Ieri era indicata come uno degli ingredienti necessari per rientrare nei conti e pagare i debiti della Pubblica amministrazione. Oggi, però, la possibilità di aumentare l’Irpef regionale, anticipando a quest’anno la maggiorazione che scatterà nel 2014, non è più prevista. Infatti l’ipotesi non sarebbe neanche contenuta nel testo in arrivo al Consiglio dei ministri di cui, però è stato deciso il rinvio. Il ministro Grilli, d’accordo con Passera, ha infatti manifestato a Monti la necessità di “proseguire gli approfondimenti” dopo le risoluzioni approvate da Camera e Senato e nel corso della registrazione di Porta a porta ha garantito che il decreto “non conterrà aumenti di imposte”.
Il rinvio del Consiglio dei ministri arriva nello stesso giorno in cui Graziano Delrio, presidente dell’Anci, dopo l’incontro con l’esecutivo annuncia che il governo varerà il dl entro fine settimana o al più tardi lunedì prossimo, aggiungendo che da subito saranno disponibili 7 miliardi di euro. Tecnicamente, ha aggiunto il leader dei sindaci, il testo del decreto dovrà essere “modificato in qualche piccola parte, ma comunque la giornata di oggi possiamo considerarla storica perchè è una vittoria delle imprese, dei sindacati e dei sindaci”. Una cifra, però, che è largamente inferiore al pagamento dei 20 miliardi annunciato dai tecnici entro il 2013, a cui si dovrebbe aggiungere una tranche dello spesso importo per l’anno successivo. E ancor più irrisoria se ci si riferisce ai 150 miliardi di euro a cui ammonta la stima del debito della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende italiane.
In mattinata, inoltre, dalla conferenza dei capigruppo non è emersa nessuna intesa per ampliare i poteri della commissione speciale della Camera e consentire l’esame del dl. Il presidente della commissione Giancarlo Giorgetti avrebbe scritto una lettera nella quale si evidenziava l’accordo di tutti i partiti per consentire alla commissione l’esame del dl sui debiti della pubblica amministrazione. Unanimità che è stata però smentita dalla capogruppo del M5S Roberta Lombardi in conferenza dei capigruppo, che ha sottolineato procederà a verificare le posizioni.
L’ulteriore slittamento del cdm e il cambio di rotta sui fondi con cui pagare le pendenze sono arrivati in concomitanza con una polemica politica bipartisan. ”Da notizie riportate da alcuni mezzi di informazione, la bozza di decreto per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese, oggi in Consiglio dei Ministri, conterrebbe un’anticipazione della possibilità di aumento dell’addizionale Irpef dal 2014 al 2013 – ha detto il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina – Se così fosse, sarebbe una misura inaccettabile sia nel merito che nel metodo”.
Parole dure quelle del componente dei giovani turchi del Pd, che poi ha precisato il motivo delle sue accuse: “Nel merito, perché un ulteriore aumento di imposte aggraverebbe la pesante recessione in corso e annullerebbe gli effetti anticiclici dello sblocco dei pagamenti finanziato a debito – ha sottolineato Fassina – e nel metodo perché ieri il Parlamento ha approvato le risoluzioni sulla Relazione di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza nella quale non vi è alcun riferimento all’anticipo della misura né accenni sono stati fatti dai ministri auditi dalle Commissioni Speciali di Camera e Senato. Auspichiamo – è stato il messaggio finale di Fassina – che si tratti di errore e che il Governo confermi quanto contenuto nella Relazione vagliata dal Parlamento”.
Sulla stessa, identica linea d’onda di Fassina anche il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, che non ha usato mezzi termini per definire l’ipotesi di innalzamento delle tasse. “Delle due l’una: o è uno scherzo, una sorta di pesce d’aprile posticipato, oppure è una roba contro cui tutte le persone ragionevoli farebbero giustamente le barricate” ha detto l’ex radicale, secondo cui “da mesi e per primi abbiamo chiesto che si procedesse al pagamento dei debiti della Pa verso le imprese (indicando tempi, forme e coperture). Ma ora sarebbe paradossale che questo avvenisse con inasprimenti fiscali che vanificherebbero ogni effetto positivo per l’economia italiana”. “L’Italia muore di tasse – ha aggiunto Capezzone – E’ paradossale che, per fare una cosa positiva per le imprese, qualcuno possa pensare di usare ancora in modo arcigno la leva fiscale, facendo pagare a tutti i cittadini i debiti dello Stato e della macchina pubblica. Auspichiamo ci sia presto una netta smentita”. Netta smentita che è puntualmente arrivata, con Palazzo Chigi che ha puntualizzato come l’ipotesi di aumentare l’Irpef non sia neanche contenuta nel testo in arrivo al consiglio dei ministri. Ma che, anziché arrivare in serata, è slittato ancora una volta.