Dopo otto anni e tre elezioni, la Cassazione boccia il Porcellum. La Suprema Corte ha chiamato in causa la Consulta sulla legittimità costituzionale della legge elettorale Calderoli istituita nel 2005 e ha accolto il ricorso di 27 ricorrenti che hanno sollevato dubbi sulla sua costituzionalità. Le critiche di piazza Cavour riguardano soprattutto il premio di maggioranza al Senato, che pone “dubbi di legittimità costituzionale per la mancanza di una soglia minima di voti e/o seggi” e per “un meccanismo irrazionale che di fatto contraddice lo scopo che vuole perseguire”, ovvero assicurare la governabilità. “Il bonus diverso per ogni regione”, aggiunge la Cassazione, “porta a una sommatoria casuale dei premi regionali che finiscono per elidersi tra loro e possono addirittura rovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni su base nazionale”.
La Cassazione avanza poi ”dubbi” di costituzionalità sul meccanismo delle cosiddette liste bloccate, sottolineando che, con tale legge, è in gioco la libertà del voto quando all’elettore viene sottratta la facoltà di poter scegliere l’eletto. Vi è quindi da chiedersi se “possa ritenersi realmente libero il voto quando all’elettore è sottratta la facoltà di scegliere l’eletto e se possa ritenersi personale un voto che è invece spersonalizzato“. Piazza Cavour definisce “rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate in giudizio” contro il Porcellum, “tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare” garantite dagli art. 1, comma 2, e il 67 della Costituzione, dicendo a chiare lettere che “è dubbio che l’opzione seguita dal legislatore costituisca il risultato di un bilanciamento ragionevole e costituzionalmente accettabile tra i diversi valori in gioco”.
E bacchetta ancora il premio di maggioranza. “Si tratta – scrive piazza Cavour – di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano”. “Dall’altro – scrive ancora la Suprema Corte – esso provoca una alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonché la lesione “dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”.
Non si sono fatte attendere le reazioni da entrambi gli schieramenti politici. ”Cambiamo subito la legge elettorale con una mini-riforma, per essere pronti se si dovesse tornare a votare, ma nel frattempo avviamo le riforme costituzionali”, ha commentato Renato Brunetta dicendo sì alla clausola di salvaguardia proposta dal governo. Il capogruppo del Pdl alla Camera ha proposto quindi di modificare “subito” il Porcellum seguendo le “prescrizioni” della Consulta con un intervento sul premio di maggioranza, mentre resta contrario alle preferenze, perché “in Europa non ci sono da nessuna parte e quindi non le auspico”.
Dal fronte Pdl è intervenuta anche Mariastella Gelmini. “La decisione della Corte di Cassazione non può che rafforzare il richiamo all’attenzione e al senso di responsabilità della politica su un tema che è fondamentale per l’intero sistema Paese”, ha detto il vice capogruppo vicario Pdl alla Camera, precisando che “è però il parlamento che ha il dovere di prendere una posizione in merito, anche partendo dai rilievi posti dalla Cassazione, per modificare la legge vigente e rispondere agli appelli del Presidente della Repubblica”.
Mentre Michaela Biancofiore, sottosegretario alla funzione pubblica, ha avvertito che “la modifica della legge elettorale sollecitata indirettamente con i dubbi sollevati dalla Cassazione sui profili di costituzionalità è modificabile in soli cinque minuti con tre mosse”. Più indignata, invece, la deputata Pd Sandra Zampa, che ha commentato su twitter: ”Già che ci siamo vorremmo sapere dalla Suprema Corte perché il 12/01/2012 ha bocciato il referendum”, ricordando che sono state raccolte oltre un milione di firme per abrogare il Porcellum.
“Abbiamo una legge elettorale su cui grava un sospetto di incostituzionalità e sarebbe quindi bene che la politica dimostrasse di non volere cincischiare e risolvesse il problema prima della magistratura”, è stata la reazione del ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Immediata la risposta di Anna Finocchiaro, senatrice del Pd, che è stata la prima firmataria del ddl che sarà presentato la settimana prossima per abrogare il Procellum e tornare al Mattarellum, con alcune correzioni. “E’ evidente e noto che noi abbiamo una legge elettorale probabilmente incostituzionale”, ha avvertito, sottolineando che “c’è una sentenza della Corte costituzionale che dice cose precise riguardo al Porcellum e le motivazioni dell’ordinanza di oggi della Cassazione sono chiarissime”.
Il presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama ha poi detto di avere letto l’appello di Quagliariello e di essere assolutamente d’accordo con il ministro. “Proprio per questo”, ha concluso, “penso che la miglior risposta che le forze politiche possono dare, la più responsabile e inequivoca, sia quella della scelta di abrogare la legge Calderoli e di tornare al Mattarellum con le dovute correzioni”. Dall’altra parte il vicepresidente al Senato Maurizio Gasparri ha dichiarato invece che “la legge elettorale va cambiata ma non è il ritorno al Mattarellum la soluzione che potrebbe garantire più libertà di scelta agli elettori. Era una pessima legge e non tornerà. Altri sono i metodi per dare più peso alla scelta dei cittadini. Non certo collegi dove paracadutare notabili”.