“Semplicemente non sapevo come andare avanti”: provati dalle conseguenze della crisi economica, sempre più giovani italiani come Giovanni Pagliuca vengono a vivere a Monaco di Baviera. La maggior parte sono laureati, ma non riescono a ad integrarsi.
Giovanni sa che se al bar vuole un caffè italiano, a Monaco deve chiedere un espresso. Ma quando il barista gli chiede se paga subito, sconsolato solleva le spalle – le sue conoscenze del tedesco non sono ancora sufficienti. Pagliuca, ingegnere edile originario di Frosinone, a circa 90 chilometri da Roma, si è trasferito un anno fa in Germania. “Semplicemente non sapevo come tirare avanti” dice.
Ma non è l’unico: dei 22988 italiani che risiedono a Monaco, sono più di 1000 quelli che nel 2012 sono giunti nella città sull’Isar, la maggior parte dei quali ha tra i 21 e i 36 anni. Per pochissimi il trasferimento in Germania è la realizzazione di un sogno. Le statistiche della disoccupazione giovanile in Italia parlano di oltre il 30%.
Nel paese, che già prima delle elezioni politiche di febbraio era politicamente instabile, la situazione non è cambiata affatto. Molti giovani italiani hanno paura del futuro. Se restano nel proprio paese, spesso devono accettare un lavoro senza regolare contratto e vivono nella paura di essere licenziati da un momento all’altro. Invece la Germania promette sicurezza e tutela del lavoro.
Di lavori a Monaco ce n’è a sufficienza, ma quello che manca è la sensibilità verso gli immigrati. Molti tedeschi semplicemente non erano a conoscenza di cosa vuol dire vivere in un paese scosso dalla crisi, dicono i giovani italiani. Allo stesso tempo vogliono solo essere accettati per quello che sono, profughi della situazione economica.
L’ingengniere Pagliuca ha lavorato per lo stesso datore di lavoro per molti anni, ma appena la situazione è peggiorata, prima di essere licenziato negli ultimi sei mesi di lavoro non ha percepito lo stipendio. “Una volta che trovi un posto non lo molli certo così su due piedi” dice oggi “non in periodo di crisi”.
Il suo stipendio, quando ancora lo percepiva, era di 900 euro al mese e viveva a casa dei genitori. “Se a trent’anni non sono ancora in grado di andare a vivere da solo, quando potrò avere dei bambini?” dice Pagliuca. A Monaco si mantiene con i suoi risparmi, sta cercando un lavoro e nel frattempo studia il tedesco, grazie all’aiuto dell’ufficio di collocamento. “Non ho mai dato nulla alla Germania, non pago nemmeno le tasse qui, eppure lo stato tedesco mi sta aiutando” dice. “E’ una cosa che mi sorprende molto, in Italia la situazione sarebbe ben diversa”.
La Germania appare a molti universitari italiani il paese della cuccagna economica. Qui arrivano soprattutto laureandi e dottorandi di cui la maggior parte non ha l’intenzione di rientrare in patria. E’ nata così nella lingua italiana l’espressione “cervelli in fuga”. Fuggono da posti di ricercatori universitari malpagati, dove come sempre quello che conta sono le conoscenze e non le proprie competenze.
“La Germania qui offre decisamente molto di più” dice lo studente Enrico Ercolani, di 29 anni. Nel mese di aprile si trasferirà da Roma a Monaco, dove terminerà la sua tesi di dottorato, e se possibile si stabilirà qui. Non c’è sviluppo nel nostro paese” dice “il sistema politico privilegia sempre le persone di una certa età”.
Giovanni Pagliuca ha scelto Monaco perchè cercava una città grande, con ampi spazi verdi e poca criminalità. La città lo ha accolto con il suo alto livello qualitativo e infrastrutture funzionanti, ma della tanto decantata “metropoli col cuore”, finora ha ricevuto ben poco. All’inizio gironzolava per la città da solo, poi ha conosciuto un paio di altri italiani. “So che in parte è anche colpa mia, perché non parlo ancora bene il tedesco” dice. “Ma nessuno si rivolge a me in inglese”.
Anche Roberta Ragonese, 27 anni, che parla correntemente tedesco, dice: “Certo, inizialmente la lingua è un problema. Ma non è tutto. C’è anche la mentalità dei tedeschi”. L’ex docente della Ragonese aveva inviato l’architetta a Monaco per svolgere del praticantato. E’ rimasta qui. Le sue colleghe di lavoro sono gentili, racconta, “ma non mi invitano mai ad uscire con loro”.
Angela Cancelliere ha 35 anni e vive già da tre anni a Monaco, ma in verità non ha stretto alcuna amicizia tedesca. “Alla fine ti tocca automaticamente uscire con connazionali o altri stranieri, se non vuoi restare da solo”. Spesso i migranti non si sentono compresi, spesso anche trattati dall’alto in basso. “Quando dico che sono siciliana, la prima cosa che sento dire è: ah, la mafia!” dice la Cancelliere. “D’altronde sono come i bambini, che non conoscono ancora bene il significato delle parole. La mafia fa parte della solita triade con il sole e la pizza. Molti tedeschi non sanno che la mafia a casa mia è una realtà che affligge la gente del posto”.
La stessa cosa vale per l’argomento Silvio Berlusconi. Molti giovani italiani hanno la sensazione di dover rispondere all’estero dell’effetto Cavaliere. Molti di loro hanno manifestato abbastanza spesso contro di lui in patria. Esigono per se stessi lo stesso rispetto che loro rivolgono per la Germania.
Giovanni Pagliuca non sa se resterà a Monaco di Baviera per sempre o se deciderà di tornare in Italia. Forse lo aiuterebbe sentirsi appena un po’ più il benvenuto in questo mondo per lui così freddo e poco ospitale, che però considera migliore.
Articolo originale di Elisa Britzelmeier del 2 aprile 2013 apparso su Sueddeutsche
(Tradotto da Claudia Marruccelli e Mirko Bischofberger per Italiadallestero.info)
ItaliaDallEstero
Come ci vede la stampa estera
Cervelli in fuga - 11 Aprile 2013
Cervelli in fuga, Monaco e gli immigrati italiani
“Semplicemente non sapevo come andare avanti”: provati dalle conseguenze della crisi economica, sempre più giovani italiani come Giovanni Pagliuca vengono a vivere a Monaco di Baviera. La maggior parte sono laureati, ma non riescono a ad integrarsi.
Giovanni sa che se al bar vuole un caffè italiano, a Monaco deve chiedere un espresso. Ma quando il barista gli chiede se paga subito, sconsolato solleva le spalle – le sue conoscenze del tedesco non sono ancora sufficienti. Pagliuca, ingegnere edile originario di Frosinone, a circa 90 chilometri da Roma, si è trasferito un anno fa in Germania. “Semplicemente non sapevo come tirare avanti” dice.
Ma non è l’unico: dei 22988 italiani che risiedono a Monaco, sono più di 1000 quelli che nel 2012 sono giunti nella città sull’Isar, la maggior parte dei quali ha tra i 21 e i 36 anni. Per pochissimi il trasferimento in Germania è la realizzazione di un sogno. Le statistiche della disoccupazione giovanile in Italia parlano di oltre il 30%.
Nel paese, che già prima delle elezioni politiche di febbraio era politicamente instabile, la situazione non è cambiata affatto. Molti giovani italiani hanno paura del futuro. Se restano nel proprio paese, spesso devono accettare un lavoro senza regolare contratto e vivono nella paura di essere licenziati da un momento all’altro. Invece la Germania promette sicurezza e tutela del lavoro.
Di lavori a Monaco ce n’è a sufficienza, ma quello che manca è la sensibilità verso gli immigrati. Molti tedeschi semplicemente non erano a conoscenza di cosa vuol dire vivere in un paese scosso dalla crisi, dicono i giovani italiani. Allo stesso tempo vogliono solo essere accettati per quello che sono, profughi della situazione economica.
L’ingengniere Pagliuca ha lavorato per lo stesso datore di lavoro per molti anni, ma appena la situazione è peggiorata, prima di essere licenziato negli ultimi sei mesi di lavoro non ha percepito lo stipendio. “Una volta che trovi un posto non lo molli certo così su due piedi” dice oggi “non in periodo di crisi”.
Il suo stipendio, quando ancora lo percepiva, era di 900 euro al mese e viveva a casa dei genitori. “Se a trent’anni non sono ancora in grado di andare a vivere da solo, quando potrò avere dei bambini?” dice Pagliuca. A Monaco si mantiene con i suoi risparmi, sta cercando un lavoro e nel frattempo studia il tedesco, grazie all’aiuto dell’ufficio di collocamento. “Non ho mai dato nulla alla Germania, non pago nemmeno le tasse qui, eppure lo stato tedesco mi sta aiutando” dice. “E’ una cosa che mi sorprende molto, in Italia la situazione sarebbe ben diversa”.
La Germania appare a molti universitari italiani il paese della cuccagna economica. Qui arrivano soprattutto laureandi e dottorandi di cui la maggior parte non ha l’intenzione di rientrare in patria. E’ nata così nella lingua italiana l’espressione “cervelli in fuga”. Fuggono da posti di ricercatori universitari malpagati, dove come sempre quello che conta sono le conoscenze e non le proprie competenze.
“La Germania qui offre decisamente molto di più” dice lo studente Enrico Ercolani, di 29 anni. Nel mese di aprile si trasferirà da Roma a Monaco, dove terminerà la sua tesi di dottorato, e se possibile si stabilirà qui. Non c’è sviluppo nel nostro paese” dice “il sistema politico privilegia sempre le persone di una certa età”.
Giovanni Pagliuca ha scelto Monaco perchè cercava una città grande, con ampi spazi verdi e poca criminalità. La città lo ha accolto con il suo alto livello qualitativo e infrastrutture funzionanti, ma della tanto decantata “metropoli col cuore”, finora ha ricevuto ben poco. All’inizio gironzolava per la città da solo, poi ha conosciuto un paio di altri italiani. “So che in parte è anche colpa mia, perché non parlo ancora bene il tedesco” dice. “Ma nessuno si rivolge a me in inglese”.
Anche Roberta Ragonese, 27 anni, che parla correntemente tedesco, dice: “Certo, inizialmente la lingua è un problema. Ma non è tutto. C’è anche la mentalità dei tedeschi”. L’ex docente della Ragonese aveva inviato l’architetta a Monaco per svolgere del praticantato. E’ rimasta qui. Le sue colleghe di lavoro sono gentili, racconta, “ma non mi invitano mai ad uscire con loro”.
Angela Cancelliere ha 35 anni e vive già da tre anni a Monaco, ma in verità non ha stretto alcuna amicizia tedesca. “Alla fine ti tocca automaticamente uscire con connazionali o altri stranieri, se non vuoi restare da solo”. Spesso i migranti non si sentono compresi, spesso anche trattati dall’alto in basso. “Quando dico che sono siciliana, la prima cosa che sento dire è: ah, la mafia!” dice la Cancelliere. “D’altronde sono come i bambini, che non conoscono ancora bene il significato delle parole. La mafia fa parte della solita triade con il sole e la pizza. Molti tedeschi non sanno che la mafia a casa mia è una realtà che affligge la gente del posto”.
La stessa cosa vale per l’argomento Silvio Berlusconi. Molti giovani italiani hanno la sensazione di dover rispondere all’estero dell’effetto Cavaliere. Molti di loro hanno manifestato abbastanza spesso contro di lui in patria. Esigono per se stessi lo stesso rispetto che loro rivolgono per la Germania.
Giovanni Pagliuca non sa se resterà a Monaco di Baviera per sempre o se deciderà di tornare in Italia. Forse lo aiuterebbe sentirsi appena un po’ più il benvenuto in questo mondo per lui così freddo e poco ospitale, che però considera migliore.
Articolo originale di Elisa Britzelmeier del 2 aprile 2013 apparso su Sueddeutsche
(Tradotto da Claudia Marruccelli e Mirko Bischofberger per Italiadallestero.info)
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
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Startupper in Germania. “Roma? La città più difficile dove ho vissuto”
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Politica
Caso Almasri, Meloni attacca i giudici: “Indagarmi è un danno al Paese. Vogliono decidere, si candidino”. Anm: “I politici non provino a fare i magistrati”
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Il Garante della privacy blocca l’Ia cinese DeepSeek: “Decisione a tutela dei dati degli utenti italiani”
Mondo
L’ex eurodeputata Luisa Morgantini e l’inviato del Sole Bongiorni arrestati e poi rilasciati da Israele
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Al referendum sul Jobs act voterò sì, ma non abbiamo chiesto abiure a nessuno rispetto al passato". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io candidata premier? C'è tempo, intanto costruiamo la coalizione e il progetto condiviso per l'Italia". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Sembra che parliamo di cose astratte o di fantasie ma le alleanze le abbiamo già fatte e abbiamo vinto due elezioni in Regioni in cui governava la destra, costruendo una coalizione attorno a un programma di cose concrete". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita, a proposito del centrosinistra.
"Sento anche io questo ritornello dell'opposizione che manca, ma non tiriamoci più sfiga di quella che c'è. Lavoriamo per unire le opposizioni su cose concrete. In Parlamento sono più le cose che votiamo insieme di quelle che su cui dividiamo", ha spiegato la leader del Pd.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Io continuo a insistere, sono testardamente unitaria, ce lo chiede la gente. Rispetto il dibattito di questi giorni, l'aspetto positivo è che siamo tutti d'accordo sul fatto che non può andare come l'altra volta. Ma prima degli accori tattici ho una ambizione più alta, unire su una prospettiva comune l'Italia che vuole mandare a casa la destra". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul dibattito innescato dalle parole di Dario Franceschini.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "L'attacco giudiziario è un altro modo di Giorgia Meloni di spostare l'attenzione dall'economia che è ferma, dalla produzione industriale che cala da 20 mesi, dai salari che calano. Cosa sale, mentre la Meloni cerca di farci parlare d'altro? Le accise, le liste d'attesa, le bollette". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita parlando del caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Una vergogna, dichiaravano guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, hanno fatto il rimpatrio più veloce della storia d'Italia. Meloni deve riferire in aula, si fa vedere solo suo social. La devono smettere di scappare, devono spiegare". Lo ha detto Elly Schlein a Piazzapulita sul caso Almasri.
Roma, 30 gen (Adnkronos) - "Stupiscono le critiche superficiali alle dichiarazioni dell’onorevole Giovanni Donzelli. Le polemiche che imperversano non aiutano la coalizione anche se capisco sono frutto della passione e la gratitudine verso il grande leader che è stato Berlusconi". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, coordinatore della Direzione nazionale di Fratelli d'Italia.
"Le dichiarazioni di Donzelli invece sono un'analisi elettorale, perché la figura di Berlusconi non è in discussione per nessuno di noi in Fdi; molti hanno militato nel Pdl e molti provengono da Forza Italia. Egli ha conquistato un posto nella storia, è stato il leader della coalizione e ognuno di noi è riconoscente alla sua opera e alla sua azione", ha continuato Cirielli.
"Donzelli ha fatto solo un esame quantitativo. Prima della discesa in campo di Berlusconi nelle comunali del 1993 di Napoli e Roma, il MSI aveva raccolto oltre il 30%; con la discesa in campo di Forza Italia nel 1994 - pochi mesi dopo - il Msi scese al 13.5% -precisa Cirielli-. Se questa è storia, è altrettanto un fatto storico che grazie a Berlusconi nacque la Destra di Governo. La coalizione che seppe mettere in campo e che solo lui poteva creare ancora oggi, con la guida di Giorgia Meloni, è protagonista. Di questo gli saremo grati per sempre".