Scioperi selvaggi e picchetti da una parte. Licenziamenti e lettere di sospensione dell’altra. E’ ormai questa l’ordinaria amministrazione della logistica bolognese, settore da mesi attraversato da un violento scontro tra i facchini, guidati dal sindacato Si Cobas, e le aziende che gestiscono i magazzini per conto dei colossi locali, Coop Centrale Adriatica e Granarolo su tutti. Dopo le mobilitazioni dei giorni scorsi, oggi altro sciopero a pochi metri dalla sede della Granarolo, nel magazzino gestito da Ctl, che a sua volta ha appaltato alcune attività al consorzio Sgb. Uno sciopero che in breve tempo è diventato un picchetto. “Avevamo annunciato sarebbe durato un’ora, ma evidentemente una bottiglia di latte vale più di una persona”, spiega un lavoratore tesserato Si Cobas. Il sindacato denuncia l’investimento di due facchini da parte di un tir che avrebbe forzato il blocco. Uno dei due lavoratori, rimasto a terra in stato d’incoscienza, è stato messo su una barella e portato via da un’ambulanza.
“Questa mattina i facchini si sono presentati per andare al lavoro ma 40 di loro sono stati tenuti fuori”, racconta Simone Carpigiani, delegato Si Cobas. Il motivo? Molti lavoratori lunedì hanno ricevuto una lettera di sospensione per aver fatto alcune dichiarazioni davanti alle telecamere. “Quanto in un primo tempo da lei urlato e registrato in alcuni video che sono stati diffusi in rete – recita una lettera firmata da Work Project, società del consorzio Sgb – è stato dichiarato anche ai giornalisti presenti riportando una situazione non veritiera e fortemente lesiva dell’immagine aziendale”. La lettera non entra nel dettaglio, ma su Youtube sono presenti molti filmati girati dagli attivisti del centro sociale Crash, che da tempo seguono la vicenda e sostengono i Si Cobas. In alcuni di questi video i lavoratori denunciano di aver ricevuto offerte di soldi in nero per chiudere la trattativa sindacale. Da qui la sospensione da parte dell’azienda, che denuncia anche “pesanti ingiurie”, e la reazione dei lavoratori col picchetto lampo di oggi, terminato con due facchini all’ospedale e l’arrivo di carabinieri e polizia in tenuta antisommossa.
Reale motivo del contendere è una trattenuta sulla busta paga del 35% che abbassa gli stipendi portandoli in media attorno ai 700 euro mensili. La voce sul cedolino si chiama “Trattenuta stato di crisi 2012 – 2015” per due coop del consorzio Sgb, “Concorso in gestione economica art.33” per una terza coop. La trattenuta dovrebbe continuare a gravare sulle buste paga dei facchini per almeno altri tre anni. “Vogliamo lo stipendio senza riduzioni e il reintegro di tutti i sospesi dal lavoro”, chiede un facchino. Sulla vicenda Sgb, contattata più volte da ilfattoquotidiano.it, non ha rilasciato dichiarazioni. Granarolo invece sottolinea la propria estraneità alla vicenda. “Non sono nostri dipendenti. Granarolo paga regolarmente Ctl, che a sua volta paga regolarmente Sgb”, è la linea aziendale.
Sgb fa sapere di avere sempre rispettato la legalità e di avere da tempo fissato per il 18 maggio un’assemblea in cui, spiega Gabriele Guerra, “discuteremo tutte le rivendicazioni dei lavoratori, anche la questione trattenute”. Per quanto riguarda le accuse dei facchini Sgb invece comunica di voler tutelare la propria immagine. “Sono tutte falsità, abbiamo sempre agito nel rispetto della legge”.
Ad Anzola invece, dopo lo sciopero del 2 maggio, poi interrotto dall’arrivo della polizia, Aster coop ha licenziato 7 facchini, uno è stato sospeso e un altro è in attesa di “valutazione”. I licenziamenti, spiega l’azienda, fanno riferimento alle minacce che i lavoratori avrebbero fatto ad alcuni colleghi all’interno del magazzino di Coop Centrale Adriatica, che rifornisce tutte le Coop del bolognese e che è gestito da Aster coop. Altri sei facchini restano sospesi perché “indagati”, sostiene l’azienda, per furto.