L’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia non può andare a presiedere la Riscossione Sicilia Spa, la società che riscuote le tasse per la Regione. A negare l’autorizzazione, all’unanimità, a ricoprire l’incarico è stata la III commissione del Csm: “Non sussiste l’interesse dell’amministrazione della giustizia”. A spiegare le ragioni della decisione è una nota nella quale arogmenta che il no è stato espresso perché non ricorrono i presupposti.

L’ex titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia aveva accettato l’incarico offertogli dal governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Il presidente siciliano e l’ex procuratore aggiunto di Palermo si erano già incontrati diverse volte durante la scorsa settimana, poi la notizia: l’incarico per dirigere Riscossione Sicilia, l’ex Serit, l’azienda partecipata dell’ente pubblico che si occupa della riscossione dei tributi sull’isola. La società, che appartiene al 90 per cento alla Regione e al 10 per cento ad Equitalia, era finita nel mirino del governatore siciliano, che pochi giorni fa aveva denunciato “pesanti irregolarità” nella gestione della riscossione gabellare. “Ingroia ha preferito il caffè siciliano a quello che fanno in Val d’Aosta ” aveva scherzato Crocetta riferensodi alla decisione del Consiglio superiore della magistratura di stabilire che l’unico incarico come toga per l’ex candidato premier di Rivoluzione fosse quello di giudici in Valle d’Aosta, unica regione in cui Ingroia non si era candidato. “Ho ritenuto più opportuno accertare l’incarico di Crocetta, dato che come anticipato dal presidente la società versa in una situazione di opacità. E tra l’ altro la gestione delle imposte e la lotta alla corruzione si pongono in continuità con la mia battaglia politica” aveva detto invece Ingroia, rilasciando le prime dichiarazioni nell’inedita veste di manager regionale al fattoquotidiano.it. Ingroia quindi aveva chiesto alla Commissione l’aspettativa e il collocamento fuori ruolo, ma l’istanza è stata respinta al mittente.

Proprio “Il Giornale” aveva prospettato il no a Ingroia ricordando tre precedenti: “richieste del tutto analoghe rigettate negli ultimi anni a Palazzo de’ Marescialli, una addirittura identica”. Le domande respinte riguardavano Sergio Casarella, candidato “al vertice della Direzione centrale del personale dell’Agenzia delle Entrate”; Maria Cristina Motta “che aveva chiesto di diventare direttore amministrativo della Asl 20 di Verona”; Salvatore Cirignotta “che ambiva alla poltrona di direttore generale dell’Asl di Palermo, su richiesta della giunta regionale siciliana, proprio come nel caso di Ingroia”. In queste delibere spiega il quotidiano “si dà una valutazione di merito sull’incarico, perché l’aspettativa non è dovuta. Si spiega, sostanzialmente, che il parere negativo è legato al fatto che non si tratta di un’esperienza professionale che possa arricchire, per così dire, la formazione del magistrato in questione ed essere dunque utile all’amministrazione giudiziaria”.

Poco prima della notizia del rigetto Davide Faraone, deputato nazionale del Pd, aveva dichiarato di essere favorevole all’incarico “nell’ottica di moralizzare Serit/Riscossione Sicilia, ricordo che da parlamentare regionale fui io a denunciare casi di cattiva gestione. Da questo punto di vista ottima la scelta Ingroia. Tuttavia, come spesso accade nelle scelte del presidente della Regione Rosario Crocetta, ci si preoccupa di questo – evidenzia Faraone –  e magari si cerca anche un p0′ di clamore mediatico, ma non si tiene conto di fattori altrettanto importanti. Serit/Riscossione Sicilia, negli ultimi anni ha subito un peggioramento dei suoi conti a causa di amministratori non preparati nel settore e per la mancanza di un piano industriale”. Sferzante il commento su Twitter di Maurizio Gasparri (Pdl): ”Rivoluzionario sconfitto, gabelliere mancato, aostano per forza? Dura la vita di Ingroia. Un tempo superstar, oggi ramingo bocciato”.

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