Un’altra tegola si abbatte sulla Sogin, la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, per la gestione dell’impianto nucleare Eurex di Saluggia, Vercelli. Nella vasca di stoccaggio WP719 (waste ponds), di cui abbiamo già parlato sul fattoquotidiano.it, sono state riscontrate almeno due fessure dalle quali fuoriesce liquido radioattivo. Dall’Arpa – l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – assicurano che al momento non c’è nessun allarme ambientale, anche se la Sogin ha segnalato la questione alla prefettura di Vercelli ed i liquidi contenuti nella vasca in questione non vengono scaricati da almeno due anni nella vicina Dora Baltea, proprio perché troppo contaminati. “Abbiamo prelevato dei campioni di terreno nella zona circostante – spiega Laura Porzio, responsabile siti nucleari per l’Arpa Piemonte – e dalle prime analisi pare che la contaminazione sia circoscritta. Stiamo attendendo l’esito di esami più specifici per capire quanto è estesa la contaminazione e se c’è stato l’inquinamento della falda acquifera”.
Nonostante le rassicurazioni e le cautele del caso la situazione non sembra essere delle più confortanti. La radioattività anomala dei liquidi della vasca, ormai praticamente piena, non permette di svuotarla da molto tempo; tale situazione è stata anche confermata dal ministero dello Sviluppo Economico, direzione generale per l’energia nucleare. La Sogin ha scoperto le due fessurazioni proprio durante i lavori avviati per coprire la vasca ed evitare che si riempisse ulteriormente di acqua piovana, in modo da scongiurare eventuali traboccamenti pericolosi per l’ambiente.
Dalla Sogin precisano di aver informato gli enti locali, l’Arpa, la prefettura, l’Asl e l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) più per una questione legata alla trasparenza informativa che non alla reale emergenza ambientale. “Facendo dei lavori di scavo – spiega Davide Galli, responsabile disattivazione impianti e centrali del nord Italia per la Sogin – si sono aperte queste due fessurazioni, e si è visto un trasudamento che ha bagnato il terreno circostante. Ci sono deboli segni di contaminazione ed il fenomeno è circoscritto. Ora dobbiamo svuotare la vasca e poi pulire il fondo. L’evento che comunque si è verificato è assolutamente irrilevante”.
In attesa dei risultati di analisi più specifiche, le rassicurazioni fatte in questi mesi e ripetute anche a seguito delle scoperta delle fessure non sembrano però tranquillizzare la popolazione. Sono stati presentati già due esposti alle Procure di Vercelli e Torino, in merito alla gestione del sito, da Paola Olivero, consigliere comunale di Saluggia, e da Luigi Borasio, sindaco di Verolengo, comune limitrofo. Una gestione problematica anche alla luce di come sono stati condotti i lavori di messa in sicurezza della vasca in questione. Con una nota del 17 ottobre 2012, un mese dopo l’allarme lanciato per la vasca stracolma, la Sogin ha indicato la tempistica degli interventi da attuare per lo svuotamento della vasca stessa. Il completamento delle operazioni era previsto per marzo 2013, data ampiamente non rispettata e, secondo un tecnico nucleare che preferisce mantenere l’anonimato, del tutto irrealistica. “Le operazioni di bonifica non sono neanche iniziate – spiega il tecnico – è cominciato solo il montaggio di una tenda per riparare la vasca dalla pioggia. Questi interventi non sono semplici, potrebbero volerci degli anni. Inoltre dopo otto mesi dalla prima segnalazione, nonostante le ripetute richieste avanzate in tutte le sedi istituzionali, compreso il Parlamento, ancora non è dato sapere né come né quando sia stata causata l’indebita contaminazione del WP719, al cui interno sono già stati individuati Cesio e Americio oltre i limiti. Non è possibile neanche sapere quale sia l’entità esatta del problema e quali e quanti altri materiali radioattivi siano presenti”.
“Eravamo preoccupati prima – spiega Paola Olivero – e lo siamo ancor di più ora che sono state scoperte queste falle dalle quali fuoriesce liquido radioattivo. Il ministero dello Sviluppo Economico tra l’altro ha già dichiarato che, a causa degli elevati livelli di contaminazione nella vasca, fra cui Cesio 137 e Americio 241, si dovrà procedere al recupero del suo contenuto e proseguire il trattamento di liquidi e sedimenti come rifiuti radioattivi, con un sistema dedicato. Non si sa ancora perché il liquido contenuto in questa vasca abbia dei valori di radioattività troppo elevati per essere scaricato nel fiume. La vasca, che ha oltre cinquant’anni, non fu progettata per svolgere la funzione di deposito e stoccaggio, tanto che l’Ispra, in una nota del 9 gennaio scorso, afferma che è in corso una anomalia rispetto alla normale conduzione dell’impianto. E’ altresì collocata in un’area a forte edificazione e transito di mezzi pesanti, che provocano forti vibrazioni, trovandosi nei pressi del cantiere dove stanno costruendo un nuovo deposito nucleare. La vasca si trova lungo il corso del fiume, in prossimità dei pozzi dell’acquedotto del Monferrato che serve oltre cento comuni”. “Qualche” elemento di preoccupazione effettivamente c’è.