“Non c’è stata nessuna votazione sulla restituzione della diaria non rendicontata”. Lo dice la deputata del Movimento 5 Stelle, Paola Pinna, al termine dell’assemblea a porte chiuse di oltre tre ore a Montecitorio. “Abbiamo votato su tutte le voci della busta paga – dice Pinna – e quando è stato il momento di discutere sulla diaria si è solo chiesto a chi non era d’accordo di alzare la mano. A quel punto nessuno ha avuto il coraggio di protestare”. Un’insofferenza che riguarda una parte del gruppo parlamentare sempre più numerosa. Fonti interne parlano di una ventina di persone, ma c’è chi azzarda che, se proprio si deve parlare di numeri, gli scontenti sarebbero molti di più. “Non ci interessano i soldi, noi contestiamo il metodo che è stato utilizzato. Perché non abbiamo votato anche su quel punto? Tra l’altro abbiamo parlato della diaria solo alla fine della riunione quando già molti se ne erano andati”. Non solo Pinna, ma anche i deputati Adriano Zaccagnini, Alessio Tacconi e Alessandro Furnari in prima fila a criticare metodi e modalità della discussione. “Non ce ne andiamo dal Movimento”, ha concluso la deputata della Sardegna. “Di sicuro non usciamo, anche se potrebbe fare comodo a molti”.
Nonostante le polemiche, l’assemblea dei parlamentari 5 Stelle si è chiusa con un risultato concreto: tutti i 161 eletti del Movimento restituiranno la diaria non rendicontata. “E’ una decisione – ha commentato Alessandro Di Battista – che rispecchia perfettamente quanto detto in campagna elettorale e soprattutto il volere dei cittadini, i nostri datori di lavoro”. Indennità di 5000 euro lordi, diaria e altre spese rendicontate e quello che avanza viene restituito: questi i punti fondamentali approvati dal gruppo. Si valuterà caso per caso chi è più in difficoltà con le spese e gli altri deputati vedranno come farsi carico del problema. “A questo risultato – ha aggiunto Di Battista – vanno aggiunti i 42 milioni di euro di rimborsi elettorali che abbiamo già rifiutato e anche il no a tutte le extra indennità per coloro che tra di noi hanno cariche nelle commissioni (vicepresidenti e segretari). Chi ha mai fatto tutto questo nella storia della Repubblica?”. Un risultato da festeggiare secondo il deputato del Lazio che chiede agli altri partiti politici di seguire l’esempio del Movimento 5 Stelle.
“Siamo compatti – commenta Laura Bottici, questore al Senato – l’assemblea doveva solo risolvere alcune questioni pratiche”. Come ad esempio la modalità di rendicontazione delle singole spese. “Ci affidiamo al buon senso di ognuno. Tutto quello che si spende viene segnalato e poi pubblicato sui propri profili online. Così che gli attivisti e i cittadini possano controllare”. Per quanto riguarda le ricevute, si vedrà se pubblicarle tutte o lasciarle in libera consultazione per chi ne farà richiesta. “Daremo una mano – conclude Bottici – a chi è più in difficoltà. Ad esempio è uscito il problema di rendicontare la baby sitter per la mamme: in quel caso si potranno scrivere le spese sotto la voce “assistenza familiare”. Siamo una comunità, valuteremo caso per caso e non lasceremo indietro nessuno”.
La discussione sulla diaria era iniziata qualche tempo fa sul forum dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, dove gli eletti avevano espresso la volontà di mantenere tutto lo stipendio con l’obbligo poi di rendicontare le spese. La restituzione degli eccedenti sarebbe stata poi solo su base volontaria. “Chi si tiene i rimborsi si mette fuori dal Movimento – ha detto Beppe Grillo in un comizio ad Avellino mentre i suoi erano riuniti a Roma – Se c’è quello che vuole fare carriera e i soldi se li tiene, si mette fuori da solo. Ci fanno battaglia sulla diaria perché uno o due hanno protestato”. Ma il problema è stato fin da subito molto più complesso, con il leader politico costretto ad intervenire anche sul blog: “Houston – ha scritto venerdì 10 maggio – abbiamo un problema di cresta”. Da lì discussioni e attivisti inferociti sui forum e in rete, per ribadire la loro opposizione a parlamentari che “come al solito vogliono tenersi tutti i soldi”. Una questione che ha imbarazzato il Movimento 5 Stelle fin dall’inizio, costretto a giocare in difesa su di un tema che era stato fin da subito al centro della propria campagna elettorale. A chi chiedeva l’espulsione dei dissidenti, hanno risposto gli stessi eletti a 5 Stelle: “Non mi piace per niente questo ‘tiro al piccione’ – ha commentato Manuela Corda – pensate forse che questa campagna denigratoria dall’interno faccia bene al Movimento? Se qualcuno commetterà errori ne pagherà le conseguenze e se ne assumerà la responsabilità”.