Prima la polemica politica, poi la tensione e la contestazione. Al centro, la manifestazione del Pdl contro la persecuzione giudiziaria di Silvio Berlusconi e il suo discorso, che tutto è stato tranne che istituzionale. Enrico Letta, però, per il momento può dormire sonni tranquilli: lui e il Pdl saranno leali, non cadranno nella provocazione, sosterranno le larghe intese. “Nessun fallo di reazione” ha detto il Cavaliere, molto attento a non esagerare nei toni visto quello che stava succedendo nel centro della città durante il suo intervento.
Da un lato i sostenitori del Cavaliere, dall’altro chi lo ha accolto al grido “mafioso”, “vai in galera”. Di fatto a Brescia c’erano due piazze quando il presidente del Popolo della Libertà, arrivato nella città della Leonessa insieme al vice premier Angelino Alfano, è salito sul palco per il suo comizio: “Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima” ha detto Berlusconi tra gli applausi dei suoi sostenitori. Poi l’attacco: “A me è successo la stessa cosa accaduta a Enzo Tortora, ma se qualcuno pensava di spaventarmi e di intimidirmi si è sbagliato di grosso e resterà deluso” ha sottolineato l’ex premier prima di attaccare i “giudici politicizzati e non imparziali che non pagano mai per i loro errori e che vogliono eliminarmi perché da 20 anni sono l’unico ostacolo tra la sinistra e il potere”. Fischi da una parte, applausi dall’altra.
Poi l’intervento si è fatto più politico. “Ogni famiglia che non ce la fa rappresenta per me uno struggimento, un dolore e solo stando al governo possiamo mettere in campo quelle politiche necessarie” ha detto Berlusconi, passato all’incasso quando si è parlato di Imu: “Abbiamo onorato gli impegni da giugno non si pagherà più l’Imu – è stato lo slogan del Cavaliere – Dobbiamo essere soddisfatti da ora in avanti la tredicesima non sarà presa come accaduto a dicembre per l’Imu e mai più la casa dovrà essere aggredita come si è fatto con quella tassa”. Messaggio chiaro: “Imu abolita per sempre e nessun aumento dell’Iva”. Il presidente del Pdl, inoltre, ha chiesto un ‘Parlamento dimezzato’ e corsie veloci per i decreti legge del governo.
E quando il discorso si è spostato sulle larghe intese, Berlusconi ha promesso fedeltà a Letta: “Questo governo è un fatto storico, epocale perché per la prima volta nella storia della nostra Repubblica il centrodestra e il centrosinistra sono riusciti a mettersi assieme per fare il bene del Paese e mettere mano a quelle riforme necessarie come ad esempio quella dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica e dando pieni poteri al presidente del Consiglio”. Guarda caso, due temi assai cari al Cavaliere, che infatti ha messo il cappello sulla nascita del governo: “Ho lavorato per far nascere questa nuova maggioranza e governo di coalizione nell’operare nella direzione di quello per cui ci siamo impegnati in campagna elettorale”. Un concetto ribadito anche quando la piazza, o almeno quella a lui fedele intona il coro “Chi non salta comunista è”, al quale Berlusconi ha risposto: “Io non posso saltare – ha allargato le braccia e sorriso, quasi a scusarsi -, con loro ci siamo al governo”.
Poi Berlusconi ha nominato Beppe Grillo e dalla piazza sono piovuti fischi che per un attimo hanno spiazzato il Cavaliere: “Ho detto Grillo e mi trovo di fronte ad una vostra reazione molto rozza ma efficace” ha sottolineato Berlusconi, che compresa l’antifone è tornato a battere sui temi della giustizia. “La nostra non garantisce l’imparzialità dei giudici, calpesta troppo spesso il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi. Tutto ciò fa dell’Italia, un tempo la culla del diritto, un Paese e una democrazia malate”. E’ solo l’introduzione di un passaggio tutto orientato sulla riforma della giustizia, altro argomento caro al Cavaliere. “Una riforma della giustizia è necessaria per gli italiani non per Berlusconi – ha detto – Io ho i mezzi per resistere, mi batto, resto in campo ma quando una cosa del genere succede a un cittadino comune, e può capitare a tutti, tutti possono finire nel tritacarne giudiziario solo perché qualcuno ha deciso di farci del male. Questo può accadere in qualsiasi momento – ha sentenziato Berlusconi – e a me è accaduto per un pregiudizio politico che sfocia spesso nell’odio nei miei confronti e nei confronti di quelle classi sociali che rappresentiamo con la nostra politica”. Il culmine è arrivato con la citazione di Enzo Tortora: “Ieri sera ho visto le sue immagini quando diceva ai giudici ‘io sono innocente e spero dal profondo del mio cuore che lo siate anche anche voi’. Ed è questo il sentimento di tantissimi italiani che ogni giorno entrano nel tritacarne infernale della giustizia” ha detto B. Immediata la reazione della figlia del conduttore tv, Gaia, che ha scritto su Twitter: “Ero preparata. Caro Silvio, mio padre era un’altra storia. Un’altra persona. Ognuno risponde alla sua coscienza. #nostrumentalizzazioni“.
Non poteva mancare il collegamento con la sentenza Mediaset e con le possibili ripercussioni sulle larghe intese: “L’assurda condanna non mi farà fare un fallo di reazione, come qualcuno ha sperato, continuerò a sostenere il governo” ha garantito Berlusconi. Che poi ha assicurato: “Noi se siamo qui è perché siamo persone leali, io sono una persona leale quando guardo negli occhi una persona per confermare un accordo per me è come se avessi firmato un contratto e tra persone per bene i contratti si rispettano”. Infine il messaggio – diretto – ai pm: “Ci sono dei magistrati politicizzati accecati dal pregiudizio e odio nei miei confronti io da qui voglio mandargli un messaggio – ha urlato il Cavaliere – Potete farmi di tutto ma c’è una cosa che non mi potrete impedire cioè di essere il leader del Pdl, fino a quando molti milioni di italiani lo vorranno”. Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Nazionale Magistrati, che tramite il presidente Rodolfo Sabelli ha sottolineato che nei confronti di Berlusconi non c’è “nessun odio, nessun pregiudizio politico”, perché “i magistrati applicano la legge e lo fanno con serenità in un sistema garantito”. Le accuse del Cavaliere? L’Anm non ha dubbi: “Il solito campionario di offese”. Dopo le quali sia Berlusconi che Alfano hanno lasciato in auto piazza Duomo. Applausi e fischi. Insulti e scontri verbali. All’inizio come alla fine.
Politica
Pdl a Brescia, Berlusconi: “I pm vogliono eliminarmi, io non mi spavento”
Il Cavaliere punta sui soliti temi della giustizia politicizzata che vuole farlo fuori in quanto unico ostacolo tra la sinistra e il potere, ma poi assicura che sarà leale al governo Letta. "Non farò falli di reazione, ho lavorato per farlo nascere, non lo farò cadere"
Prima la polemica politica, poi la tensione e la contestazione. Al centro, la manifestazione del Pdl contro la persecuzione giudiziaria di Silvio Berlusconi e il suo discorso, che tutto è stato tranne che istituzionale. Enrico Letta, però, per il momento può dormire sonni tranquilli: lui e il Pdl saranno leali, non cadranno nella provocazione, sosterranno le larghe intese. “Nessun fallo di reazione” ha detto il Cavaliere, molto attento a non esagerare nei toni visto quello che stava succedendo nel centro della città durante il suo intervento.
Da un lato i sostenitori del Cavaliere, dall’altro chi lo ha accolto al grido “mafioso”, “vai in galera”. Di fatto a Brescia c’erano due piazze quando il presidente del Popolo della Libertà, arrivato nella città della Leonessa insieme al vice premier Angelino Alfano, è salito sul palco per il suo comizio: “Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima” ha detto Berlusconi tra gli applausi dei suoi sostenitori. Poi l’attacco: “A me è successo la stessa cosa accaduta a Enzo Tortora, ma se qualcuno pensava di spaventarmi e di intimidirmi si è sbagliato di grosso e resterà deluso” ha sottolineato l’ex premier prima di attaccare i “giudici politicizzati e non imparziali che non pagano mai per i loro errori e che vogliono eliminarmi perché da 20 anni sono l’unico ostacolo tra la sinistra e il potere”. Fischi da una parte, applausi dall’altra.
Poi l’intervento si è fatto più politico. “Ogni famiglia che non ce la fa rappresenta per me uno struggimento, un dolore e solo stando al governo possiamo mettere in campo quelle politiche necessarie” ha detto Berlusconi, passato all’incasso quando si è parlato di Imu: “Abbiamo onorato gli impegni da giugno non si pagherà più l’Imu – è stato lo slogan del Cavaliere – Dobbiamo essere soddisfatti da ora in avanti la tredicesima non sarà presa come accaduto a dicembre per l’Imu e mai più la casa dovrà essere aggredita come si è fatto con quella tassa”. Messaggio chiaro: “Imu abolita per sempre e nessun aumento dell’Iva”. Il presidente del Pdl, inoltre, ha chiesto un ‘Parlamento dimezzato’ e corsie veloci per i decreti legge del governo.
E quando il discorso si è spostato sulle larghe intese, Berlusconi ha promesso fedeltà a Letta: “Questo governo è un fatto storico, epocale perché per la prima volta nella storia della nostra Repubblica il centrodestra e il centrosinistra sono riusciti a mettersi assieme per fare il bene del Paese e mettere mano a quelle riforme necessarie come ad esempio quella dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica e dando pieni poteri al presidente del Consiglio”. Guarda caso, due temi assai cari al Cavaliere, che infatti ha messo il cappello sulla nascita del governo: “Ho lavorato per far nascere questa nuova maggioranza e governo di coalizione nell’operare nella direzione di quello per cui ci siamo impegnati in campagna elettorale”. Un concetto ribadito anche quando la piazza, o almeno quella a lui fedele intona il coro “Chi non salta comunista è”, al quale Berlusconi ha risposto: “Io non posso saltare – ha allargato le braccia e sorriso, quasi a scusarsi -, con loro ci siamo al governo”.
Poi Berlusconi ha nominato Beppe Grillo e dalla piazza sono piovuti fischi che per un attimo hanno spiazzato il Cavaliere: “Ho detto Grillo e mi trovo di fronte ad una vostra reazione molto rozza ma efficace” ha sottolineato Berlusconi, che compresa l’antifone è tornato a battere sui temi della giustizia. “La nostra non garantisce l’imparzialità dei giudici, calpesta troppo spesso il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi. Tutto ciò fa dell’Italia, un tempo la culla del diritto, un Paese e una democrazia malate”. E’ solo l’introduzione di un passaggio tutto orientato sulla riforma della giustizia, altro argomento caro al Cavaliere. “Una riforma della giustizia è necessaria per gli italiani non per Berlusconi – ha detto – Io ho i mezzi per resistere, mi batto, resto in campo ma quando una cosa del genere succede a un cittadino comune, e può capitare a tutti, tutti possono finire nel tritacarne giudiziario solo perché qualcuno ha deciso di farci del male. Questo può accadere in qualsiasi momento – ha sentenziato Berlusconi – e a me è accaduto per un pregiudizio politico che sfocia spesso nell’odio nei miei confronti e nei confronti di quelle classi sociali che rappresentiamo con la nostra politica”. Il culmine è arrivato con la citazione di Enzo Tortora: “Ieri sera ho visto le sue immagini quando diceva ai giudici ‘io sono innocente e spero dal profondo del mio cuore che lo siate anche anche voi’. Ed è questo il sentimento di tantissimi italiani che ogni giorno entrano nel tritacarne infernale della giustizia” ha detto B. Immediata la reazione della figlia del conduttore tv, Gaia, che ha scritto su Twitter: “Ero preparata. Caro Silvio, mio padre era un’altra storia. Un’altra persona. Ognuno risponde alla sua coscienza. #nostrumentalizzazioni“.
Non poteva mancare il collegamento con la sentenza Mediaset e con le possibili ripercussioni sulle larghe intese: “L’assurda condanna non mi farà fare un fallo di reazione, come qualcuno ha sperato, continuerò a sostenere il governo” ha garantito Berlusconi. Che poi ha assicurato: “Noi se siamo qui è perché siamo persone leali, io sono una persona leale quando guardo negli occhi una persona per confermare un accordo per me è come se avessi firmato un contratto e tra persone per bene i contratti si rispettano”. Infine il messaggio – diretto – ai pm: “Ci sono dei magistrati politicizzati accecati dal pregiudizio e odio nei miei confronti io da qui voglio mandargli un messaggio – ha urlato il Cavaliere – Potete farmi di tutto ma c’è una cosa che non mi potrete impedire cioè di essere il leader del Pdl, fino a quando molti milioni di italiani lo vorranno”. Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Nazionale Magistrati, che tramite il presidente Rodolfo Sabelli ha sottolineato che nei confronti di Berlusconi non c’è “nessun odio, nessun pregiudizio politico”, perché “i magistrati applicano la legge e lo fanno con serenità in un sistema garantito”. Le accuse del Cavaliere? L’Anm non ha dubbi: “Il solito campionario di offese”. Dopo le quali sia Berlusconi che Alfano hanno lasciato in auto piazza Duomo. Applausi e fischi. Insulti e scontri verbali. All’inizio come alla fine.
B.COME BASTA!
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Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Palermo, 13 mar. (Adnkronos) - All'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e i Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina hanno effettuato una vasta operazione nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale "poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan Cappello-Cintorino' e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.