Angelino Alfano ci sarà. E ci sarà pure Maurizio Lupi. Il ministro dell’Interno e vicepremier del governo Letta nonché il titolare del dicastero dei Trasporti parteciperanno alla manifestazione del Pdl a Brescia “contro l’uso politico della giustizia”. Di fatto un appuntamento che il Popolo della libertà si è dato in chiave anti-giudici dopo la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni in appello per il processo sui diritti televisivi di Mediaset. Un appuntamento quindi con una chiara connotazione politica che, in questo momento di “larghe intese”, suscita più di una polemica nel Partito democratico riunito in Assemblea a Roma per eleggere il segretario – unico candidato e probabile eletto l’ex segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani– che dovrà traghettare il partito fino al Congresso previsto a ottobre. Ad annunciare la sua presenza a Brescia è Alfano stesso via Twitter: “Oggi tutti a fianco del presidente Berlusconi e al nostro sindaco Adriano Paroli”. La prima a reagire è la vice-presidente uscente del Pd Rosy Bindi: “Berlusconi ha detto che farà un discorso pacato a Brescia, possiamo dire che consideriamo molto grave che il vicepresidente del Consiglio partecipi a quella manifestazione?”.
Epifani: “Oggi a Brescia c’è chi mette mine”. La replica del Pdl
Ancor più dura la reazione di Guglielmo Epifani: “A Brescia c’è chi continua a mettere mine”, ha detto il segretario in pectore del Pd, spiegando che “il lavoro da fare da parte del governo è molto e non è facile, abbiamo tante mine e oggi è la giornata in cui qualcuno a Brescia sta mettendo un’altra mina”. Poco prima, invece, l’annuncio di Alfano, che nel suo tweet unisce l’utile (lo spot elettorale per il candidato Pdl bresciano) al dilettevole (dimostrare fedeltà a Berlusconi): “Oggi pomeriggio a Brescia. Tutti a fianco al Presidente e al nostro sindaco Adriano Paroli“, ha scritto il ministro dell’Interno. Un invito subito raccolto dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che sempre sul social network garantisce la sua presenza a Brescia. Sandro Bondi, invece, preferisce rispondere al vicepresidente uscente del Pd e tira in ballo il premier. “La faziosità dell’onorevole Bindi giunge a tal punto da sottacere il fatto che il premier Enrico Letta partecipa giustamente ai lavori dell’assemblea del Pd – dice Bondi – così come il ministro Alfano prende parte a una manifestazione elettorale e democratica indetta dal proprio partito”. E’ su questo punto che convergono tutti i berluscones: la partecipazione del vicepremier Alfano (il ministro per le Riforme Quagliariello parteciperà non fisicamente ma “con il pensiero”) alla manifestazione anti-giudici di Brescia corrisponde alla partecipazione del capo del governo Letta all’Assemblea nazionale del Pd. A chiarire il concetto il deputato Pdl Daniela Santanchè: ”Come sempre due pesi e due misure. E’ vergognoso l’attacco rivolto al nostro segretario Angelino Alfano. Possibile che il segretario nazionale di un partito – se si tratta del Pdl e se di tratta di Alfano – debba abdicare al proprio ruolo politico, ai danni del proprio partito,mentre Enrico Letta può tranquillamente annunciare via agenzie che inteverrà alle 16 alla assemblea del Pd appena terminato il dibattito? Siamo di fronte a un golpe doppio, o all’idiozia di chi continua a vedere il mondo in modo miope? All’intelligenza degli italiani l’ardua sentenza”.
Berlusconi ‘annulla’ la manifestazione di lunedì al tribunale di Milano
Il ‘contrordine’ è arrivato via sms poco prima delle 14: la riunione dei gruppi parlamentari del Pdl, prevista in un primo momento lunedì, alle 11, a Milano, è stata spostata a Roma, alle 11.30. Silvio Berlusconi, a quanto si apprende, avrebbe cambiato idea e deciso di trasferire dallo ‘Star Hotel’ all’auletta dei Gruppi di Campo Marzio il vertice con i suoi deputati e senatori per fare il punto della situazione politica in una giornata segnata da un altro appuntamento processuale molto sentito, l’udienza del processo Ruby prevista proprio nella mattinata del 13 maggio al Tribunale di Milano, dove in aula è attesa la requisitoria di Ilda Boccassini. In queste ore già si era diffusa la notizia di possibili ‘marce’ anti pm davanti alla Procura milanese e per questo motivo il Cavaliere avrebbe deciso di rasserenare gli animi, tenendo toni bassi per non ‘rovinare’ quel clima di pacificazione nazionale auspicato dal Quirinale.
Grillo: “Quella di Berlusconi è una marcetta su Brescia”
Dissacrante Beppe Grillo, che in un post sul suo blog attacca frontalmente il Cavaliere e la sua “marcetta su Brescia”. “I giudici hanno il torto di giudicarlo, per lui dovrebbero voltarsi dall’altra parte come il pdmenoelle o rimanere silenti come le statue di sale delle Istituzioni” ha scritto l’ex comico genovese, secondo cui “purtroppo per Al Tappone, giudicare è il loro mestiere e i tribunali della Repubblica non sono ancora stati privatizzati”. Non manca la polemica con il premier Letta e contro le larghe intese: “Non un fiato da Capitan Findus Letta, non un sospiro dai vertici del pdmenoelle in nome della ‘pacificazione’. Una parola usata per nascondere l’immondo mercimonio di un governo che rimane in piedi perché sostenuto da un condannato per i suoi fini personali”. Il leader del M5S, poi, ricordando le parole di Napolitano (“Bisogna fermare la violenza verbale prima che si trasformi in eversione”) sottolinea che “a Milano con l’occupazione del Palazzo di Giustizia da parte dei nominati da Berlusconi in Parlamento l’eversione è già avvenuta. Politici contro magistratura”. Da qui l’attacco al capo dello Stato: “Non ricordo – prosegue Grillo – un sussurro da parte del capo del Csm. Forse era distratto in nome della governabilità. La ‘violenza verbale’ è consentita se a protezione dello statista Berlusconi che, magnanimo, mantiene in vita il governo. E mette nero su bianco alcune dichiarazioni fatte da esponenti del Pdl”.
Poi, in rassegna, una serie di dichiarazioni del Pdl post sentenza di appello e, per finire, un plauso alla magistratura, definita “supplente della politica” sin dalla Seconda Repubblica, nonché “fiamma sempre più debole, addomesticata da leggi ad castam, da un’informazione faziosa alla quale ogni diffamazione è permessa, da un presunto realismo nel cui nome si è persino giustificata la trattativa Stato-mafia“. “Per questo governo – conclude Beppe Grillo – i magistrati sono un impiccio, un ostacolo alle Grandi Intese, colpevoli di mettere in discussione la pax sociale, irresponsabili. ‘Lo Stato non può processare sé stesso’, diceva Leonardo Sciascia. E oggi Berlusconi è lo Stato”. Firmato Beppe Grillo.