Una variopinta carovana di 415 auto storiche per un valore totale praticamente inestimabile, condotte da piloti anch’essi di adeguata consistenza finanziaria o adeguata notorietà in vari campi, partirà oggi da Brescia per attraversare mezza Italia, arrivare a Roma e tornare indietro. E’ la 31esima rievocazione della Mille Miglia. Per molti uno “spettacolo magnifico”, oppure uno “straordinario museo viaggiante”. Certamente rappresenta un colossale business. Visto da un altro punto di vista, quello dei detrattori, tecnicamente si tratta di 415 auto non catalizzate, inesorabilmente rumorose con marmitte di sicuro non conformi alle normative vigenti, per la maggior parte di grossa cilindrata con velocità possibili anche di 280 km/ora, quasi tutte senza cinture di sicurezza né tantomeno altri sistemi di sicurezza oggi obbligatori o indispensabili, come l’Abs e gli airbag (quindi con piloti e copiloti in una situazione di grave rischio anche se a onor del vero gli incidenti sono rari). Il tutto in un applaudito viaggio di 1600 chilometri.
I privilegi per i possessori di auto storiche
Come accade tutti gli anni, sul bordo di provinciali e statali che attraversano i luoghi più belli e puri d’Italia tra vallate emiliane, passi appenninici e spianate laziali, si sgranerà una folla di migliaia di persone ad applaudire ricchi e straricchi piloti che, secondo le critiche, per soddisfare una passione privata vanno ad occupare, inquinando come non è più possibile per gli altri comuni mortali, per quattro giorni il suolo pubblico. Si ripete, quindi, una vecchia corsa di velocità pura che si tenne dal 1927 (sponsorizzata da Mussolini), fino al 1957, con l’interruzione della guerra, e abolita quando un incidente provocò la morte di un pilota e del suo copilota su una Ferrari e fece altre 9 vittime tra gli spettatori, tra cui 5 bambini a Guidizzolo. Oggi le stesse auto di allora, senza alcuna modifica (quindi consumi del tempo ed emissioni conseguenti) possono partecipare a questa rievocazione. Mentre l’opinione pubblica ha decretato che le supercar moderne insieme a tutti i Suv sono oggetti inutili e disdicevoli e i loro proprietari degni di pubblico ludibrio, si ripete una parata di macchine da esibizione che possono costare anche due o tre milioni di euro. E uno Stato che, con il governo Monti e le sue tasse, ha ucciso il comparto delle auto “di lusso” – tutte emigrate all’estero insieme alle barche e agli aeroplani da turismo – consente che queste auto preziose non paghino neppure il bollo ordinario (ridotto ad una cifra ridicola) e nemmeno un’adeguata assicurazione. Solo perché sono auto storiche: da qui tutti i privilegi in deroga alle leggi sull’inquinamento e la sicurezza. Per loro, il “bollo” inteso come tassa di possesso non esiste, ma è diventato, per l’art.63 della legge 342/2000, una tassa di circolazione forfettaria che a seconda delle regioni, varia dai 25,40 euro del Veneto ai 60 euro annui (ma è un’eccezione) della Toscana. Indipendentemente da cilindrata, valore, emissioni allo scarico.
Il business del “museo viaggiante”
Chi ci guadagna? Il business è gigantesco. Prima di tutto i privati, cioè i proprietari del marchio: la 1000 Miglia S.r.l., una società totalmente partecipata dall’Automobile Club di Brescia, proprietario del nome e del marchio della Freccia Rossa. A cominciare banalmente dalla quota d’iscrizione di quest’anno, circa 7500 euro, che moltiplicata per i 415 partecipanti vuol dire un incasso di oltre 3 milioni di euro. Poi gli sponsor. Quest’anno la Mercedes che giustamente sfrutta la grande visibilità, il merchandising, la pubblicità, i diritti d’immagine, l’indotto, alberghi, ristoranti che accolgono una carovana di qualche migliaio di auto (comprese quelle dell’assistenza e degli accompagnatori) che attraversano l’Italia. In più il valore specifico di un’auto che ha partecipato alla Mille Miglia storica inevitabilmente sale, qualche volta raddoppia. “La corsa più bella del mondo”, così la chiamano, “un momento di grande visibilità per Brescia” ripetono da sempre organizzatori e notabili locali, tanto che il candidato sindaco Pd Emilio Del Bono ha parlato in campagna elettorale di rilancio della città (che ha speso 750mila euro per avere la tappa finale del Giro d’Italia il 26 maggio), “sfruttando il il driver della Mille Miglia come motore per lo sviluppo di un territorio ricco di risorse culturali, enogastronomiche, paesaggistiche”.
Tutte le altre Mille Miglia d’Italia: lì dove osa il privilegio
Resta il fatto che le auto storiche godono di privilegi che per molti sono intollerabili, mentre i comuni mortali in utilitaria devono, giustamente, rispettare tutti le restrizioni sempre più rigorose e le “euro zero” da tempo sono fuorilegge in assoluto. La Mille Miglia è certo l’evento più eclatante, ma solo nell’ultimo mese il calendario italiano delle gare con auto d’epoca ha visto il 1° maggio il Trofeo Levoni a Castellucchio di Mantova; lo stesso giorno la Cronoscalata del Monte Maddalena (sempre a Brescia, su una collina proprio in città); il giorno 3 la Lecce-Gallipoli-Corigliano nel Salento e la Coppa Sila da Cosenza a Limigliatello; il giorno 4 quattro gare, in Sardegna (la Cagliari-Belvi), a Pove del Grappa, a Caltanissetta (la Ronde delle Zolfare) e a Bergamo; il 5 maggio la 100 Miglia (solo cento) delle Terre Gonzaghesche a Gaustalla, la Transappenninica da Cervia a Milano Marittima. E questo solo nella prima metà del mese. Il calendario completo prevede per il 2013, salvo cambiamenti, 32 manifestazioni in tutta Italia a maggio, 42 a giugno, 13 a luglio, 6 ad agosto, 20 a settembre, 13 a ottobre, 3 a novembre, una anche a dicembre e febbraio: 131 in totale. Senza contare quelle minori e locali, oltre ai raduni di marca. Per poi ricominciare con il 2014.
L’escamotage ha un nome: Automotoclub Storico italiano
Insomma un esercito di auto che non potrebbero circolare, ma che hanno trovato l’escamotage dello status di auto storiche. L’escamotage si chiama Asi, Automotoclub Storico Italiano costituito nel 1966 e riconosciuto Ente morale di diritto privato per decreto del Presidente della Repubblica n.977 del 24 ottobre 1980. Si tratta di “una Federazione composta da 250 club federati e 29 club aderenti, che riunisce oltre 140mila appassionati di veicoli storici e rappresenta istituzionalmente il motorismo storico italiano presso tutti gli organismi nazionali ed internazionali competenti” si legge sul suo sito. “L’Ente, statutariamente, sostiene e tutela gli interessi generali della motorizzazione storica italiana, valorizzandone l’importanza culturale, storica e sociale”.
In sostanza l’Asi promuove la conservazione ed il recupero di qualsiasi veicolo a motore che abbia compiuto vent’anni. La spiegazione? “Questi mezzi sono stati protagonisti attivi e insostituibili della storia del Ventesimo secolo, esprimendone l’evoluzione tecnica, di costume e sociale”. Non è un fenomeno solo italiano: gare di auto storiche, ma in numero decisamente minore, cioè poche all’anno, si fanno in Francia, in Germania, in Austria, in Croazia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, perfino in Svizzera ma nel calendario internazionale non si legge praticamente mai il nome di Paesi che hanno fatto del rigoroso rispetto delle leggi e del rispetto dell’ambiente (oltre il rispetto della logica generale) punti essenziali, come i Paesi Nordici.
Peraltro secondo l’Asi qualsiasi mezzo semovente con più di vent’anni, conservato nello stato originale, ha diritto a essere iscritto come veicolo storico, perfino un’Alfa 33, con tutto il rispetto, o una Panda, dando al proprietario vantaggi notevoli: la libera circolazione con marmitte velenose e rumorose (se non è auto storica cioè iscritta all’Asi, deve sottostare alla normale revisione), niente cintura di sicurezza e possono perfino circolare senza fari accesi di giorno fuori dai centri abitati, come obbliga il codice. In certi casi il permesso di circolare è legato alla partecipazione ad una gara: ma cosa ne sa l’agente che ferma l’auto storica se davvero sta andando ad un raduno? In fondo è un modo legale per non pagare le tasse che tartassano l’auto: comprarsi una Porsche del 1993, una bella “964” per esempio, pagando fra l’altro una cifra ridicola anche per il passaggio, circa 125 euro, concettualmente moderna e sicura come un’auto moderna, che costa come una Punto e paga meno tasse di un ciclomotore e usarla tutti i giorni è assurdamente legale. Ma se si hanno i milioni necessari per una Ferrari degli Anni ’50 il discorso non cambia. I privilegi sono gli stessi.
Fatti a motore
Riparte la Mille Miglia 2013. E con essa gli assurdi privilegi delle auto storiche
Come ogni anno la rievocazione della celebre gara porterà una flotta di vecchie auto milionarie da Brescia a Roma e ritorno in deroga alle regole su inquinamento e sicurezza. In tutto, sono 131 le gare simili in calendario nel 2013 e migliaia i veicoli circolanti senza i requisiti di legge. Lo consente un decreto presidenziale del 1980 che ha costituito l’Asi
Una variopinta carovana di 415 auto storiche per un valore totale praticamente inestimabile, condotte da piloti anch’essi di adeguata consistenza finanziaria o adeguata notorietà in vari campi, partirà oggi da Brescia per attraversare mezza Italia, arrivare a Roma e tornare indietro. E’ la 31esima rievocazione della Mille Miglia. Per molti uno “spettacolo magnifico”, oppure uno “straordinario museo viaggiante”. Certamente rappresenta un colossale business. Visto da un altro punto di vista, quello dei detrattori, tecnicamente si tratta di 415 auto non catalizzate, inesorabilmente rumorose con marmitte di sicuro non conformi alle normative vigenti, per la maggior parte di grossa cilindrata con velocità possibili anche di 280 km/ora, quasi tutte senza cinture di sicurezza né tantomeno altri sistemi di sicurezza oggi obbligatori o indispensabili, come l’Abs e gli airbag (quindi con piloti e copiloti in una situazione di grave rischio anche se a onor del vero gli incidenti sono rari). Il tutto in un applaudito viaggio di 1600 chilometri.
I privilegi per i possessori di auto storiche
Come accade tutti gli anni, sul bordo di provinciali e statali che attraversano i luoghi più belli e puri d’Italia tra vallate emiliane, passi appenninici e spianate laziali, si sgranerà una folla di migliaia di persone ad applaudire ricchi e straricchi piloti che, secondo le critiche, per soddisfare una passione privata vanno ad occupare, inquinando come non è più possibile per gli altri comuni mortali, per quattro giorni il suolo pubblico. Si ripete, quindi, una vecchia corsa di velocità pura che si tenne dal 1927 (sponsorizzata da Mussolini), fino al 1957, con l’interruzione della guerra, e abolita quando un incidente provocò la morte di un pilota e del suo copilota su una Ferrari e fece altre 9 vittime tra gli spettatori, tra cui 5 bambini a Guidizzolo. Oggi le stesse auto di allora, senza alcuna modifica (quindi consumi del tempo ed emissioni conseguenti) possono partecipare a questa rievocazione. Mentre l’opinione pubblica ha decretato che le supercar moderne insieme a tutti i Suv sono oggetti inutili e disdicevoli e i loro proprietari degni di pubblico ludibrio, si ripete una parata di macchine da esibizione che possono costare anche due o tre milioni di euro. E uno Stato che, con il governo Monti e le sue tasse, ha ucciso il comparto delle auto “di lusso” – tutte emigrate all’estero insieme alle barche e agli aeroplani da turismo – consente che queste auto preziose non paghino neppure il bollo ordinario (ridotto ad una cifra ridicola) e nemmeno un’adeguata assicurazione. Solo perché sono auto storiche: da qui tutti i privilegi in deroga alle leggi sull’inquinamento e la sicurezza. Per loro, il “bollo” inteso come tassa di possesso non esiste, ma è diventato, per l’art.63 della legge 342/2000, una tassa di circolazione forfettaria che a seconda delle regioni, varia dai 25,40 euro del Veneto ai 60 euro annui (ma è un’eccezione) della Toscana. Indipendentemente da cilindrata, valore, emissioni allo scarico.
Il business del “museo viaggiante”
Chi ci guadagna? Il business è gigantesco. Prima di tutto i privati, cioè i proprietari del marchio: la 1000 Miglia S.r.l., una società totalmente partecipata dall’Automobile Club di Brescia, proprietario del nome e del marchio della Freccia Rossa. A cominciare banalmente dalla quota d’iscrizione di quest’anno, circa 7500 euro, che moltiplicata per i 415 partecipanti vuol dire un incasso di oltre 3 milioni di euro. Poi gli sponsor. Quest’anno la Mercedes che giustamente sfrutta la grande visibilità, il merchandising, la pubblicità, i diritti d’immagine, l’indotto, alberghi, ristoranti che accolgono una carovana di qualche migliaio di auto (comprese quelle dell’assistenza e degli accompagnatori) che attraversano l’Italia. In più il valore specifico di un’auto che ha partecipato alla Mille Miglia storica inevitabilmente sale, qualche volta raddoppia. “La corsa più bella del mondo”, così la chiamano, “un momento di grande visibilità per Brescia” ripetono da sempre organizzatori e notabili locali, tanto che il candidato sindaco Pd Emilio Del Bono ha parlato in campagna elettorale di rilancio della città (che ha speso 750mila euro per avere la tappa finale del Giro d’Italia il 26 maggio), “sfruttando il il driver della Mille Miglia come motore per lo sviluppo di un territorio ricco di risorse culturali, enogastronomiche, paesaggistiche”.
Tutte le altre Mille Miglia d’Italia: lì dove osa il privilegio
Resta il fatto che le auto storiche godono di privilegi che per molti sono intollerabili, mentre i comuni mortali in utilitaria devono, giustamente, rispettare tutti le restrizioni sempre più rigorose e le “euro zero” da tempo sono fuorilegge in assoluto. La Mille Miglia è certo l’evento più eclatante, ma solo nell’ultimo mese il calendario italiano delle gare con auto d’epoca ha visto il 1° maggio il Trofeo Levoni a Castellucchio di Mantova; lo stesso giorno la Cronoscalata del Monte Maddalena (sempre a Brescia, su una collina proprio in città); il giorno 3 la Lecce-Gallipoli-Corigliano nel Salento e la Coppa Sila da Cosenza a Limigliatello; il giorno 4 quattro gare, in Sardegna (la Cagliari-Belvi), a Pove del Grappa, a Caltanissetta (la Ronde delle Zolfare) e a Bergamo; il 5 maggio la 100 Miglia (solo cento) delle Terre Gonzaghesche a Gaustalla, la Transappenninica da Cervia a Milano Marittima. E questo solo nella prima metà del mese. Il calendario completo prevede per il 2013, salvo cambiamenti, 32 manifestazioni in tutta Italia a maggio, 42 a giugno, 13 a luglio, 6 ad agosto, 20 a settembre, 13 a ottobre, 3 a novembre, una anche a dicembre e febbraio: 131 in totale. Senza contare quelle minori e locali, oltre ai raduni di marca. Per poi ricominciare con il 2014.
L’escamotage ha un nome: Automotoclub Storico italiano
Insomma un esercito di auto che non potrebbero circolare, ma che hanno trovato l’escamotage dello status di auto storiche. L’escamotage si chiama Asi, Automotoclub Storico Italiano costituito nel 1966 e riconosciuto Ente morale di diritto privato per decreto del Presidente della Repubblica n.977 del 24 ottobre 1980. Si tratta di “una Federazione composta da 250 club federati e 29 club aderenti, che riunisce oltre 140mila appassionati di veicoli storici e rappresenta istituzionalmente il motorismo storico italiano presso tutti gli organismi nazionali ed internazionali competenti” si legge sul suo sito. “L’Ente, statutariamente, sostiene e tutela gli interessi generali della motorizzazione storica italiana, valorizzandone l’importanza culturale, storica e sociale”.
In sostanza l’Asi promuove la conservazione ed il recupero di qualsiasi veicolo a motore che abbia compiuto vent’anni. La spiegazione? “Questi mezzi sono stati protagonisti attivi e insostituibili della storia del Ventesimo secolo, esprimendone l’evoluzione tecnica, di costume e sociale”. Non è un fenomeno solo italiano: gare di auto storiche, ma in numero decisamente minore, cioè poche all’anno, si fanno in Francia, in Germania, in Austria, in Croazia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, perfino in Svizzera ma nel calendario internazionale non si legge praticamente mai il nome di Paesi che hanno fatto del rigoroso rispetto delle leggi e del rispetto dell’ambiente (oltre il rispetto della logica generale) punti essenziali, come i Paesi Nordici.
Peraltro secondo l’Asi qualsiasi mezzo semovente con più di vent’anni, conservato nello stato originale, ha diritto a essere iscritto come veicolo storico, perfino un’Alfa 33, con tutto il rispetto, o una Panda, dando al proprietario vantaggi notevoli: la libera circolazione con marmitte velenose e rumorose (se non è auto storica cioè iscritta all’Asi, deve sottostare alla normale revisione), niente cintura di sicurezza e possono perfino circolare senza fari accesi di giorno fuori dai centri abitati, come obbliga il codice. In certi casi il permesso di circolare è legato alla partecipazione ad una gara: ma cosa ne sa l’agente che ferma l’auto storica se davvero sta andando ad un raduno? In fondo è un modo legale per non pagare le tasse che tartassano l’auto: comprarsi una Porsche del 1993, una bella “964” per esempio, pagando fra l’altro una cifra ridicola anche per il passaggio, circa 125 euro, concettualmente moderna e sicura come un’auto moderna, che costa come una Punto e paga meno tasse di un ciclomotore e usarla tutti i giorni è assurdamente legale. Ma se si hanno i milioni necessari per una Ferrari degli Anni ’50 il discorso non cambia. I privilegi sono gli stessi.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Pasquale Laurito ha seguito con passione e competenza la politica italiana per decenni, diventando un importante punto di riferimento per il giornalismo parlamentare. Con il suo lavoro e la sua dedizione ha raccontato la vita delle istituzioni con grandissima profondità. Le mie condoglianze e quelle del Senato della Repubblica ai suoi cari e a chi ha condiviso con lui questo lungo percorso". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "La chimica ha fatto la differenza nel nostro sistema Paese e soprattutto nella rivoluzione economica del nostro paese. La chimica ha fatto il boom economico, la chimica ci ha dato un premio Nobel, la chimica fa la differenza, la chimica è il futuro, la chimica è la qualità del nostro futuro, la chimica ha inquinato, la chimica renderà tutto più sostenibile. Grazie dunque ad Antonio Tajani per saper fare sistema, anzi, 'ecosistema', che significa mettere insieme tutte le forze per proporre un prodotto - abbiamo prodotti di assoluta innovatività - dalla ricerca, all'evoluzione applicata all'industria, alla distribuzione". Lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenendo all'evento, a Villa Madama, 'Innovazione chimica come moltiplicatore di internalizzazione e competitività'.
Accanto a 'ecosistema', la Bernini cita l'importanza di un altro termine, quello di 'multidisciplinarietà': "Direi che la chimica - afferma - è uno dei luoghi della formazione multidisciplinare, dove maggiormente si manifesta l'esigenza di contaminazione culturale. Le università si sono sicuramente strutturate per dare alla chimica uno sfondo multidisciplinare. Ci sono 125 corsi di laurea nelle università italiane dedicate alla chimica, e non sono solo chimica e o scienze chimiche, ma chimica del materiale, chimica della manufacturing, perché la chimica è materiale, voi tutti lo sapete. Il materiale che ci interessa di più in assoluto in questo momento è un materiale in cui noi siamo fortissimi e inimitabili: è la materia grigia, che caratterizza la forza dei nostri ricercatori. C'è la chimica applicata all'industria e all'ambiente, la chimica dell'ambiente, la chimica della sostenibilità, la chimica dell'industria, dell'estetica e della cosmetica, la chimica forense, la chimica nei laboratori, la chimica dello sport, la chimica applicata all'intelligenza artificiale. Tutto questo per dire che la forza del nostro sistema formativo anche quello di avere profonde, strutturatissime radici nel nostro passato, che sono il presupposto del nostro futuro, hanno nella chimica la massima espressione".
Riguardo il mondo dell'università, la ministra sottolinea come adesso, a dispetto del passato, "l'interdisciplinarietà sia essenziale, anzi la' transdisciplinarietà, che deve essere verticale e orizzontale. Bisogna saper lavorare insieme: università, enti di ricerca, imprese, territori, terzo settore, associazionismo, professionisti. Questo è il senso delle infrastrutture di ricerca. Noi abbiamo investito 11 miliardi per creare infrastrutture di ricerca che facciano ancora 'ecosistema'. Cioè che lavorino tutti insieme. Un tempo si diceva che l'università era l'uomo della speculazione, l'impresa l'uomo dell'attuazione. Non è più così. Deve esistere un lavoro e un collegamento immediato tra chi si fa le domande, chi dà le risposte e chi rende queste risposte concrete. E naturalmente oggetto di una distribuzione il più possibile internazionalizzante. Io credo che la parola 'internazionalizzazione' sia molto importante oggi. Proprio perché nessuno può prescindere da una dimensione internazionale. Che non significa destrutturare la natura delle nostre piccole e medie imprese".
"Bisogna dare alle nostre piccole e medie imprese una cifra scientifica di ricerca - conclude la Bernini - perché è importantissimo il collegamento con gli enti di ricerca e soprattutto una struttura Paese che li sappia sopportare. Questo è, secondo me, il luogo giusto per esprimere le proprie potenzialità e soprattutto per consentire quell'interoperabilità, non solamente del capitale tecnologico, ma anche soprattutto del capitale umano, cioè far andare e tornare ricercatori, perché i cervelli non si fermano con le barriere, si fanno tornare con le infrastrutture di ricerca".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "Quanto sta accadendo oggi ha dell'incredibile! L'unico assessore che ha avuto il coraggio di criticare l'operato della sinistra al governo della città viene fatto fuori dai responsabili della disfatta urbanistica meneghina, il sindaco Sala con la sua amministrazione comunale, che si guardano bene dal presentare le dovute dimissioni". Lo afferma Samuele Piscina, Consigliere comunale di Milano e segretario provinciale della Lega, in merito alle dimissioni di Guido Bardelli, assessore milanese alla Casa. Dimissioni che arrivano dopo il terremoto giudiziario sull'urbanistica.
"Le responsabilità della sinistra comunale, che per più di un decennio ha dettato le regole sull'urbanistica, sono evidenti ormai a tutti e ricadono sulle famiglie che hanno acquistato casa, sui lavoratori e su tutti i milanesi a causa del prezzo delle case in città che schizzerà sempre più alle stelle. Fare di Bardelli, in Giunta da pochi mesi, un capro espiatorio solo perché ha osato criticare l'imperatore Beppe, non risolverà la situazione" aggiunge in una nota.
"A gran voce la Lega continua a chiedere all'amministrazione comunale di fare in passo indietro nell'interesse dei milanesi. Il sistema Milano, inteso come apparato amministrativo di gestione evidentemente incompetente della questione urbanistica, è evidente che non abbia retto e presenti troppi buchi grigi, per nulla trasparenti. Serve cambiamento e a prescindere un commissariamento dell'amministrazione sulla materia urbanistica", conclude Piscina.