Sei anni di reclusione e interdizione perpetua dei pubblici uffici. E’ la richiesta di pena del pubblico ministero Ilda Boccassini per Silvio Berlusconi, imputato al processo Ruby per prostituzione minorile (cinque anni) e concussione (un anno). E’ la conclusione della requisitoria del magistrato davanti al tribunale di Milano. Boccassini ha citato l’articolo l’articolo 319quater che disciplina la “induzione indebita a dare o promettere utilità”, formula che ha sostituito la concussione dopo la riforma Severino dell’anno scorso. Il cambiamento normativo potrebbe creare complicazioni al processo che, stando all’attuale calendario, dovrebbe andare a sentenza il 24 giugno dopo le repliche dei legali del leader del Pdl. Le difese, infatti, hanno fatto presente che sui problemi d’interpretazione sorti intorno allla “nuova” concussione devono ancora pronunciarsi le sezioni unite della Cassazione.
Nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore funzionava “un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi“, ha affermato Boccassini nel suo lungo intervento. Questo è provato “oltre ogni ragionevole dubbio”. Nessun dubbio, ancora, sul fatto che “Ruby si prostituisse”, e che abbia “fatto sesso con Berlusconi”, ricevendone dei benefici”. E l’allora premier “sapeva che la ragazza era minorenne”. E che la parentela con Mubarak della ragazza fosse “una colossale balla“, testuali parole del magistrato in aula, era perfettamente noto anche ai funzionari della Questura di Milano che dopo il fermo la lasciarono andare, agendo quindi per assecondare “l’interesse di Berlusconi” e non per presunte ragioni di Stato. Le conclusioni dell’accusa arrivano dopo lo speciale andato in onda ieri su Canale 5, tutto rivolto a dimostrare l’innocenza del proprietario di Mediaset. La prima parte della requisitoria è stata già illustrata in aula il 4 marzo dall’altro rappresentante della pubblica accusa Antonio Sangermano.
video di Franz Baraggino
In aula c’è stato un momento di tensione quando il magistrato ha parlato alcuni testimoni che “sono stati costretti a mentire”, facendo infuriare l’avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Berlusconi, che per alcuni istanti ha interrotto la requisitoria. Boccassini ha citato in proposito la showgirl Miriam Loddo e l’ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini.
L’intervento di Ilda Boccassini è iniziato con una disanima sulla normativa che riguarda la prostitituzione minorile – una delle imputazioni del Cavaliere, insieme alla concussione – nella quale il magistrato ha citato anche le modifiche approvate negli anni dei governi Berlusconi. “Prima di entrare nel merito delle imputazioni – ha detto Ilda Boccassini – volevo ribadire l’importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l’altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi”.
“RUBY MINORENNE, FEDE LO SAPEVA”. Poi il procuratore aggiunto ha ripercorso la storia della minorenne marocchina Karima al Mahroug alias Ruby, tra denunce per furto e affidamenti a comunità. Emilio Fede, che conosce Ruby a un concorso di bellezza in Sicilia nel settembre 2009, “sa che la ragazza è minorenne“, afferma il pm, citando l’intercettazione in cui il direttore del Tg4 diceva che aveva “13 anni”. ‘Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?”, si è chiesta retoricamente.
Il “sistema prostitutivo”, ha sottolinato Boccassini, partecipavano sia ragazze che “esercitavano” la professione, spesso extracomuntarie, sia ragazze “di buona famiglia”. Tutte “volevano avvicinare il presidente del consiglio nella speranza di ottenere denaro o favori“, in particolare il lancio in programmi tv, “come spesso è avvenuto”. Ruby, così come le altre ragazzeche avrebbero preso parte ai festini a di Arcore, era alla ricerca del “sogno negativo italiano” e “avvicinò Berlusconi per ottenere denaro facile e possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo, così come le altre giovani”.
“RUBY CERTAMENTE SI PROSTITUIVA”. Alla vigilia dell’incontro con Berlusconi, Ruby mostra uno stile di vite e una disponibilità di denaro incompatibili con la sua condizione. “Non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse”, ha chiarito Boccassini, richiamando gli acquisti di beni di lusso da parte della ragazza e diverse testimonianze di persone che la frequantavano. E la sera in cui arriva ad Arcore, sono presenti lo stesso Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, cioè quelli che il pm definisce gli organizzatori del “sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi”, imputati in un processo a parte. E’ il 14 febbraio 2010. Sia Fede che Mora “sono a conoscenza della minore età” di Ruby, afferma Boccassini. E’ la ragazza stessa che racconta di averlo confidato all’agente televisivo, avendo notato il suo “atteggiamento paterno”. E’ un punto cruciale del processo, perché Silvio Berlusconi ha sempre affermato di non sapere che la ragazza avesse meno di 18 anni, dato che lei raccontava di averne 24.
”Non vi è dubbio che Karima El Mahroug aveva fatto sesso con Berlusconi e ne aveva ricevuto dei benefici”, ha aggiunto in seguito il pm nella sua requisitoria, che ha ricordato le intercettazioni telefoniche in cui la stessa Ruby fa intendere la natura dei suoi rapporti con il premier, prima di smentirla pubblicamente. E l’ex premier “sapeva che la ragazza era minorenne”. Ruby “aveva da Silvio Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore”, ha continuato Boccassini. “Anche il primo maggio, senza che avesse fatto nulla”, Ruby ha con sé “una notevole quantità di denaro in banconote da 500 euro”. Quanto alle serate ad Arcore, Ilda Boccassini sostiene che, in base ai tabulati telefonici acquisiti, la giovane marocchina abbia “anche dormito nella residenza di Berlusconi il 20 e 21 febbraio, il 9 marzo, il 4 e 5 aprile, il 24, 25 e 26 aprile 2010 e il 1 e il 2 maggio 2010”.
“IL DOPPIO LAVORO DI NICOLE MINETTI”. Boccassini ironizza anche sul “doppio lavoro” di Nicole Minetti, consigliere regionale in Lombardia “pagata dal contribuente” e addetta alla “gestione” delle cosiddette Olgettine, le protagoniste dei festini che trovavano ospitalità presso appartamenti di proprietà del Cavaliere in via Olgettina a Milano. Non si sa quale occupazione fosse per lei “più invasiva“, ha detto il pm. Fu proprio Minetti a essere incaricato da Berlusconi di andare a recuperare Ruby in questura a Milano la notte del fermo per furto, tra il 26 e il 27 maggio 2010, episodio da cui deriva l’accusa di concussione al leader del Pdl. Nonostante l’indicazione contraria del magistrato minorile Fiorillo, i funzionari di polizia lasciarono andare Ruby in seguito alle pressioni telefoniche dell’allora presidente del consiglio, che aveva indicato in Nicole Minetti la persona a cui affidarla. E Minetti, anche lei “consapevole della minore età”, porta Ruby a dormire da Michelle Conceicao, prostituta anche lei, ha sottolineato Boccassini, elencando una serie di prove e testimonianze sull’attività della brasiliana.
LE PRESSIONI SUI POLIZIOTTI. Il procuratore aggiunto ha poi ricostruito in dettaglio la notte in Questura a Milano, che all’inizio appare una storia di routine, con la volante che ferma Karima in corso Buenos Aires in seguito a una segnalazione per furto arrivata da Caterina Pasquino, che ospitava la ospitava in casa. Dai primi contatti con agenti e funzionari, la pm minorile di turno Anna Maria Fiorillo si insospettisce, dato che la ragazza afferma di vivere facendo “la danza del ventre”, e dispone che sia affidata a una comunità. Dalle 23,34, dalla questura partono una serie di telefonate a diverse strutture per trovare un posto libero, mentre Ruby, priva di documenti, viene fotosegnalata. Dato che un posto libero non si trova, Fiorillo chiede che sia trattenuta in questura per la notte.
Fino a questa fase, afferma Boccassini, il comportamente di pm e funzionari di polizia è “lineare e ineccepibile“. Ma poi la vicenda prende una piega diversa. Perché è la stessa Pasquino a mobilitare le colleghe “Olgettine” avvertendole di quanto successo, e la notizia arriva anche a Giuseppe Spinelli, il contabile di Berlusconi incaricato anche di retribuire le ragazze. E da Michelle Conceicao arriva anche all’allora premier Berlusconi, che sta rientrando da un impegno politico in Francia, fa muovere la Minetti. La prima telefonata del premier al capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni, che si trova a casa, arriva alle 23,49. E’ qui che Berlusconi dipinge Ruby come “una nipote del presidente egiziano Mubarak”. Ostuni testimonia che il premier parla di “affido“, segno, secondo Boccassini, che sa che Ruby è minorenne, dato che “non si possono dare in affido persone di 30 o 45 anni”.
MUBARAK, LA “COLOSSALE BALLA” NOTA IN QUESTURA. Che la parentela con Mubarak fosse “una colossale balla” era però perfettamente noto anche ai funzionari della Questura coinvolti. “La minorenne era già stata fotosegnalata” e nel corso delle prime telefonate in base al nome Ostuni era stato messo al corrente che Ruby aveva negato di essere la nipote dell’ex presidente egiziano. La sua identità era stata accertata già dal momento del fermo, tramite l’archivio informatico della Pubblica sicurezza, dato che la ragazza aveva fornito il suo vero cognome. Ignazio Colletti, uno dei poliziotti che ebbe a che fare con la giovane marocchina, ha detto in aula al pm Sangermano: ”Sono certo che la dottoressa Iafrate (Giorgia Iafrate, il commisario a cui era stata scaricata la grana notturna in Questura) dopo aver parlato con la ragazza, si convinse che non era vero fosse parente di Mubarak”. Sono “avvilenti”, secondo Boccassini, “le dichiarazioni della Iafrate che afferma che Fiorillo le aveva dato il suo consenso”.
Gli uomini della Questura hanno quindi agito solo “per l’interesse di Berlusconi” e non per salvaguardare i buoni rapporti diplomatici con l’Egitto. Quando Ostuni chiamò il questore per avvertirlo della telefonata di Silvio Berlusconi sapeva “benissimo che la vicenda della nipote di Mubarak era una balla colossale e sapeva benissimo che la ragazza era minorenne, marocchina e scappata da una comunità e che interessava all’allora presidente del consiglio”. Il quale temeva che, restando in Questura, Ruby “svelasse di aver fatto sesso con lui” e “quanto accadeva” nella sua dimora. Tra l’altro, ha osservato Boccassini, all’epoca erano già note al pubblico le vicende di Noemi Letizia e delle foto delle ragazze a Villa Certosa, Certamente “a conoscenza” anche dei poliziotti.
Nonostante l’identità di Ruby fosse ormai chiara, ha rilevato ancora il pm, in piena notte la Questura chiede al commissariato di Tarormina di mandare una volante a Letojanni, il paese dove vivono i genitori della ragazza. Uno scrupolo, che secondo Boccassini, non sarebbe stato utilizzato per una qualunque extracomunitaria fermata per strada. Fatto sta che la minorenne viene “affidata” a Minetti intorno alle due di notrte, mentre la conferma degli accertamenti del commissariato di Taormina arrivano due ore dopo.
“BERLUSCONI HA MENTITO”. “Berlusconi ha mentito, è un suo diritto di imputato”, ha affermato ancora Boccassini, in merito all’affermazione dell’ex premier su una telefonata ricevuta da Miriam Loddo “in lacrime” dalla Questura la notte del fermo. Una presenza che l’accusa smentisce. Nelle sue dichiarazioni spontanee, Berlusconi ha affermato di aver ricevuto la notizia del fermo di Ruby proprio dalla Loddo, e non dalla prostituta Conceicao: “Dagli atti del processo ho poi rilevato che il telefonino aveva ricevuto una chiamata da tale Michelle Conceicao. Io non ricordo di aver mai parlato con questa Conceicao”, ha spiegato. Agli atti c’è comunque un’intercettazione telefonica in cui Miriam Loddo e Nicole Minetti rievocano la loro corsa in questura per “fare un favore all’amica”, intendendo l’allora premier.
Sempre a proposito della genuinità delle ricostruzioni della difesa, Ilda Boccassini ha sottolineato che “le persone che sono state sentite sono a libro paga di Silvio Berlusconi”. E ha fatto notare che le ragazze “sono state prostitute” dunque, a differenza di ciò che sostiene Berlusconi, non sono state danneggiate dalle indagini.
Secondo il pm, Berlusconi “non merita le attenuanti generiche” che gli sono state concesse in altri processi, come quello sul Lodo Mondadori, in virtù della sua posizione politica. Tra i motivi, “i testimoni a libro paga”. Oltre al comportamento processuale, Boccassini ha attaccato “l’invasione del palazzo di giustizia da parte di persone delle istituzioni”, a proposito della manifestazione dei parlamentari Pdl di qualche settimana fa. Di fronte alla quale afferma di essersi sentita “smarrita”.