Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri rilancia il braccialetto elettronico per gli stalker. Tra le misure per contenere l’emergenza della violenza sulle donne il Guardasigilli ha infatti illustrato tutta una serie di provvedimenti speciali che sono allo studio del ministero. Tra gli altri, è rispuntato il braccialetto elettronico, noto alle cronache sia per il flop dell’iniziativa dal punto di vista dei risultati, sia dal punto di vista economico per i costi stellari finiti anche nel mirino della Corte dei Conti: 81 milioni di euro per monitorare 14 detenuti. Il Corriere della Sera riporta a quattro colonne la battaglia del ministro, ma dimentica un dettaglio: il possibile conflitto di interessi che ruota intorno all’operazione.
I fatti. Il caso esplode a pochi giorni dall’insediamento dei tecnici di Monti. Appena arrivata al ministero dell’Interno, Cancellieri rinnova il contratto per la fornitura dei servizi di comunicazione elettronica con Telecom Italia per altri sette anni, fino al 2018. Un fiume di denaro per una commessa che la Corte dei Conti aveva già messo nel mirino perché dal 2003 si era risolta in un affare solo per l’azienda e in un clamoroso spreco di risorse pubbliche per lo Stato. La decisione, presa quasi in sordina a metà gennaio 2012, lascia di stucco la collega alla Giustizia Paola Severino che, nel frattempo, si era pubblicamente impegnata a non rinnovare la convenzione prima che venisse dimostrata “l’effettiva utilità dei dispositivi”.
Telecom Italia aveva ringraziato per il rinnovo del contratto i cui proventi toccherà però al signor Piergiorgio Peluso contabilizzare a fine anno. E chi è Peluso? Il figlio del ministro Cancellieri, ovviamente. Che qualche mese dopo quel contratto a sei zeri firmato dalla madre è approdato ai piani alti di Telecom Italia con un incarico di responsabile del settore “Administration, finance and control” da 600mila euro l’anno. Peluso, a onor del vero, ha una laurea in economia e a soli 44 anni può vantare un curriculum di tutto rispetto con incarichi per Credit Suisse, Mediobanca e Arthur Andersen, Unicredit e infine come direttore generale di Fondiaria Sai (il cui patron, Salvatore Ligresti, è assai vicino alla madre). Non stupisce, dunque, che la sua nomina sia stata ben gradita al board di Piazza Affari (sarà il presidente Franco Bernabé in persona a darne notizia ai dipendenti).
E tuttavia ora il conflitto potrebbe diventare più palese e forte di prima ora che la Cancellieri, in posizione di Guardasigilli, rilancia il braccialetto elettronico a probabile beneficio dell’azienda che, nel frattempo, ha aperto le porte al figlio. Tutti plaudono ai propositi espressi dal ministro sul ipotesi di implementare l’uso dei braccialetti estendendoli a nuove categorie come i persecutori seriali delle donne.
Nessuno sembra interessato a sollevare il dubbio che una cena di famiglia possa trasformarsi a questo punto in una cena d’affari. Si aspetta di sapere, tra gli altri, cosa ne pensi Nitto Palma, un nome non certo a caso. L’esponente Pdl ha appena ottenuto la sofferta poltrona di presidente della Commissione giustizia. Ironia della sorte, era stato proprio l’esponente Pdl a sollevare in quella stessa sede il tema dello spreco in occasione del rinnovo a Telecom, costringendo la Cancellieri a precisare che la partita dei braccialetti pesa “solo” 9 milioni di euro sull’economia del contratto e che il loro utilizzo “è pur sempre previsto dalla legge”. Ora anche Palma tace. Anche se a firmare gli ordini di pagamento è mamma e a contabilizzare eventuali entrate (per la società) è il figlio.