“Ho agito come un dittatore” ma “nazioni con una moneta comune non sarebbero più entrate in guerra tra loro”. A dirlo è stato Helmut Kohl, storico cancelliere tedesco della Cdu (dal 1982 al 1998) al quale vanno attribuiti due eventi tra i più importanti del secolo passato: la riunificazione della Germania e la nascita dell’Euro. Queste dichiarazioni fanno parte di un’intervista rilasciata da Kohl ancora nel 2002, ma pubblicata solo martedì 9 all’interno di una tesi di dottorato di un giornalista tedesco e ripresa dal sito d’informazione europea EUObserver. Secondo Kohl, all’epoca un referendum non sarebbe mai passato, ma bisognava fare qualcosa per evitare un’altra guerra in Europa. La crisi economica doveva ancora venire.
“Sapevo che un referendum sull’adozione di una moneta unica non sarebbe mai passato in Germania. Questo era scontato. Non ce l’avrei fatta a vincerlo”. Sono le parole di Kohl riportate nel testo del giornalista Jens Peter Paul che descrivono l’impossibilità, secondo il leader tedesco, di far passare all’opinione pubblica il concetto di una moneta unica e dell’addio al marco, tra l’altro appena riconquistato dai tedeschi della Germania dell’Est dopo l’unificazione (il successo politico più importante di Kohl).
“Ho agito come un dittatore”, ha ammesso lo stesso Kohl, secondo il quale “è così che funziona la democrazia rappresentativa. Qualcuno deve prendersi la responsabilità di alzarsi e dire come devono andare le cose mettendo in gioco la propria esistenza e raccogliendo il consenso indispensabile all’interno del proprio partito. Io ho legato la mia intera esistenza a questo progetto politico”. L’unico modo di evitare un’altra guerra in Europa. Così, in questa intervista, Kohl giustifica il suo progetto, smentendo ogni “ricompensa” concessa ai francesi per il via libera dato dall’allora Presidente socialista François Mitterrand all’unificazione delle due germanie, sul quale l’inquilino dell’Eliseo rimarrà dubbioso fino alla fine. “Nazioni con una moneta unica non entreranno mai in guerra tra di loro. Una moneta unica è più che qualcosa con cui pagare”, ha detto Kohl.
Per arrivare all’Euro l’adesione dei tedeschi era fondamentale. “I miei colleghi pensavano che se la Germania non avesse adottato la moneta unica nessun altro lo avrebbe fatto. E avevano ragione”, ha motivato l’ex leader tedesco, che sponsorizzò l’euro per anni cercando anche di fare gli interessi nazionali, come testimonia la sede a Francoforte della Banca centrale europea. E fu per portare in porto il progetto Euro, confessa Kohl, che nel 1994 non lasciò la mano al popolare Wolfgang Schäuble, allora ministro federale degli Interni del suo stesso partito (CDU) e oggi protagonista a Berlino come a Bruxelles in qualità di ministro alle finanze. “Un uomo politico di talento, ma allora con ancora troppa poca esperienza e senza la necessaria autorità” per un simile passo, ha spiegato Kohl. Nell’ottobre del 1990, durante una manifestazione elettorale ad Oppenau nel Baden-Württemberg, Schäuble aveva subito un attentato dove tre colpi di pistola lo resero paralizzato dalla vita in giù. “Ho voluto fare di tutto per creare l’Euro perché per me significava garantire l’irreversibilità dello sviluppo europeo, un mezzo per permettere all’Europa di andare avanti”.
@AlessioPisano