Brunetta vuole sapere cosa dice Sel delle proprie bandiere tra i manifestanti che a Brescia contestavano il senatore Silvio Berlusconi. Il senatore Berlusconi era in quella piazza e in quella città, che forse dovrebbe rispettare un po’ di più per via del passato, per rivendicare un assunto contenuto nella Fattoria degli Animali, scritto da George Orwell, ovvero che “tutti gli Animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
In buona sostanza il senatore Berlusconi (non risultano altre cariche istituzionali) rivendica il diritto di essere al di sopra della legge, in quanto capo di uno schieramento politico. Ritiene di essere, come i sovrani dell’Ancien Regime, irresponsabile di fronte alla legge. Un’idea balzana, se fosse espressa dal signor Rossi al bar del Giambellino, ma che sostenuta da un parlamentare che è anche capo assoluto di un partito, in una piazza con accanto membri del governo in carica, assume un carattere eversivo. Eversivo non nei confronti dei magistrati, ma nei confronti di un principio che accettiamo tutti; che hanno accettato persino il vituperato Giulio Andreotti e l’esiliato Bettino Craxi. Ovvero che tutti siamo uguali di fronte alla legge. Tale principio, che sta alla base della democrazia liberale, ci impone, se siamo chiamati a rispondere di un reato, di presentarci davanti ai giudici, esercitando, in quella sede e solo in quella sede, nel migliore dei modi il diritto a difenderci. Diritto assai largo nel nostro ordinamento, tra i più garantisti del continente.
Berlusconi lamenta due cose. In primis che qualcuno lo abbia portato in tribunale, atto che considera una indebita intromissione della magistratura nella politica. Si potrebbe rispondere, in maniera quasi ovvia, che sarebbe bastato non porsi nella condizione di commettere reati per evitare questa imbarazzante posizione. Non è certo colpa dei magistrati, se lui e i suoi sodali hanno truccato le carte nella vicenda Mondadori, hanno barato sui diritti tv, se qualcuno del suo entourage ha mollato una consiste e cifra a senatori dell’opposto schieramento per tradire Romano Prodi, e l’elenco potrebbe continuare. I magistrati se riscontrano una notizia di reato, hanno il dover di procedere, ma secondo Berlusconi, se tali reati lo coinvolgono, i pubblici ministeri dovrebbero arrestarsi come avveniva davanti ai sovrani assoluti.
La seconda cosa che Berlusconi lamenta è che i giudici non gli hanno consentito di truccare il processo, non hanno accolto le sue scuse da scolaretto impreparato per allungare il dibattimento fino alle Calende greche, arrivando all’agognata prescrizione. Si sono invece permessi di applicare la legge, emettere una sentenza e condannarlo. Berlusconi non contesta un solo fatto processuale. Dice solo i maniera apodittica: “io subisco una persecuzione” e si accosta a Enzo Tortora, finendo per essere trattato da miserabile dalle figlie del povero Tortora.
Brescia è dunque un momento eversivo al quale si sono uniti, con atto gravissimo il vice presidente del Consiglio, Angelino Alfano e altri membri dell’esecutivo. Brunetta vuole, sapere cosa dice Sel delle sue bandiere tra i contestatori.
Io vorrei invece sapere cosa dice il Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giorgio Napolitano, della presenza del Ministro dell’Interno e degli altri ministri ad una manifestazione che attacca la Costituzione e la Magistratura. Giorgio Napolitano ha il dovere di parlare e ha il dovere di farlo adesso, dicendo cose forti e chiare. Il suo silenzio sarebbe complicità, verso chi oggi attenta palesemente ad uno dei capisaldi di quella Carta Costituzionale che questo signore poche settimane fa ha di nuovo giurato di difendere. Ebbene lo faccia!