Crolla il reddito disponibile delle famiglie italiane. Nel 2012, stando ai dati Istat, è diminuito del 2,1 per cento con una contrazione particolarmente marcata (-3,2 per cento) nell’ultimo trimestre dell’anno. Non si muovono invece su base mensile le retribuzioni contrattuali orarie, invariate a febbraio, cresciute invece dell’1,4 per cento dall’anno precedente.
Scende anche la quota di profitti delle società non finanziarie (39 per cento nel 2012), registrando una riduzione di 1,1 punti percentuali rispetto al 2011. Nel quarto trimestre dell’anno si è attestata al 38,5 per cento, in diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti su base annua.
A complicare il quadro fornito dall’istituto di statistica è il crollo del potere di acquisto delle famiglie: tenuto conto dell’inflazione, nel 2012, rispetto al 2011, si è ridotto del 4,8 per cento. “Il crollo record del potere di acquisto che si è verificato nel 2012 ha messo in difficoltà economiche quasi una famiglia su quattro”, riferisce un’analisi Coldiretti-Swg in riferimento ai dati diffusi dall’Istat, “ma la situazione è destinata addirittura a peggiorare per quasi la metà degli italiani”.
La spesa delle famiglie per consumi finali nel 2012 risulta quindi in calo dell’1,6 per cento a confronto con l’anno precedente. Ciò nonostante l’anno scorso la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è pari all’8,2 per cento, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al 2011. Il dato segna il livello annuo più basso da quando è disponibile il dato, cioè dal 1990.
L’Istat rivela infine di avere registrato a febbraio 47 accordi in attesa di rinnovo relativi a circa 5,4 milioni di dipendenti (2,9 milioni nel settore pubblico). La quota di dipendenti che aspetta il rinnovo è quindi pari al 41,6 per cento, invariata su gennaio ma in forte rialzo su dicembre.