Una grande spinta per proseguire in direzione della strada dei diritti: Stefano Rodotà non si è ritirato (“Non devo dire né sì né no”) e ha preferito dire parole – poche – che hanno rimesso nelle caselle l’alfabeto della sinistra. Ma niente: la sordità del Pd ha vinto su tutto. Anzi, di più: il Partito Democratico si è dimostrato pronto lì a sbranare pure lui, dopo aver gettato nell’inceneritore Franco Marini e Romano Prodi. L’apparato si è riunito, nel nome dell’autoconservazione, per proiettare anche su di lui tensioni, contraddizioni e rabbia repressa per le divisioni interne. Si sfogano dunque contro di lui e neanche sembra emergere il dubbio di non essere completamente in sintonia con una parte del proprio elettorato e, in generale, del Paese. A parte le manifestazioni di piazza a Roma, un lungo applauso infatti ha accolto all’interno del teatro Petruzzelli a Bari, dove è intervenuto a una manifestazione organizzata da Repubblica. Il giurista, che ha preso posto in prima fila nella platea, alla prosecuzione dell’applauso si è alzato in piedi per ringraziare il pubblico. Tutti in piedi hanno continuato ad applaudire per qualche minuto Rodotà, acclamando “presidente, presidente”. Rodotà ha risposto al caloroso applauso ringraziando per “l’accoglienza” riservata. “Una conferma che – ha detto – devo continuare a lavorare”.

Intanto però il Pd si è ricordato di Rodotà, dopo averlo ignorato per giorni senza mai dire perché non era il candidato giusto. Se ne sono ricordati un po’ spiegando (oggi) che Rodotà non aveva i numeri (Marini e Prodi sì). Un po’ tirandolo per la giacca su una dichiarazione di Grillo, quella sul “colpo di Stato”. I democratici si ribellano e si rivolgono al giurista, ex presidente del Pds e per 4 volte parlamentare nelle file della sinistra. Ha iniziato Matteo Orfini, “giovane turco”, cioè componente della corrente dei “giovani” democratici (tra virgolette perché molti sono ultraquarantenni) che intende rappresentare la sinistra del Pd. Orfini, responsabile cultura dei democratici, se la prende con l’ex garante della Privacy: “Mi auguro che Stefano Rodotà, che ad urne aperte è candidato alla Presidenza della Repubblica e dunque garante della Costituzione italiana, prenda le distanze dalle assurde dichiarazioni di Grillo che sostengono che l’elezione di Giorgio Napolitano sarebbe un colpo di Stato”.

Il deputato piemontese Stefano Esposito intima: “Ma quale golpe, il Parlamento è sovrano: Rodotà si dissoci da Grillo”. Anche Enrico Letta, uno dei possibili candidati a diventare presidente del Consiglio, anziché rispondere al leader dei Cinque Stelle si rivolge all’ex Garante: “Ma Rodotà condivide che l’elezione di Napolitano sarebbe un colpo di stato come dice Grillo?” scrive con una domanda retorica su Twitter. Si aggiunge anche Nicola Latorre, dalemiano, che al Corriere della Sera aveva detto che Rodotà non sarebbe stato “unificante per il Paese” (Prodi sì?) e ora anche lui manda a dire: “Cosa aspetta un democratico come Stefano Rodotà a dissociarsi dalla marcia su Roma di Beppe Grillo?”.

La risposta dello stesso Rodotà è stata questa: “Sono sempre stato convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere discusse e criticate anche duramente, ma partendo dal presupposto che si muovono nell’ambito della legalità democratica costituzionale”. E forse la risposta più chiara l’aveva data stamani: “Ho lavorato tanti anni con loro, mi conoscono da una vita. Quando faceva comodo mi cercavano parecchio. E invece adesso neanche una telefonata”.

Rodotà da parte sua si è definito un “uomo di sinistra” e contento di essere stato riconosciuto come un uomo che può rappresentare quella parte politica. Si è detto sereno: “C’è stata una grandissima attenzione crescente alla mia persona. Vedo in questo il riconoscimento del lavoro su acqua bene comune, diritti, che sono la mia mania. La mia età avrebbe consigliato di essere un po’ più cauto ma invece in questa storia vedo una spinta enorme a continuare, che mi impegna un po’”. “Ho avuto l’opportunità – ha aggiunto – di poter essere in modo non banale sulla scena pubblica. Ho sempre valutato quelle che erano le mie concrete possibilità. Io sono quello che sono. Ho una storia. Penso debba essere riconosciuta. Che è la storia di un uomo che ha vissuto e lavorato nella sinistra”.

Il professore ha chiaro in testa cos’è successo nel Parlamento in seduta congiunta: “Il sistema dei partiti è in grande difficoltà”. Quanto alla reazione alla candidatura del Movimento Cinque Stelle ammette: “Sono molto colpito e non me l’aspettavo. Forse mi potevo aspettare certi risultati dai voti dei grandi elettori ma quello che è avvenuto sui social network va sicuramente al di là di quello che io potevo immaginare. E per questo stasera sono molto contento”.

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