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Ambiente e territorio. Se sei di ostacolo allo sviluppo ti ammazziamo

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Di solito chi governa, o comunque chi detiene il potere economico, non ha bisogno di uccidere per distruggere il territorio. Con i soldi si compra tutto. Anche e purtroppo l’integrità delle persone. Ma talvolta ci si trova di fronte ad ostacoli insormontabili. Gente che proprio non ne vuole sapere di farsi corrompere, che si mette di traverso.

Jean-Luc Chiappini, presidente del Parco naturale regionale della Corsica, è stato ucciso a colpi di pistola giovedì 25 aprile. Un sicario gli ha sparato da una moto mentre stava tornando in auto ad Ajaccio, appena sbarcato all’aeroporto, di ritorno da Parigi.

Angelo Vassallo, sindaco pescatore di Pollica e da sempre impegnato nella difesa del Parco nazionale del Cilento, invece fu ucciso il 5 settembre 2010 con sette proiettili calibro 9 mentre tornava a casa in auto.

Non è detto che Chiappini e Vassallo siano stati uccisi perché difendevano il proprio territorio. Anzi, nel caso di Vassallo, pare che a monte ci possa essere il commercio di droga che lui aveva scoperto.

Fatto sta che ambedue si erano fatti un sacco di nemici proprio perché cercavano di difendere l’integrità della loro terra.

I loro assassini rimandano ad un altro omicidio storico di difensore dell’ambiente, quel Chico Mendes ucciso il 22 dicembre 1988 perché si batteva “in difesa del popolo della foresta”. Lui sì che fu ucciso perché era di intralcio a chi voleva conquistare sempre più ampie porzioni di territorio di terra indigena.

E, a proposito di indigeni e di Brasile, è di questi giorni la notizia che è stato ritrovato il rapporto Figueiredo, cosiddetto perché steso dal procuratore brasiliano Jader de Figueiredo Correia. 7000 pagine che documentano dettagliatamente assassini di massa, torture e guerre batteriologiche, casi di schiavitù, abusi sessuali, furti di terra e negligenze nei confronti delle popolazioni indigene del Brasile, perpetrati tra gli anni 1940 e 1960. Per effetto di questi crimini, decine di tribù furono completamente sterminate e molte altre furono decimate.

Fra tutti quei crimini è bene ricordare il “massacro dell’undicesimo parallelo”, perpetrato da una compagnia di sfruttamento del caucciù. La compagnia noleggiò un piccolo aereo, sorvolò un villaggio degli Indiani Cinta Larga, considerati di ostacolo per l’espansione della compagnia, e sganciò sopra di loro candelotti di dinamite. Più tardi, alcuni degli assassini ritornarono a piedi per finire i sopravvissuti. Videro una donna che stava allattando un bambino. Strapparono il piccolo alla madre e gli tagliarono la testa, poi appesero la donna a testa in giù e la tagliarono in due. Nel 1975, uno dei colpevoli, José Duarte de Prado, fu condannato a 10 anni di prigione, ma fu graziato in quello stesso anno. Nel corso del processo aveva dichiarato che “uccidere gli Indiani è giusto: sono pigri e infidi”.

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