Sostiene Gaetano Quagliariello: “Si era deciso che per i ministri dovesse intervenire solo Alfano, in quanto segretario del partito. Poi dopo gli attacchi del Pd anche alcuni di noi hanno scelto di partecipare, io sono arrivato da Napoli”. Silvio Berlusconi va ancora una volta all’attacco dei magistrati e in piazza ci sono tre ministri: il già citato Quagliariello, titolare delle Riforme, il ciellino Maurizio Lupi, Infrastrutture, e soprattutto Angelino Alfano, il quasi coetaneo del premier Enrico Letta nonché suo vice e ministro dell’Interno. Un colpo in teoria durissimo alle larghe intese, alla luce delle riforme invocate dal Cavaliere: separazione delle carriere, intercettazioni, responsabilità civile dei magistrati.
Ma la tendenza a minimizzare, sulle conseguenze per l’esecutivo, è bipartisan. Per un giorno la presunta pacificazione viene sospesa. Continua Quagliariello: “Nelle vecchie liturgie di Forza Italia faceva testo il fondale e il fondale di oggi indica che è una manifestazione elettorale. E cancellare le identità e le appartenenze sarebbe una perdita secca per tutti, allora sì che sarebbe un vero inciucio. Le riforme? Sono già scritte nella relazione dei saggi del Quirinale”. Vero per tutte, tranne la separazione delle carriere. Aggiunge Maurizio Gasparri: “Ognuno ha la sua rivoluzione, noi abbiamo questa, anche se il Pd alla Camera è maggioranza”. Propaganda e realpolitik. Un altro doppio binario, dopo la distinzione tra governo e guai giudiziari di Berlusconi. In ogni caso, al centro c’è sempre la giustizia, il terreno dov’è più facile scivolare per Letta. Non a caso, fino alla tarda serata di venerdì, la partecipazione di Alfano e degli altri pidiellini di governo era esclusa quasi al cento per cento. La svolta ieri mattina con un tweet dello stesso segretario del Pdl: “Oggi pomeriggio a Brescia. Tutti a fianco al Presidente Berlusconi e al nostro sindaco Adriano Paroli”. Alfano avrebbe informato prima “l’amico Enrico” con una comunicazione secca: “Tu vai all’assemblea del Pd, io alla manifestazione del Pdl”. Poi, di fronte alle polemiche, un tweet di replica: “Leale al Paese, leale al governo, leale al Popolo della libertà. Per qualcuno è troppo, per me è giusto”.
L’uso dell’aggettivo “leale” non è casuale. Perennemente inseguito dai sospetti di “tradimento”, avanzati dai falchi berlusconiani, Alfano si è precipitato a Brescia per arginare l’offensiva del suo più ostico avversario interno. Non Daniela Santanchè, che pure ha lavorato per un’altra marcia sul tribunale di Milano, poi saltata, ma Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera. Il vero problema per le colombe di destra che stanno al governo è lui, che aspira a fare il contraltare del premier sull’agenda di governo.
Ufficialmente, alla piazza anti-pm di Brescia, Palazzo Chigi oppone una sola dichiarazione di Letta all’assemblea del Pd, pronunciata peraltro prima dell’intervento di B.: “La difesa e il rispetto dell’autonomia della magistratura è un valore per noi, sempre e comunque. Qualunque cosa accada”. Neppure una parola sulla partecipazione di Alfano, mentre dal suo staff precisano che sulla giustizia fa testo solo il discorso del premier quando ha preso la fiducia, dove non compare alcuna delle riforme chieste dal Cavaliere. Ma un punto di equilibrio raggiunto con Alfano è stato certamente lo spostamento della riunione dei parlamentari del Pdl da Milano, in un albergo vicino al tribunale, a Roma, prevista per domani. Una decisione che ha tranquillizzato il Quirinale e ha portato anche il capo dello Stato a minimizzare nelle sue conversazioni informali di ieri: “Berlusconi non è stato peggio di altre volte, anzi”.
Insomma, tutti a far finta di nulla nell’esecutivo, tranne qualche eccezione come il ministro renziano Delrio: “Non si fa il bene del Paese se cariche dello Stato e del nostro governo manifestano in piazza contro la giustizia”. In ogni caso, il premier conta di ricucire la sua “squadra” con il ritiro nell’ex abbazia di Spineto, vicino a Siena. La due giorni organizzata per “fare spogliatoio” comincerà alle cinque del pomeriggio di oggi. I ministri dovrebbero arrivare in pullman da Roma e Letta ha l’ambizione di mettere a punto la strategia per affrontare, nell’ordine, la riforma della politica e della Costituzione, la legge elettorale, la fine del finanziamento pubblico ai partiti “come conosciuto oggi”, il Senato delle autonomie. Ogni omissione sulla giustizia è puramente voluta.
da Il Fatto Quotidiano del 12 maggio 2013
Politica
Manifestazione Pdl, Berlusconi contro i giudici. E Letta porta il governo in gita
Nonostante la partecipazione di alcuni ministri alla protesta voluta dal Cavaliere, la tendenza a minimizzare sulle conseguenze per l'esecutivo è bipartisan. E il Presidente del Consiglio conta di "ricucire" la sua squadra con il ritiro nell'ex Abbazia di Spineto, vicino a Siena
Sostiene Gaetano Quagliariello: “Si era deciso che per i ministri dovesse intervenire solo Alfano, in quanto segretario del partito. Poi dopo gli attacchi del Pd anche alcuni di noi hanno scelto di partecipare, io sono arrivato da Napoli”. Silvio Berlusconi va ancora una volta all’attacco dei magistrati e in piazza ci sono tre ministri: il già citato Quagliariello, titolare delle Riforme, il ciellino Maurizio Lupi, Infrastrutture, e soprattutto Angelino Alfano, il quasi coetaneo del premier Enrico Letta nonché suo vice e ministro dell’Interno. Un colpo in teoria durissimo alle larghe intese, alla luce delle riforme invocate dal Cavaliere: separazione delle carriere, intercettazioni, responsabilità civile dei magistrati.
Ma la tendenza a minimizzare, sulle conseguenze per l’esecutivo, è bipartisan. Per un giorno la presunta pacificazione viene sospesa. Continua Quagliariello: “Nelle vecchie liturgie di Forza Italia faceva testo il fondale e il fondale di oggi indica che è una manifestazione elettorale. E cancellare le identità e le appartenenze sarebbe una perdita secca per tutti, allora sì che sarebbe un vero inciucio. Le riforme? Sono già scritte nella relazione dei saggi del Quirinale”. Vero per tutte, tranne la separazione delle carriere. Aggiunge Maurizio Gasparri: “Ognuno ha la sua rivoluzione, noi abbiamo questa, anche se il Pd alla Camera è maggioranza”. Propaganda e realpolitik. Un altro doppio binario, dopo la distinzione tra governo e guai giudiziari di Berlusconi. In ogni caso, al centro c’è sempre la giustizia, il terreno dov’è più facile scivolare per Letta. Non a caso, fino alla tarda serata di venerdì, la partecipazione di Alfano e degli altri pidiellini di governo era esclusa quasi al cento per cento. La svolta ieri mattina con un tweet dello stesso segretario del Pdl: “Oggi pomeriggio a Brescia. Tutti a fianco al Presidente Berlusconi e al nostro sindaco Adriano Paroli”. Alfano avrebbe informato prima “l’amico Enrico” con una comunicazione secca: “Tu vai all’assemblea del Pd, io alla manifestazione del Pdl”. Poi, di fronte alle polemiche, un tweet di replica: “Leale al Paese, leale al governo, leale al Popolo della libertà. Per qualcuno è troppo, per me è giusto”.
L’uso dell’aggettivo “leale” non è casuale. Perennemente inseguito dai sospetti di “tradimento”, avanzati dai falchi berlusconiani, Alfano si è precipitato a Brescia per arginare l’offensiva del suo più ostico avversario interno. Non Daniela Santanchè, che pure ha lavorato per un’altra marcia sul tribunale di Milano, poi saltata, ma Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera. Il vero problema per le colombe di destra che stanno al governo è lui, che aspira a fare il contraltare del premier sull’agenda di governo.
Ufficialmente, alla piazza anti-pm di Brescia, Palazzo Chigi oppone una sola dichiarazione di Letta all’assemblea del Pd, pronunciata peraltro prima dell’intervento di B.: “La difesa e il rispetto dell’autonomia della magistratura è un valore per noi, sempre e comunque. Qualunque cosa accada”. Neppure una parola sulla partecipazione di Alfano, mentre dal suo staff precisano che sulla giustizia fa testo solo il discorso del premier quando ha preso la fiducia, dove non compare alcuna delle riforme chieste dal Cavaliere. Ma un punto di equilibrio raggiunto con Alfano è stato certamente lo spostamento della riunione dei parlamentari del Pdl da Milano, in un albergo vicino al tribunale, a Roma, prevista per domani. Una decisione che ha tranquillizzato il Quirinale e ha portato anche il capo dello Stato a minimizzare nelle sue conversazioni informali di ieri: “Berlusconi non è stato peggio di altre volte, anzi”.
Insomma, tutti a far finta di nulla nell’esecutivo, tranne qualche eccezione come il ministro renziano Delrio: “Non si fa il bene del Paese se cariche dello Stato e del nostro governo manifestano in piazza contro la giustizia”. In ogni caso, il premier conta di ricucire la sua “squadra” con il ritiro nell’ex abbazia di Spineto, vicino a Siena. La due giorni organizzata per “fare spogliatoio” comincerà alle cinque del pomeriggio di oggi. I ministri dovrebbero arrivare in pullman da Roma e Letta ha l’ambizione di mettere a punto la strategia per affrontare, nell’ordine, la riforma della politica e della Costituzione, la legge elettorale, la fine del finanziamento pubblico ai partiti “come conosciuto oggi”, il Senato delle autonomie. Ogni omissione sulla giustizia è puramente voluta.
da Il Fatto Quotidiano del 12 maggio 2013
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Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Credo che l'esperienza viva possa essere più forte di qualunque altro elemento: io da giovane sono stata vittima di violenza, ho avuto un fidanzato che non capiva il senso del no". Lo ha detto in aula alla Camera la deputata del M5s Anna Laura Orrico, nel dibattito sulla Pdl sulle intercettazioni e in particolare sull'emendamento sul limite all'uso delle intercettazioni stesse.
"Quando l'ho lasciato ha iniziato a seguirmi sotto casa, si faceva trovare dietro gli angoli del mio quartiere. Venti anni fa non si parlava di violenza contro le donne, non c'era nessun meccanismo di prevenzione nè strumenti per agire -ha proseguito Orrico-. Il mio appello alla Camera è di sostenere questo emendamento, oggi gli strumenti ci sono ma non sono sufficienti. Le intercettazioni sono tra questi strumenti e nessuna donna è tutelata se non è consapevole".
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "Il rapporto delle Nazioni Unite che afferma che Israele ha compiuto 'atti di genocidio' e ha trasformato la 'violenza sessuale' in un'arma come strategia di guerra non è solo ingannevolmente falso, ma rappresenta anche un nuovo, vergognoso punto basso nella depravazione morale delle Nazioni Unite". Lo ha scritto su X il parlamentare israeliano dell'opposizione Benny Gantz, aggiungendo che il rapporto diffonde "calunnie antisemite e fa il gioco di terroristi assassini".
Washington, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli attacchi "sistematici" di Israele alla salute sessuale e riproduttiva a Gaza sono "atti genocidi". Lo ha affermato una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite. “La Commissione ha scoperto che le autorità israeliane hanno parzialmente distrutto la capacità dei palestinesi di Gaza – come gruppo – di avere figli, attraverso la distruzione sistematica dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, che corrisponde a due categorie di atti genocidi”, ha affermato l'Onu in una nota. Israele “respinge categoricamente” queste accuse, ha indicato la sua ambasciata a Ginevra (Svizzera).
Roma,13 mar. (Adnkronos) - Il Commissario Straordinario dell'AdSP Mtcs Pino Musolino ha partecipato al panel organizzato nell'ambito della fiera Letexpo di Alis a Verona sulle tematiche della logistica, dei trasporti e della sostenibilità, dove questa mattina sono intervenuti anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il viceministro con delega ai porti Edoardo Rixi.
"Partecipare ad un evento come quello organizzato da Alis e da Guido Grimaldi - ha sottolineato il Commissario Musolino- che è diventato un punto di riferimento della logistica e della sostenibilità in Italia e non solo, per parlare di tematiche della portualità e di un settore così strategico per il nostro paese è sempre molto stimolante".
"Bisogna ragionare- ha concluso Pino Musolino - sui cambiamenti che oggi lo shipping sta affrontando per essere pronti a cogliere le opportunità che il settore marittimo ci sta offrendo, soprattutto nella transizione ecologica e nelle nuove tecnologie, per essere competitivi non solo nei nostri scali italiani ma anche nei porti europei e mondiali".
(Adnkronos) - Acer for Education conferma la sua partecipazione a Fiera Didacta 2025, l'evento di riferimento per l'innovazione nel settore scolastico, che si terrà dal 12 al 14 marzo presso la Fortezza da Basso a Firenze. In questa occasione, Acer presenterà le sue più recenti soluzioni tecnologiche progettate per trasformare la didattica e preparare gli studenti alle professioni del futuro.
“La scuola è al centro di un’importante rivoluzione digitale e richiede tecnologie sempre più all'avanguardia per supportare la didattica. Acer, leader del settore, si impegna costantemente per offrire soluzioni innovative, in grado di soddisfare le esigenze di entrambi docenti e studenti,” afferma Alessandro Barbesta, Head of Sales Commercial & Education, Acer Italia. "Crediamo infatti che la tecnologia sia un alleato indispensabile per l’innovazione didattica e possa supportare appieno i docenti nel creare esperienze di apprendimento coinvolgenti e idonee a preparare gli studenti alle professioni del futuro”.
Durante i tre giorni dell'evento, Acer offrirà agli operatori del mondo scolastico un ricco programma di workshop. Questi incontri, tenuti da esperti del settore, mostreranno in modo pratico e interattivo come le tecnologie digitali possano affiancare efficacemente le modalità didattiche tradizionali. L'obiettivo è fornire al personale scolastico gli strumenti necessari per integrare le nuove tecnologie nei processi educativi, migliorando l'esperienza di apprendimento degli studenti.
Acer collaborerà con partner come Google for Education e Microsoft Education per presentare soluzioni integrate che facilitino l'apprendimento collaborativo e l'accesso alle risorse educative digitali. Saranno inoltre presentati dispositivi progettati per l'ambiente scolastico, caratterizzati da durabilità, sicurezza e facilità d'uso, per supportare al meglio le esigenze delle istituzioni educative.
Antonella Arpa, aka Himorta, nota creator a livello internazionale e con un passato da insegnante, mostrerà in modo pratico come la gamification possa rendere le lezioni più interattive e il videogioco diventare un prezioso strumento per apprendere competenze trasversali, come il team-working e il problem-solving. Verrà analizzata anche l’importanza cruciale delle materie STEM nel mondo di oggi, con un'attenzione particolare allo studio computazionale e alle sue applicazioni pratiche.
Le “Maestre a Cubetti”, spiegheranno come integrare la tecnologia in classe per un apprendimento dinamico e innovativo. Con il supporto dei dispositivi Acer Chromebook Plus e del gioco Minecraft, le insegnanti mostreranno come potenziare la didattica per competenze attraverso il game-based learning, migliorando l’esperienza di apprendimento e guidando i ragazzi nella realizzazione fattiva di progetti concreti.
Fabio De Nunzio, Presidente dell’Associazione Bullismo No Grazie, e Maurizio Siracusa, Ethical Hacker e componente del Direttivo di Bullismo No Grazie, offriranno un’analisi delle implicazioni psicologiche e sociali del fenomeno del bullismo, fornendo indicazioni concrete e strategie efficaci per promuovere un ambiente scolastico più sicuro e inclusivo. Un focus particolare sarà dedicato all'educazione dei ragazzi ad un uso consapevole e sicuro della tecnologia e al coinvolgimento di genitori e docenti in una rete di prevenzione attiva.
Francesco Bocci, psicoterapeuta e fondatore di Video Game Therapy, Marcello Sarini, ricercatore di Informatica al Dipartimento di Psicologia dell'Università Bicocca di Milano, e Elena Del Fante, psicologa digitale e del gaming, assegnista di Ricerca Milano-Bicocca e Founder di Play Better, analizzeranno come il videogioco, oltre ad essere uno strumento di apprendimento, rappresenti anche una grande opportunità per innovare la didattica. Il gioco di gruppo offre, infatti, un grande potenziale per stimolare le soft skill, come il problem solving, che sono fondamentali per il successo degli studenti.
Lo stand Acer sarà al Padiglione Spadolini, piano inferiore, K44.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Il ciclo 'Career connections' di UniMarconi ha visto ieri un appuntamento dedicato a esplorare le opportunità e le strategie professionali di una realtà d’eccellenza: Kpmg. Career connections, organizzato da UniMarconi in collaborazione con aziende leader, è un programma che propone eventi bimestrali dedicati alle tendenze del mercato, alla formazione su competenze specifiche e al networking professionale.
L'evento ha appunto visto come protagonista Kpmg, leader mondiale nella consulenza e nell’analisi forense, per vedere come stia rivoluzionando il modo di affrontare le sfide del mercato del lavoro. Hanno partecipato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi, Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services, e Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi.
"Con il progetto 'Career connections' - ha spiegato Tommaso Saso, direttore marketing e relazioni esterne UniMarconi - l'Università Guglielmo Marconi crea un ponte strategico tra il mondo accademico e il mondo professionale. Una delle missioni della nostra università è dare agli studenti una solida conoscenza tecnica ma anche creare la possibilità di una visione strategica e relazionale".
"Il nostro obiettivo - ha sottolineato Daniele Ianniello, associate partner Kpmg forensic services- è presentare agli studenti i servizi di Kpmg, in particolare il settore del Forensic, una boutique che si occupa di prevenire, identificare e rispondere ai rischi di frode".
"Questi incontri - ha commentato lo studente Leonardo Primangeli, studente di economia UniMarconi - sono fondamentali per lo studente, sono una grande opportunità, perché permettono di entrare in contatto con esperti di una delle big four nel campo della consulenza, un'esperienza che molti di noi considerano un traguardo".
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)