Anche in Francia la recessione incombe, la disoccupazione sale (praticamente la stessa che in Italia e con la medesima progressione negli ultimi tempi). E tutte le inchieste sulla fiducia mostrano che i nostri cugini d’Oltralpe guardano al futuro con molta preoccupazione. Eppure i francesi continuano a fare figli. In controtendenza rispetto alla maggior parte degli altri Paesi, la crisi economica non sta provocando una frenata alla natalità, che in Francia si mantiene a livelli altissimi rispetto agli standard europei. Il perché va ricercato soprattutto in uno Stato sociale assai generoso nei confronti delle famiglie. E, se proprio in questo periodo François Hollande sta pensando di ridurre gli assegni familiari, il taglio in realtà riguarderà solo le famiglie più abbienti.
Secondo gli ultimi dati, resi noti dall’Ined, l’Istituto nazionale di studi demografici, l’anno scorso è stato archiviato in Francia praticamente con lo stesso numero di nascite del 2011 (792mila contro 793mila). Insomma, il tasso di fecondità (il numero medio di figli per donna) si mantiene a quota due per donna, che è il massimo in Europa, a parte in Irlanda, dove nel 2011 si era a 2,05. Ma, come indicato dalla Commissione europea nell’ultimo numero della sua Rivista trimestrale, pubblicato il 26 marzo, dove si fa il punto sulla questione, l’Irlanda, a partire dal 2008, l’anno della crisi finaziaria e l’inizio di tutti i problemi successivi, ha visto calare progressivamente il tasso di fecondità medio, mentre in Francia, nel frattempo, l’indice è leggermente aumentato.
“E’ un fenomeno sorprendente – commenta Gilles Pison, ricercatore presso l’Ined – con l’incertezza suscitata dalla crisi e l’aumento della disoccupazione, ci si sarebbe potuti aspettare un’indice in calo, come in gran parte dei Paesi sviluppati. E invece niente”. Fra l’altro, secondo Pison, se il numero medio di figli per donna non si è finora ridotto, ci sono molte possibilità che possa resistere a livelli così alti anche da ora in poi. Ma diamo uno sguardo altrove. Negli Stati Uniti il parametro si trovava a quota 2,12 nel 2007. Ma, a causa anche della crisi, è precipitato a 1,89 nel 2011. La situazione è simile nell’Unione europea, dove il tasso globale era di poco inferiore a 1,6 figli per donna nel 2011. Lo stesso anno l’Italia si trovava a quota 1,39 (contro 1,42 nel 2008). E così anche in Grecia (1,43), Spagna (1,36), Portogallo (1,35), ma perfino in Germania (1,36), dove l’economia, peraltro, funziona meglio che altrove. E, ovunque, il trend è al ribasso. Il tasso di fecondità in Spagna era di 1,23 figli per donna nel 2000. Risalito a 1,46 nel 2008, si è poi ridotto al livello attuale. D’altra parte in Grecia il numero di aborti è cresciuto del 50% nel 2011 (300mila). Mentre nel Portogallo il numero di nascite del 2012, circa 90mila, è il record negativo degli ultimi 60 anni.
Si dirà che la Francia è stata colpita negli ultimi anni dalla crisi economica in misura meno forte rispetto ai Paesi del Sud Europa. Ma, visto il calo della fecondità addirittura in Germania, è un’altra la ragione principale del fenomeno. Ossia quel 3,5% del Pil, il Prodotto interno lordo, che Parigi consacra alla politica per le famiglie, record assoluto degli Stati più avanzati del mondo, quelli dell’Ocse. Adesso il presidente Hollande, alle prese con un deficit pubblico troppo alto, sta per tagliare gli assegni familiari che nel Paese (a differenza degli altri contributi per le coppie con figli) sono assegnati indifferentemente a tutti, senza considerare il livello dei salari, e in proporzione rispetto a questi. Hollande ha annunciato per aprile un nuovo sistema di calcolo che alleggerirà quelli delle famiglie più abbienti, generando un risparmio di due miliardi di euro all’anno per le casse pubbliche. Ma si tratta della quota di popolazione più ricca, che, bene o male, se desidera dei figli, continuerà a farli. Non dovrebbero esserci riflessi diretti sul tasso nazionale.
Società
Francia, stessa crisi ma diverse politiche. E la natalità resta ai massimi europei
Nonostante la crisi e la disoccupazione simili a quelli italiani, il tasso di nascite Oltralpe si mantiene ai vertici europei, con un tasso di fecondità di 2 figli per ogni donna. Il merito è del welfare, con una quota di Pil dedicato del 3,5 per cento
Anche in Francia la recessione incombe, la disoccupazione sale (praticamente la stessa che in Italia e con la medesima progressione negli ultimi tempi). E tutte le inchieste sulla fiducia mostrano che i nostri cugini d’Oltralpe guardano al futuro con molta preoccupazione. Eppure i francesi continuano a fare figli. In controtendenza rispetto alla maggior parte degli altri Paesi, la crisi economica non sta provocando una frenata alla natalità, che in Francia si mantiene a livelli altissimi rispetto agli standard europei. Il perché va ricercato soprattutto in uno Stato sociale assai generoso nei confronti delle famiglie. E, se proprio in questo periodo François Hollande sta pensando di ridurre gli assegni familiari, il taglio in realtà riguarderà solo le famiglie più abbienti.
Secondo gli ultimi dati, resi noti dall’Ined, l’Istituto nazionale di studi demografici, l’anno scorso è stato archiviato in Francia praticamente con lo stesso numero di nascite del 2011 (792mila contro 793mila). Insomma, il tasso di fecondità (il numero medio di figli per donna) si mantiene a quota due per donna, che è il massimo in Europa, a parte in Irlanda, dove nel 2011 si era a 2,05. Ma, come indicato dalla Commissione europea nell’ultimo numero della sua Rivista trimestrale, pubblicato il 26 marzo, dove si fa il punto sulla questione, l’Irlanda, a partire dal 2008, l’anno della crisi finaziaria e l’inizio di tutti i problemi successivi, ha visto calare progressivamente il tasso di fecondità medio, mentre in Francia, nel frattempo, l’indice è leggermente aumentato.
“E’ un fenomeno sorprendente – commenta Gilles Pison, ricercatore presso l’Ined – con l’incertezza suscitata dalla crisi e l’aumento della disoccupazione, ci si sarebbe potuti aspettare un’indice in calo, come in gran parte dei Paesi sviluppati. E invece niente”. Fra l’altro, secondo Pison, se il numero medio di figli per donna non si è finora ridotto, ci sono molte possibilità che possa resistere a livelli così alti anche da ora in poi. Ma diamo uno sguardo altrove. Negli Stati Uniti il parametro si trovava a quota 2,12 nel 2007. Ma, a causa anche della crisi, è precipitato a 1,89 nel 2011. La situazione è simile nell’Unione europea, dove il tasso globale era di poco inferiore a 1,6 figli per donna nel 2011. Lo stesso anno l’Italia si trovava a quota 1,39 (contro 1,42 nel 2008). E così anche in Grecia (1,43), Spagna (1,36), Portogallo (1,35), ma perfino in Germania (1,36), dove l’economia, peraltro, funziona meglio che altrove. E, ovunque, il trend è al ribasso. Il tasso di fecondità in Spagna era di 1,23 figli per donna nel 2000. Risalito a 1,46 nel 2008, si è poi ridotto al livello attuale. D’altra parte in Grecia il numero di aborti è cresciuto del 50% nel 2011 (300mila). Mentre nel Portogallo il numero di nascite del 2012, circa 90mila, è il record negativo degli ultimi 60 anni.
Si dirà che la Francia è stata colpita negli ultimi anni dalla crisi economica in misura meno forte rispetto ai Paesi del Sud Europa. Ma, visto il calo della fecondità addirittura in Germania, è un’altra la ragione principale del fenomeno. Ossia quel 3,5% del Pil, il Prodotto interno lordo, che Parigi consacra alla politica per le famiglie, record assoluto degli Stati più avanzati del mondo, quelli dell’Ocse. Adesso il presidente Hollande, alle prese con un deficit pubblico troppo alto, sta per tagliare gli assegni familiari che nel Paese (a differenza degli altri contributi per le coppie con figli) sono assegnati indifferentemente a tutti, senza considerare il livello dei salari, e in proporzione rispetto a questi. Hollande ha annunciato per aprile un nuovo sistema di calcolo che alleggerirà quelli delle famiglie più abbienti, generando un risparmio di due miliardi di euro all’anno per le casse pubbliche. Ma si tratta della quota di popolazione più ricca, che, bene o male, se desidera dei figli, continuerà a farli. Non dovrebbero esserci riflessi diretti sul tasso nazionale.
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Bollette, bonus di tre mesi per famiglie e imprese contro il caro energia. Giorgetti: “Non è a debito”
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Usa: ora i generali dell’esercito possono attaccare anche oltre ‘campi di battaglia convenzionali’
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Oggi Giorgia Meloni, per sfuggire alle domande sulle sue bugie, invece di partecipare a una conferenza stampa – come avviene in qualsiasi paese democratico, dove il capo di governo risponde ai giornalisti – ha inviato un video, proprio come si fa in Corea del Nord. Mentre Pichetto Fratin e Giorgetti illustravano i decreti in conferenza stampa, arrivava il video di Meloni che si trovava a Palazzo Chigi. Allucinante". Lo dice Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Nel suo intervento ha affermato, mentendo, che il nucleare garantirà energia a basso costo. Falso! Oggi il nucleare costa 170 €/MWh, molto più di quanto paghiamo attualmente per l’energia elettrica e molto più delle rinnovabili. Ha poi sostenuto che, con il decreto bollette, il prezzo dell’energia per le famiglie diminuirà. Falso! A pagare saranno i cittadini, non le società energetiche che hanno realizzato profitti per decine di miliardi. Inoltre, il governo si affida alla speranza che nei prossimi mesi l’energia cali. Meloni si affida alla speranza. Ecco da chi è governata l’Italia: da una mentitrice seriale”, conclude.
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Tre miliardi di euro messi con tre mesi di ritardo. Speriamo che siano sufficienti. Nel frattempo la Meloni scappa anche dalle conferenze stampa, non solo dal Parlamento. Ormai parla solo attraverso video registrati, è diventata allergica alle domande. Doveva essere una lady di ferro, è sempre più “l’omino di burro” di Pinocchio". Lo scrive Matteo Renzi sui social.
Roma, 28 feb. -(Adnkronos) - "Oggi sono state presentate attività e obiettivi, il governo non può che essere accanto. Per esempio, nella parte dei fondi Pnrr per quanto riguarda i porti verdi” la comunità portuale ha “presentato 6 progetti e hanno già ottenuto oltre 8 milioni di euro”. È quanto affermato dal vice ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, all’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato da L’AdSP veneta e la Venezia Port Community.
L’obiettivo primario dell’incontro è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte per la portualità, una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia.
“Anche per tutta la parte di autorizzazioni ambientali - riprende il vice ministro - stiamo facendo un grosso lavoro al ministero per quanto riguarda lo snellimento per ottenere le autorizzazioni e anche una serie di decreti che possono essere utili per quanto riguarda la parte dei dragaggi”, le sue parole.
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - "Il provvedimento sulle bollette è debole e non strutturale. Il problema rimane quello delle rinnovabili iperincentivate che vendono anche quando il loro apporto è inutile, al prezzo del gas". Così Carlo Calenda sui social.
"Una follia in particolare su idroelettrico che arricchisce le imprese del settore a spese dei cittadini. Avevamo fatto una proposta chiara ma il governo non ha avuto il coraggio di attuarla. Molto positivo invece il primo passo fatto per il ritorno al nucleare, una battaglia che Azione ha condotto con forza dalla sua nascita".
Palermo, 28 feb. (Adnkronos) - "La politica di Trump di dazi mi preoccupa. Non mi sono mai pronunciato sino adesso, ma è chiaro che parlo anche da ex presidente del Senato. Sulla politica internazionale non mi compete esprimermi, potrei dire tanto ma mi taccio. Per quanto riguarda, invece, quella economica siamo preoccupati come credo lo siano tutti coloro che hanno a cuore l'andamento dell'economia italiana". Così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, a margine della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti.
"Le politiche protezionistiche non hanno mai risolto le tematiche economiche di un Paese, anche perché determinano controreazioni, dazi contro dazi - ha aggiunto -. Ho letto oggi sulla stampa che le quotazioni delle azioni di Trump e anche di Musk crollano e questa è una prima conseguenza. Mi auguro e sono certo che la reazione dell'Europa sarà univoca, ferma e dimostri una volta tanto di essere un'Europa anche dei popoli, non soltanto della moneta".
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - La segretaria del Pd, Elly Schlein, risponderà domani a Repubblica sulla proposta, lanciata sul quotidiano da Michele Serra, per 'Una piazza per l'Europa'. Si apprende da fonti del Nazareno, interpellate sull'iniziativa.
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - "Condivido e rilancio l'appello di Michele Serra su Repubblica: portiamo alta la bandiera Ue nelle piazze delle città capoluogo d'Italia, riaffermiamo con forza i valori di pace, libertà e democrazia che rappresenta, manifestiamo per la nostra Europa". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Matteo Ricci.