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Lega, arrestato l’ex tesoriere Belsito. “Maxi yacht al figlio di Bossi coi fondi pubblici”

Secondo il gip, la barca da 2,5 milioni di euro è stata acquistata con i fondi del partito per Riccardo Bossi. In manette anche l’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del Carroccio indagato da tempo dalla procura di Milano, e il procacciatore di affari Romolo Girardelli
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Nuova svolta nell’inchiesta sui fondi del Carroccio. L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è stato arrestato dalla guardia di finanza per associazione a delinquere, truffa aggravata, appropriazione indebita e riciclaggio nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nei conti del partito coordinata dalla procura di Milano. Secondo i pm, Belsito aveva dato vita a un ”comitato d’affari” che utilizzava la propria influenza per gestire presunti rapporti illeciti nel mondo dell’imprenditoria italiana.

E spunta anche uno ”yacht del valore di 2,5 milioni di euro” acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto. Lo yacht, stando all’ordinanza del gip Gianfranco Criscione, che ha firmato gli arresti richiesti dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, sarebbe stato comprato con l’appropriazione indebita dei fondi del Carroccio. Nell’ordinanza si fa riferimento, infatti, a una nota di polizia giudiziaria del 3 ottobre scorso, dalla quale si evince che l’espulsione di Belsito dalla Lega “ha tutt’altro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Girardelli, da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht”. Si tratta di uno yacht “del valore di 2,5 milioni di euro, che Riccardo Bossi, figlio di Umberto Bossi, avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie a un’ulteriore appropriazione indebita di Belsito”. La stessa nota della Gdf, chiarisce il gip, “fa emergere pure che Belsito tuttora intrattiene poco trasparenti rapporti d’affari con un’esponente della Lega Nord di Chiavari, tale Dujany Sabrina”. Il gip sottolinea, infine, per i quattro arrestati il “concreto e fortissimo pericolo di reiterazione dei reati”.

Belsito ”da tesoriere – osservano i pm – ha tentato di depredare il patrimonio della Lega e ha interpretato il ruolo di uomo politico con l’unica finalità di approfittare delle opportunità che tale qualifica gli offriva”. Insieme a Belsito è finito in manette anche l’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del Carroccio indagato da tempo dalla procura di Milano. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano riguarda anche altre due persone. Una di queste, arrestata dalla guardia di finanza, è Romolo Girardelli, il procacciatore di affari che era legato, stando alle indagini, proprio a Bonet. Mentre la quarta persona è ancora ricercata e sarebbe all’estero.

L’inchiesta un anno fa, con le prime perquisizioni e le prime informazioni di garanzia, aveva travolto la Lega, portando anche alle dimissioni da segretario del Senatur, Umberto Bossi. L’ex leader della Lega, infatti, è indagato da mesi per truffa ai danni dello Stato, mentre i suoi due figli, Renzo “il Trota” e Riccardo, sono accusati di appropriazione indebita. L’inchiesta era prossima alla chiusura e poi è arrivata la svolta di stamani, con gli arresti anche per l’ipotesi di associazione per delinquere. Nelle nuove misure cautelari sarebbe contestato anche il riciclaggio. L’indagine avrebbe ricevuto nuovi ‘impulsi’ da approfondimenti disposti sul ‘capitolo Fincantieri’.

Nell’ambito delle indagini, stando a quanto era emerso nelle scorse settimane, i pm avevano quantificato in circa 19 milioni di euro le spese sospette con fondi pubblici ottenuti dalla Lega, quando a guidare la tesoreria c’era Belsito. Alcune settimane fa Roberto Maroni in un comizio a Pontida aveva portato alcune buste contenenti “i diamanti di Francesco Belsito”, invitando i segretari nazionali a consegnarli alle ”sezioni più meritevoli”.

Secondo quanto si apprende da fonti del Carroccio, la Lega si considera lesa dall’attività del suo ex tesoriere e si costituirà parte civile in un eventuale processo. Belsito, Bonet e Girardelli sono indagati anche dalla Dda di Reggio Calabria in un filone calabrese dell’inchiesta sulla gestione dei fondi del Carroccio. In particolare per l’ex tesoriere l’ipotesi di reato è riciclaggio con l’aggravante di avere favorito la cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano insieme ad altre sette persone.

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