Laura Boldrini ha effettuato una sterzata rispetto alle prime dichiarazioni rilasciate sull’onda dell’emozione per essere stata aggredita in Internet. La presidente della Camera invita a combattere la disoccupazione femminile, perché le donne senza lavoro possono sottrarsi più difficilmente alla violenza. E’ vero, ma il discorso è molto complesso, perché occorre tener conto delle tante che non lavorano per scelta e dei tanti casi in cui è la perdita di lavoro dell’uomo a causargli disperazione e gesti estremi. Tuttavia così, in poche battute, la Boldrini ha mimetizzato lo scivolone dell’altro giorno e incassato il sostegno delle donne che si battono per le donne.
Boldrini ha dichiarato pure che per combattere il sessismo e la violenza alle donne occorre iniziare dall’educazione nelle scuole (sottolineando la natura culturale del problema già evidenziata su questo blog) ed ha accusato la pubblicità (dimenticando, non si sa se intenzionalmente, stampa e tv) di presentare la donna come un oggetto. Affermazione che ha suscitato la risposta di Oliviero Toscani, fotografo pubblicitario autore di campagne come quella del pube a colori o dei Jeans con l’evangelica frase “Chi mi ama mi segua”, scritta tuttavia su un fondoschiena femminile in primo piano e inguainato in uno sgambato mini short.
Per Toscani, le colpevoli delle aggressioni alle donne sono le donne stesse: “La smettano di dover sempre sedurre, altrimenti finiranno per sedurre solo maniaci e i violenti – ha detto – Ormai i tacchi sono inversamente proporzionali all’intelligenza…Questo voler sembrare, apparire, alla fine conduce la donna a essere considerata un oggetto e non più un’entità intelligente”.
Ne dovremmo dedurre che non è la pubblicità responsabile dei fenomeni di emulazione (soprattutto da parte delle giovanissime) delle modelle seminude che il fotoritocco ci fa vedere perfette, ma sono le ragazzine che si espongono come prede. Non sono i corpi a pezzi esposti in primo piano, con slogan accattivanti, a generare nei maschi meno maturi l’idea che la donna sia qualcosa da possedere, ma l’abbigliamento e il trucco femminili.
L’intervento di Toscani più che una provocazione è uno schiaffo alle donne che si truccano e curano l’abbigliamento perché non vogliono rinunciare alla propria femminilità, che non significa essere disponibili a tutto con tutti, ed è una beffa per le ragazzine fresche o le madri di famiglia che hanno subìto violenza dai compagni (delle 115 le donne uccise nel 2012, 74 hanno perso la vita per mano del marito, del compagno o del fidanzato, ed analoghe sono le statistiche per le violenze fisiche e sessuali).
Che dire, invece, di quei pubblicitari che da decine d’anni non sanno fare di meglio che abbinare donne e motori, donne e liquori, pezzi di donne e vari prodotti e che violano tanto spesso gli art 9, 10 e 11 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale per vendere qualunque prodotto, spesso proprio quei cosmetici e quegli abiti che Toscani critica? E che dire di Tv e stampa (che, questa volta a giusta ragione, Toscani chiama in causa) corresponsabili della percezione errata della donna nella società, con parole e immagini che veicolano stereotipi sessisti o con la selezione estetica e per età di chi può andare in video?
A mio avviso, l’emergenza vera, oggi, per le donne, è proprio questa: che ognuno – ministri, presidenti del parlamento, pubblicitari, autori e direttori Tv, anche quando donne – non si assume le proprie responsabilità rivedendo l’approccio alle donne che l’entità sulla quale ha controllo ammannisce ogni giorno da anni. Che ognuno se l’assuma, tale responsabilità, ed operi di conseguenza, così una foto, un video, uno slogan o la dichiarazione becera di qualche politico di primo piano non continueranno ad annullare la paziente educazione al rispetto fra generi impartita con l’esempio e con la parola da genitori, insegnanti ed associazioni per i diritti!