglese lasciato in coma con denti o costole rotte di fronte alla Diaz. Peccato che per quel pestaggio il tribunale ha sancito un risarcimento di 350 mila euro ai danni del ministero degli Interni mentre il pm Zucca, nell’archiviare la posizione di 20 poliziotti indagati ha dovuto censurare “il malinteso spirito di corpo” che ha “di fatto impedito la doverosa collaborazione degli inquirenti con l’ufficio della Procura nell’individuazione delle responsabilità di coloro che, macchiandosi di reati gravissimi, hanno leso l’onore di tutta la polizia italiana”.
E poi è ancora il Coisp a prendersela con il produttore Domenico Procacci per il film Diaz che venne definito “pericoloso” perché bisognava aspettare la sentenza definitiva, peccato che già allora il primo grado avesse sancito che quella sera “tutti gli operatori di polizia si sono scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero fermi con le mani alzate, e senza sentire ragione alcuna (né per l’età avanzata, né per l’atteggiamento remissivo, né per la rivendicazione della qualifica di giornalisti) hanno colpito tutti con i manganelli, con i cosiddetti “tonfa”, con pugni e calci; il tutto urlando insulti e minacciando di morte”.
Ed è sempre il COISP a ricordare a suo modo ogni volta il G8 di Genova, per esempio nel decennale con grandi cartelloni su cui c’era scritto “’L’estintore quale strumento di pace” per riportare alla “ memoria degli italiani il terrore seminato dai no-global in quei giorni che hanno scritto una delle pagine piu’ buie della nostra storia contemporanea”. Peccato che non abbiano ricordato anche che il segretario nazionale Maccari, che si definisce di destra e fu candidato negli anni ‘90 per alleanza nazionale, ha accompagnato personalmente Gianfranco Fini nella famosa “visita di saluto” di otto ore alla sala operativa con i carabinieri.
Qualunque giudizio si voglia dare su questa vicenda, un fatto è certo: il Coisp ancorché sindacato minoritario, rappresenta la spia di un malessere e di dinamiche presenti nella polizia italiana che escono fuori periodicamente quando si discute di ordine pubblico. E una volta di più è la politica ad essere latitante in questo senso. La risposta di Gianni De Gennaro (“Non sono più capo della polizia”) alla domanda se ritenesse necessari provvedimenti nei confronti di quei poliziotti è del tutto insufficiente detta soprattutto da uno che oggi è sottosegretario alla presidenza del consiglio. E ancora, non si sono visti ministri chiedere conto all’unico responsabile dell’autorizzazione della manifestazione del COISP sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia Aldrovandi: il questore di Ferrara. E intanto nell’impasse generale della politica nazionale ci si sta scordando che nella legislazione italiana manca il reato di tortura. Uno dei pochi fatti, insieme a provvedimenti concreti nei confronti di poliziotti colpevoli, che potrebbe restituire un po’ di giustizia e dignità alle vittime di malapolizia di questo paese oltre le dichiarazioni di solidarietà di circostanza che abbiamo sentito negli ultimi tempi.