Denise, Michela e Lucia. Le prime due  uccise a colpi di pistola mentre erano in macchina, l’ultima sfigurata con l’acido. Tutte ammazzate o aggredite per mano dell’ex marito o dell’ex fidanzato. Tre donne morte in tre giorni: una al giorno. Michela è l’ultima in ordine di tempo: faceva l’infermiera a Ostia, aveva 40 anni e lascia due figlie piccole. L’ex marito le ha scaricato addosso 6 colpi di pistola mentre lei tentava la fuga a bordo della sua auto.

I loro nomi vanno ad aggiungersi al bollettino di guerra che conta una donna ammazzata ogni tre giorni da mariti, fidanzati, padri, fratelli, insomma uomini appartenenti alla cerchia della famiglia o degli affetti. I numeri sono quelli raccolti dalla Casa delle donne di Bologna: 124 in tutto le vittime di femminicidio nel 2012, oltre il 70% uccise tra le mura domestiche.

Tutte vittime di quella che è diventata una vera e propria “pratica” con cui un marito, un compagno, un amante, una volta rifiutato,  si sbarazza della sua ossessione. Inseguite dentro e fuori casa, uccise spesso dopo lunghi appostamenti, con un accanimento tale che presuppone sempre una certa premeditazione. Nessun colpo di testa, nessun “raptus” o improvviso scatto d’ira, ma estrema lucidità e intenzionalità.

Li hanno definiti uomini “malati”, uomini “perversi”, addirittura uomini “feriti”. Ogni aggettivo rimbomba come un’attenuante  intollerabile nei confronti del femminicidio.

Per dire basta alla violenza di genere, le donne del quartiere romano dove viveva Michela, l’infermiera uccisa il 18 aprile dai colpi di pistola dell’ex marito, hanno organizzato il flash mob Rompiamo il silenzio, un fiore per Michela e le altre, domenica 21 aprile, alle 10.30, presso il Pontile di Ostia (piazzale dei Ravennati). “Chiediamo a tutte le donne e a tutti gli uomini di partecipare – dicono le organizzatrici – Per rompere il silenzio e depositare un fiore per ogni donna morta ammazzata. Michela e le altre siamo noi”. 

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