Claudio Scajola custodiva in un cassetto “documenti riservati” del 1998 con cui i carabinieri informavano la procura imperiese che Eugenio Minasso, ex leader provinciale di Alleanza Nazionale e oggi vicecoordinatore in Liguria del Popolo della libertà e nemico giurato dello stesso Scajola, era un assiduo consumatore di cocaina. E’ soltanto uno dei segreti svelati dai dossier che i poliziotti della Postale hanno trovato nello studio e nella villa dell’ex ministro. I carteggi – come spiega Il Secolo XIX – riguardano infatti inchieste della procura romana su Berlusconi e documenti dei servizi segreti su nomine al comune d’Imperia.

Documenti che gettano una nuova luce sullo sfogo dell’ex ministro durante il coordinamento regionale ligure del Pdl lo scorso 1 dicembre in cui si rivolse a Michele ScandroglioMinasso  – entrambi coordinatori regionali – e al senatore Luigi Grillo. Motivo della non velata minaccia di Scajola agli ex fedelissimi e della richiesta di immediate dimissioni? La mancata solidarietà riguardo ai suoi guai giudiziari. “So tutto di voi per gli incarichi istituzionali che rivestivo [nel 2006 era presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza Copaco, ovvero il Copasir dopo la riforma, ndr], conosco i vostri segreti, anche se non ho mai utilizzato le vicende delicate che vi riguardano contro di voi”, aveva detto loro.

La perquisizione, però, era scattata nell’ambito di un’altra inchiesta condotta dai pm imperiesi, che riguarda il presunto prezzo di favore che Scajola – accusato di finanziamento illecito – avrebbe ottenuto per i lavori nella sua villa. Ma, alla luce dei documenti trovati dai poliziotti della Postale, l’ex ministro dovrà adesso rispondere di ricettazione in un procedimento parallelo. Nel decreto di convalida il pm Alessandro Bogliolo spiega che sono stati sequestrati “un’annotazione di polizia giudiziaria della stazione dei carabinieri di Imperia”, “un appunto con stralci di intercettazione telefoniche riferibili al fascicolo penale aperto dalla Procura di Roma” e “atti di un procedimento penale avviato da un privato contro l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi“. E ancora documenti classificati come “riservati” dal Ministero dell’Interno, note dei servizi segreti e documentazione riferibile riferibile a “una pratica del comune di Imperia”.

Si tratta, come spiega il quotidiano di Genova, di “carte pesantissime” che riguardano in particolare gli equilibri della politica ligure. Nell’informativa del 1998 su Minasso firmata da dal maresciallo Mauro Bosticco si parlava di “personaggi assuntori” di cocaina. Al quarto posto dell’elenco inserito compariva proprio l’allora presidente provinciale di Alleanza Nazionale. Raggiunto dal Secolo XIX Minasso spiega: “E’ una vicenda molto vecchia nata quando una persona di cui ero affettivamente molto amico venne fermata con un po’ di droga e raccontò cose non attendibili agli inquirenti, forse per cercare di salvare se stesso. Però tutto si fermò lì”.

Ma Scajola nega”Non ho dossier su chicchessia, né li ho mai avuti, né ho mai pensato di farne“, ha affermato l’ex ministro. ”La mia attività politica è costellata di azioni positive ed errori ma da tutti, amici o avversari politici, mi è sempre stata riconosciuta la schiettezza e chiarezza nei rapporti. Fin troppa”. E aggiunge: “Ho subito una perquisizione, non l’ho ordinata io! Nell’ufficio di viale Matteotti a Imperia, dove sono stati aperti i miei cassetti, i miei scaffali e persino la mia cassaforte – ha puntualizzato Scajola – non è stato rinvenuto un dossier sul signor Minasso, ma due pagine fotocopiate di una annotazione dei carabinieri di Imperia del 1998, indirizzata alla Procura, che è stata rinvenuta poco tempo fa nella cassetta della posta del mio ufficio, senza busta o altro contenitore. Ho appena saputo da diversi giornalisti, tra l’altro, che la stessa fotocopia è arrivata persino alle loro redazioni”.

Tanto meno ho confezionato dossier sul mio amico Silvio Berlusconi!”, chiarisce Scajola. E l’ex ministro conclude con un appello: “Presso la mia residenza è stata sequestrata copia di un atto pubblico, di un procedimento penale. Appunto, non vi era nulla di riservato, proprio perché si trattava di un procedimento in corso che mi sono ben guardato di mettere in giro! Basta calunnie, basta fango“.

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