Una spartizione di poltrone tra Pd e Pdl, con il grande ritorno dei soliti noti, senza farsi mancare inquisiti ed ex piduisti. Camera e Senato hanno votato i presidenti delle commissioni parlamentari, e in particolare il Pdl ha colto l’ultima occasione per piazzare i suoi big finora a corto di poltrone. E così nelle “nuove” Camere diventano presidenti Fabrizio Cicchitto, già iscritto alla Loggia P2 nei lontani anni Settanta, e Roberto Formigoni, l’ex governatore indagato per corruzione e associazione a delinquere nelle inchieste sulla sanità lombarda. Non mancano un alto incarico per il portavoce d’assalto Daniele Capezzone (guiderà nientemeno la Commissione Finanze di Montecitorio), per l’ex ministro Matteoli (alle Telecomuncazioni care a Berlusconi), mentre Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia si è aggiudicato la presidenza della giunta per le Autorizzazioni a procedere alla Camera

Non ce l’ha fatta per il momento Francesco Nitto Palma, l’esponente del Pdl che l’accordo raggiunto nella notte coi democratici avrebbe voluto presidente della commissione Giustizia del Senato: le prime due votazioni hanno però avuto come risultato una fumata nera, con tanto di conseguenti polemiche tra Pd e Pdl. E Renato Schifani che rilancia: “Resta lui il nostro candidato”. In casa centrista, da segnalare che Pier Ferdinando Casini, sopravvissuto alla debacle dell’Udc alleata di Monti, assurge alla guida della Commissione Esteri del Senato. Scarsissima la presidenza femminile. Sono solo tre, tutte del Pd, su 28 le donne elette oggi.

I presidenti delle commissioni
A Montecitorio sono stati eletti Francesco Boccia (Pd) alla commissione Bilancio, Daniele Capezzone (Pdl) alle Finanze, Fabrizio Cicchitto (Pdl) agli Esteri, il deputato del Pdl Francesco Paolo Sisto agli Affari costituzionali, Giancarlo Galan (Pdl) alla Cultura, Donatella Ferranti (Pd) alla Giustizia, Elio Vito (Pdl) alla Difesa, Ermete Realacci (Pd) all’Ambiente, Luca Sani (Pd) all’Agricoltura, l’ex ministro del Welfare Cesare Damiano (Pd) alla commissione Lavoro, Michele Meta (Pd) ai Trasporti, Michele Bordo (Pd) alle Politiche Ue, Guglielmo Epifani (Pd) alle Attività produttive, Pier Paolo Vargiu (Scelta civica) agli Affari sociali. 

Al Senato sono stati eletti Mauro Maria Marino (Pd) alla commissione Finanze, Antonio Azzollini (Pdl) al Bilancio, Anna Finocchiaro agli Affari costituzionali, Nicola Latorre (Pd) alla commissione Difesa, Giuseppe Francesco Maria Marinello (Pdl) all’Ambiente, Altero Matteoli (Pdl) ai Lavori pubblici – Telecomunicazioni, Massimo Mucchetti (Pd) all’Industria, Maurizio Sacconi (Pdl) al Lavoro, Roberto Formigoni (Pdl) all’Agricoltura, Emilia Grazia De Biasi (Pd) alla Sanità, Andrea Marcucci (Pd) alla Cultura, Pier Ferdinando Casini (Scelta civica) agli Esteri. Restano ancora da definire il presidente della commissione Politiche Ue e, come detto, quello della commissione Giustizia. 

Due fumate nere per Nitto Palma, scontro Pd-Pdl
La commissione Giustizia, invece, non è riuscita a eleggere alla prima e alla seconda votazione l’esponente del Pdl Francesco Nitto Palma, che ha ottenuto solo 12 e 13 voti rispetto ai 14 necessari. “E’ un fatto politico, una cosa organizzata, non un caso di franchi tiratori – ha commentato il capogruppo del Pdl Renato Schifani – . Ognuno ora dovrebbe assumersi le sue responsabilità”. Sulla sua mancata elezione è intervenuto lo stesso Nitto Palma: “L’accordo politico non l’avevo preso io. Quindi, su quello che è successo oggi in commissione Giustizia del Senato deciderà il mio partito. Non ho preso i voti dell’altro schieramento. Ma questo è nella logica del voto segreto”.

La votazione si ripeterà domani e sulla sua eventuale ricandidatura Nitto Palma ha risposto chiaramente: ”Lo dovrà decidere il mio partito”. Sembra pertanto saltato l’accordo tra Pd e Pdl sulla commissione Giustizia del Senato: “Domani dalla terza votazione noi voteremo un nostro candidato – ha fatto sapere Felice Casson (Pd) -. Cercavamo un candidato condiviso, ma se tutto il Pd non lo ha votato, evidentemente non lo è”. Parole più tardi smentite e attribuite a un errore delle agenzie di stampa: “L’unica dichiarazione che ho fatto è che noi siamo per un candidato condiviso”, ha precisato Casson. Durissimo Maurizio Gasparri (Pdl): “Quanto accaduto è inaccettabile. E’ chiaro ora a tutti chi viola i patti e chi li rispetta. Il Pdl è un partito serio. Il Pd è il regno del caos”. E in serata torna a parlare Schifani: “Il Pdl ancora oggi ha dimostrato diessere una forza responsabile. Abbiamo votato i candidati del Pd scelti assieme per le presidenze delle commissioni. Altrettanto non è successo nel caso del nostro senatore Nitto Palma. Ci attendiamo che domani il Pd abbia stesso senso di responsabilità. Palma rimane il nostro candidato”.

Giunta autorizzazioni a La Russa, giunta elezioni a M5S, un incarico per Razzi
La presidenza della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera è andata a La Russa (Fdi). Una nomina contro cui aveva tuonato il Movimento 5 Stelle: “Lo sapete dello scambio fra Pdl e Fratelli d’Italia per la giunta? Da noi questa si chiama porcata –  ha dichiarato Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera – danno la presidenza a Fratelli d’Italia per fare una finta opposizione”. Ma l’ipotesi non ha suscitato solo i malumori del M5S. Il nome di La Russa è considerato come una sorta di forzatura del regolamento, visto che il gruppo di Fdi non aveva una sua rappresentatività nella giunta. Un problema che è stato superato con la decisione del Pdl di cedere uno dei suoi tre seggi nella giunta al gruppo Fdi, con la presidente della Camera Laura Boldrini che ha dato parere favorevole nel corso della capigruppo di Montecitorio. Al Senato, invece, alla presidenza della Giunta per le immunità, aspira la Lega, come trapelato in mattinata. La nomina per il momento è però saltata e rinviata a domani. 

Giuseppe D’Ambrosio del Movimento 5 stelle, invece, è stato eletto presidente della Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, con il M5S che ha indicato Vito Crimi quale presidente per il Copasir e Roberto Fico alla Vigilanza Rai. Tra i vice presidenti e i segretari spicca il nome di Antonio Razzi, l’ex Idv che evitò la caduta del governo Berlusconi per poi passare al Pdl, che è stato scelto come segretario della commissione Esteri del Senato: “Sono onorato di ricoprire una carica di tale impegno in una commissione cruciale come questa – ha dichiarato – . Il mio destino, il mio nome, la mia storia mi vuole legato all’estero anche in questa legislatura”. Franco Carraro (Pdl) è vice presidente della commissione Finanze del Senato.

Sel contro M5S: “Sono affetti da poltronismo”
Il M5s ottiene la vice presidenza in diverse commissioni alla Camera e in sei al Senato. E sulle scelte dei vice presidenti e segretari scoppia la polemica tra Sel e M5S: ”Ci aspettavamo il rispetto da parte del M5S dell’accordo tra le opposizioni. Lo hanno rifiutato e si sono presi tutto, accaparrandosi le poltrone di vicepresidente e segretario in tutte le commissioni della Camera”, accusa Gennaro Migliore, capogruppo di Sel a Montecitorio. “Sono affetti da poltronismo”. Beppe Grillo, dal canto suo, è tronato a ribadire via Twitter che “la prassi vuole che le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai vadano all’opposizione, ovvero al MoVimento 5 Stelle”, riecheggiando le parole del capogruppo al Senato, Vito Crimi, secondo cui “anche solo immaginare di dare le presidenze che ci spettano a Sel e Lega – scrive in un post sul blog di Grillo – significa tentare di fare un Gran Premio facendo correre gli avversari con il muletto, ma il risultato non sarebbe tagliare il traguardo, bensì schiantarsi contro le tribune alla prima curva seria, essendosi privati dei freni”.

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