Il gip di Siena Ugo Bellini non ha convalidato i sequestri disposti dalla Procura senese nei confronti di Banca Nomura International e degli ex vertici del Monte dei Paschi, disposti lo scorso 17 aprile. 

I pm titolari dell’inchiesta su Banca Mps avevano chiesto il sequestro di 1,8 miliardi di euro nei confronti della banca giapponese Nomura, nel filone di indagine riguardante la ristrutturazione del veicolo Alexandria, e un totale di 14,4 milioni di euro nei confronti di Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, rispettivamente ex presidente, ex direttore generale ed ex capo area finanza del Monte dei Paschi.

I tre sono indagati, insieme ai dirigenti pro tempore di Nomura Sadeq Sayeed e Raffaele Ricci. Per tutti e 5 l’accusa era di usura e truffa aggravata ai danni di Mps. Secondo quanto trapela da fonti giudiziarie senesi, il decreto di sequestro sarebbe stato respinto in quanto verrebbe contestata l’urgenza del provvedimento, anche se per capire i motivi occorrerà attendere le motivazioni del gip. 

Il sequestro era stato eseguito solo in parte da finanzieri del nucleo di polizia valutaria guidati dal generale Giuseppe Bottillo che la mattina del 16 aprile scorso si erano presentati in Banca d’Italia. Qui avevano chiesto l’ausilio dei funzionari di via Nazionale per il sequestro di 1,7 miliardi depositati da Mps a favore di Nomura, a titolo di garanzia sul finanziamento ricevuto dall’istituto del Sol Levante, e di 88 milioni di commissioni occulte percepite dalla stessa Nomura con l’operazione sul derivato Alexandria.

Il sequestro non era stato possibile perché Nomura aveva da tempo trasferito la somma in una banca in Germania e nei giorni scorsi la Bundesbank aveva fatto sapere di non poter procedere a bloccare i fondi senza una rogatoria internazionale. I magistrati aspettavano la decisione del gip del tribunale di Siena, Ugo Bellini, per avviare la rogatoria. Erano invece già stati bloccati circa 120 milioni di euro di Nomura in Italia e i 14,5 milioni, complessivi, di Mussari, Vigni e Baldassarri. Tra l’altro, secondo quanto si apprende i difensori dell’ex presidente, gli avvocati Tullio Padovani e Fabio Pisillo, avevano presentato al gip una memoria nella quale contestavano il sequestro di 2,3 milioni percepiti dal loro cliente come compensi tra il 2009 e il 2012.

Intanto, in attesa del giudizio della magistratura sullo scandalo derivati e sulla vicenda Antonveneta, i primi a decidere se condannare o meno l’operato di Mussari e Vigni saranno i soci del Montepaschi di Siena. Lunedì 29 infatti gli azionisti della banca sono convocati in assemblea per votare l’azione di responsabilità ai danni dei due protagonisti della mala gestio di Rocca Salimbeni, costata un bilancio in rosso per oltre 3miliardi di euro, aiuti di Stato per 4 miliardi e una fuga di depositi per altri svariati miliardi di euro.

Spetterà quindi agli azionisti della banca dare il via libera all’azione di risarcimento, già avviata innanzi il Tribunale di Firenze, nei confronti dell’ex presidente dell’ex direttore generale “per tutti i danni subiti e subendi dalla banca” in relazione ai derivati sottoscritti con Nomura e Deutsche Bank. Il tutto mentre sulle due banche d’affari pende una richiesta danni da 1,2 miliardi.

Nel corso dell’assemblea, che già si preannuncia un fiume in piena per via dei tanti sfoghi attesi dagli azionisti, saranno messi ai voti altri quattro punti all’ordine del giorno. Tra questi, l’approvazione del bilancio costato una perdita superiore ad ogni attesa di 3,1 miliardi e la nomina del secondo vicepresidente dopo che lo scorso dicembre Turiddo Campaini delle coop aveva rassegnato le dimissioni, pur restando in consiglio. 

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