Non ho potuto essere all’incontro “Rivoluzione della dignità”, ma ho inviato un saluto e la riflessione che segue. Sono determinata a entrare nel dibattito sollevato da questo incontro, perché resta nei miei intenti fare il massimo sforzo per valorizzare gli elementi di unità fra tutte le persone oneste e serie, e la loro capacità di azione. Questo il mio contributo alla giornata:
“Cari amici riuniti per la giornata di dibattito “Rivoluzione della dignità”, desidero ringraziarvi per l’invito che mi è stato rivolto, e scusarmi per non poter partecipare. Mi sono davvero ammalata. E penso che questo fatto, oltre a impedirmi di essere a questo incontro a cui tenevo tantissimo, sia anche molto simbolico. Ora sento che dal piano morale il malessere dell’ultimo periodo emerge anche sul piano fisico. Abbiamo vissuto tutti un trauma, negli ultimi eventi, che ha ferito nel profondo tutte le persone oneste che volevano fortemente un cambiamento di rotta. Lo vediamo bene, nel malessere dei cittadini. Questa ferita è anche di noi neoeletti, che siamo entrati in Parlamento pieni di determinazione a cambiare; che però ci siamo trovati faccia a faccia con le ottusità da un lato, e le manovre sotterranee dei palazzi del potere dall’altro – e ne siamo rimasti travolti.
Ora tocca affrontare una realtà insidiosa, che ha lasciato intatti alcuni fra i nodi più irrisolti che da troppo tempo condizionano la politica in questo paese, e questo va fatto rinsaldando il rapporto fra gli eletti e i cittadini, un rapporto in cui si possa meditare insieme e andare seriamente verso azioni condivise. Il maggiore ostacolo contro ogni cambiamento, mi rendo contro, è la capacità di divisione che viene esercitata, in molti modi, su tutte le forze sane; ecco perché guardo a iniziative come questa con grande speranza; ecco perché mi dispiace non esserci, ma spero – e confido – che anche da qui ne nasceranno molte altre. Abbiamo parlato tanto, troppo, di riforme in questo Paese.
Ogni momento era buono per ricordarci che le riforme erano indispensabili per promuovere i passi necessari verso la via di una normalità, di una evoluzione attesa ma mai prodotta. Nel frattempo ciò che veniva schiacciato dal balletto di “riforme” mai partite era quella dignità che dovrebbe essere l’essenza della condizione umana, rappresentarne l’immutabilità. Viviamo un tempo, incluso il presente, segnato dall’aggressione alla dignità umana – sotto forme nuove, ma sempre uguale e incombente. L’attesa non produce il segno “zero”, ma fa arretrare: l’immobilismo ci consegna alla paura e alla rassegnazione che crescono di pari passo ai giorni che avanzano…Basta guardare alla crisi globale, ai suoi effetti sui livelli di povertà, individuali e collettivi, e sul diritto-dovere al lavoro, premessa della dignità secondo la nostra Costituzione. E dunque questo ragionare insieme, e con i cittadini, di dignità nella giustizia, nel lavoro, nei beni comuni è davvero il passo centrale che può portarci a fare emergere il valore delle persone e delle idee in politica. Nell’amministrare la “cosa pubblica” con senso dello Stato, dell’individuo e della collettività, ma anche con capacità di prospettiva e visione politica. Siamo nella “terra di mezzo”, per dirla con Tolkien – e dobbiamo concepire un modo nuovo e “nuove” persone, per gestirla con intelligenza, amore per i diritti e per l’ambiente da cui dipendiamo.
Vi seguirò attentamente.”.