In Friuli Venezia Giulia le urne premiano Debora Serracchiani, la candidata del Pd che due giorni fa è entrata in polemica con il suo partito per le scelte sul Quirinale. E si era espressa per il sostegno a Rodotà e il no a qualsiasi inciucio. Serracchiani vince al fotofinish sul presidente uscente Renzo Tondo, alla guida della coalizione di centrodestra: 39,37% a 39,02 quando mancano da scrutinare 2 sezioni su 1.374. Risultato deludente per il rappresentante del Movimento Cinque Stelle Saverio Galluccio che ottiene il 19,20% (meglio della lista che si ferma al 13,75%), molto meno rispetto alle politiche di febbraio, quando il M5S alla Camera in Friuli era arrivato al 27,22%. “Un confronto sbagliato – dice Galluccio – perché il voto territoriale è diverso”. All’ultimo posto Franco Bandelli (2,41%) alla guida di una lista civica, “Un’altra regione“, composta in gran parte da fuoriusciti del centrodestra.

L’affluenza alle urne è stata del 50,51%, in forte calo rispetto alle precedenti elezioni che fu del 72,33%. In quel caso si trattava di un election day: alle politiche si sfidarono Berlusconi e Veltroni. Tante le schede nulle: quasi 12mila, su un totale di circa 520mila votanti. Oltre 5,9 mila quelle bianche. Si è votato anche per la Provincia e per il Comune di Udine, ma lo scrutinio avverrà successivamente a quello delle regionali.

Il Pd è il primo partito, al 26,82%, seguito dal Pdl al 20,05% e M5S (13,75%). Il risultato della Serracchiani va al di là di quello della coalizione di centrosinistra che la sosteneva: Pd, Sel e due liste civiche ottengono il 38,97%, meno del centrodestra (45,23%). Per il Pd “è andata straordinariamente bene, visto che dall’esito delle politiche in poi, non abbiamo brillato per iniziativa politica, fino ad arrivare all’elezione del presidente della Repubblica con tutto quello che è accaduto”, commenta Serracchiani. “Il Pd è il primo partito – prosegue – ma con fatica, comunque sotto il risultato a cui potevamo aspirare, e cioè circa il 30%”. 

Il test elettorale assume ulteriore significato poiché arriva a ridosso del caos avvenuto in Parlamento in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica con il centrosinistra che ha finito per sfarinarsi. Serracchiani era stata tra gli esponenti che aveva spinto il partito a convergere sul sostegno a Stefano Rodotà. “La scelta più ovvia è Rodotà. Oppure Emma Bonino. L’importante è che si tenga conto della sensibilità del Paese e non si facciano ancora scelte scriteriate”, aveva detto sabato scorso l’europarlamentare democratica. “Sono terribilmente incazzata con il mio partito, la politica non sta dando risposte, non possiamo e dobbiamo subire né gli errori, né gli inciuci di Roma. Non tollero che l’elezione del Presidente della Repubblica sia lasciata all’incapacità del Pd di fare squadra. Vogliamo e meritiamo rispetto per la fatica che abbiamo messo in questi mesi”.

La candidata democratica, blogger de ilfattoquotidiano.it, è oggi tornata sulla polemica, quando ha metà scrutinio ha commentato: ”Se non c’era Roma, era un’assaltata. Se a livello nazionale le cose fossero andate in modo diverso e cioè se il Pd fosse stato in grado di formare un governo e di eleggere un suo Presidente della Repubblica, il dato nazionale non avrebbe penalizzato quello regionale e a questo punto la partita si sarebbe chiusa a nostro favore”.

Alla Serracchiani sono arrivati i complimenti di Pier Luigi Bersani (“è la dimostrazione che il Pd e i suoi rappresentanti, anche in un momento molto difficile, riescono a raccogliere la fiducia degli elettori”), Massimo D’Alema (“un segnale di incoraggiamento e speranza nel momento non facile che sta vivendo il Pd e conferma che il centrosinistra può raggiungere risultati positivi anche al Nord”) e Matteo Renzi, che dichiara: “La povera Debora e i suoi amici e collaboratori si sono trovati nel mezzo della tempesta perfetta. Sentendola ero abbastanza disperato che riuscisse a farcela e invece ce l’hanno fatta, sono riusciti nell’impresa di recuperare una Regione. Credo che sia un bellissimo giorno per loro ma anche per tutti noi”. Secondo il candidato sindaco di Roma Ignazio Marino, “questa è la dimostrazione che quando c’è gente nuova e preparata si vince”.

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