Si scontrano ancora i collettivi di sinistra e i militanti di Forza Nuova e, anche questa volta, la ragione che ha portato in corteo una cinquantina di ‘bandiere rosse’, apri fila lo striscione “Bologna antifascista”, è “un presidio fascista”. Un banchetto di una ventina di militanti del partito di estrema destra, scesi in piazza contro la presenza dei rom all’Ospedale di Maggiore, contro i quali nelle scorse settimane che la Lega Nord aveva manifestato. “I rom – spiega Mattia, coordinatore di Forza Nuova Bologna – portano degrado, rubano e, più in generale, non rispettano quelle regole che lo Stato impone a noi italiani. Non è una questione di razzismo, non siamo contro i rom in quanto tali, ma la gente qui è esasperata. Il problema è che la sinistra continua a strumentalizzare le nostre proteste senza nemmeno badare alla ragione per cui scendiamo in piazza. Eppure molti negozianti hanno affisso il nostro volantino, a testimonianza di quanto questo problema nel quartiere Porto sia sentito”.
Tra bandiere sventolanti e striscioni, mentre in strada sfrecciava la Mille Miglia, i forzanuovisti, circondati da un fitto cordone di celerini in tenuta antisommossa, schierati per separare le due fazioni, tenute a qualche centinaio di metri di distanza l’una dall’altra, hanno anche colto l’occasione per lanciare una raccolta firme. Una campagna nazionale contro lo Ius soli e contro l’immigrazione, promossa dal leader Roberto Fiore per chiedere allo Stato “che gli immigrati irregolari, senza lavoro o colpevoli di reati, siano rimpatriati e che si interrompa la concessione di permessi di soggiorno”.
Dall’altra parte degli sbarramenti, formati da polizia e carabinieri, si sono schierati i collettivi di centrosinistra, “il fronte antifascista”, deciso a “cacciare i fascisti dal pianeta”. Al grido “siamo tutti antifascisti” i cinquanta manifestanti hanno sfilato in un presidio mobile, prima su via Pio V, poi su viale Silvani, dove il traffico è rimasto bloccato per una mezz’ora. Slogan e insulti anche verso le forze dell’ordine, contro cui gli ‘antifascisti’ hanno lanciato uova, fumogeni e petardi, accusandoli di “difendere i camerata”.
Al megafono ha preso la parola anche Martina Fabbri, la studentessa a cui, nel 2011, davanti a Bankitalia, un poliziotto spaccò i denti con una manganellata. “Vergogna settimo reggimento – ha gridato alla polizia, schierata a isolare la piazzetta di via Saffi – noi festeggiamo perché sappiamo da che parte stiamo, voi invece difendete i vermi”. “Bologna è una città medaglia d’oro alla Resistenza – spiega un manifestante – non possiamo accettare che movimenti dichiaratamente neofascisti manifestino pubblicamente nelle nostre strade, è una vergogna”.
Dopo un breve corteo, poi, il contro presidio si è fermato in via Pio V, a poche centinaia di metri dallo spazio occupato da Forza Nuova. “Stiamo qui per ricordare che questa è una città antifascista e che movimenti come Forza Nuova, come Casapound e come la Lega Nord non li accettiamo”.
In mattinata anche Nazione Rom aveva organizzato un contro presidio per protestare contro quello annunciato dal partito di Roberto Fiore, deciso “a cacciare con la forza i rom dall’Ospedale Maggiore”. “Ieri abbiamo presentato un ricorso alla Prefettura per chiedere che tutte le manifestazioni razziste siano vietate e che, al contrario, si portino avanti politiche in favore di Rom, Sinti e Camminanti – spiega Marcello Zunisi, portavoce dell’associazione – noi crediamo che Lega Nord e Forza Nuova siano solo populisti, ma per contrastare questa ideologia dell’odio, della xenofobia, dell’emarginazione servono politiche di integrazione che per il momento la sinistra non ha promosso”.
Anche perché, secondo Marcello, “se l’Italia vuole uscire dalla crisi è questo il sistema: collaborare. Per questo lo Ius soli non solo è uno strumento utile, ma un importante riconoscimento: aiuta l’economia. È inaccettabile che in un paese civile un leader di partito come Roberto Fiore solidarizzi con militanti indagati dalla Digos per aver minacciato di morte il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Cécile Kyenge, contro la quale sono stati, e sono tutt’oggi rivolti, insulti gravissimi”.
Al presidio di Nazione Rom c’era anche Daniel, ex sergente dell’esercito in Romania, intervenuto in qualità di rappresentante di una comunità rom residente in un campo di baracche in via Saffi. “Abbiamo paura di essere riconosciuti – spiega – temiamo che vengano a distruggere le nostre baracche”. “Purtroppo – continua Daniel – per colpa di qualcuno che ruba nessuno ci da lavoro. Per colpa di pochi soffriamo tutti. Noi però non siamo venuti in Italia per fare del male, abbiamo mogli e bambini e chiediamo solo di integrarci”.
Le manifestazioni si sono concluse pacificamente, senza che i due fronti si scontrassero, ma già si pensa alla prossima mossa. “Torneremo periodicamente” promette Forza Nuova, “non ci arrenderemo finchè non otterremo il divieto totale a manifestazioni di questo tipo” annunciano antifascisti e Nazione Rom. “Stiamo portando avanti in tutta Italia una campagna affinché sia riconosciuta la strategia concordata tra questo paese e l’Unione Europea: una strategia basata sulla collaborazione tra istituzioni e associazioni rom all’insegna dell’integrazione. Mi dispiace dire che il Presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, nel ‘ratificare’ la comunicazione inviata dal ministro Andrea Riccardi, abbia tentato di escludere dal tavolo proprio le associazioni Rom, lasciando tutto in mano a sindaci e provincie. Fortunatamente in molte città, da Roma a Lucca, da Firenze a Cosenza, abbiamo trovato interlocutori attenti, ma andremo avanti. Basta razzismo, siamo italiani anche noi”.
Emilia Romagna - Cronaca
Bologna bloccata, corteo dei centri sociali contro Forza Nuova
Il presidio dei collettivi è in risposta a quello del partito di estrema destra contro il degrado provocato dai Rom all'ospedale Maggiore che il Questore aveva fatto allontanare di mezzo chilometro dal nosocomio
Si scontrano ancora i collettivi di sinistra e i militanti di Forza Nuova e, anche questa volta, la ragione che ha portato in corteo una cinquantina di ‘bandiere rosse’, apri fila lo striscione “Bologna antifascista”, è “un presidio fascista”. Un banchetto di una ventina di militanti del partito di estrema destra, scesi in piazza contro la presenza dei rom all’Ospedale di Maggiore, contro i quali nelle scorse settimane che la Lega Nord aveva manifestato. “I rom – spiega Mattia, coordinatore di Forza Nuova Bologna – portano degrado, rubano e, più in generale, non rispettano quelle regole che lo Stato impone a noi italiani. Non è una questione di razzismo, non siamo contro i rom in quanto tali, ma la gente qui è esasperata. Il problema è che la sinistra continua a strumentalizzare le nostre proteste senza nemmeno badare alla ragione per cui scendiamo in piazza. Eppure molti negozianti hanno affisso il nostro volantino, a testimonianza di quanto questo problema nel quartiere Porto sia sentito”.
Tra bandiere sventolanti e striscioni, mentre in strada sfrecciava la Mille Miglia, i forzanuovisti, circondati da un fitto cordone di celerini in tenuta antisommossa, schierati per separare le due fazioni, tenute a qualche centinaio di metri di distanza l’una dall’altra, hanno anche colto l’occasione per lanciare una raccolta firme. Una campagna nazionale contro lo Ius soli e contro l’immigrazione, promossa dal leader Roberto Fiore per chiedere allo Stato “che gli immigrati irregolari, senza lavoro o colpevoli di reati, siano rimpatriati e che si interrompa la concessione di permessi di soggiorno”.
Dall’altra parte degli sbarramenti, formati da polizia e carabinieri, si sono schierati i collettivi di centrosinistra, “il fronte antifascista”, deciso a “cacciare i fascisti dal pianeta”. Al grido “siamo tutti antifascisti” i cinquanta manifestanti hanno sfilato in un presidio mobile, prima su via Pio V, poi su viale Silvani, dove il traffico è rimasto bloccato per una mezz’ora. Slogan e insulti anche verso le forze dell’ordine, contro cui gli ‘antifascisti’ hanno lanciato uova, fumogeni e petardi, accusandoli di “difendere i camerata”.
Al megafono ha preso la parola anche Martina Fabbri, la studentessa a cui, nel 2011, davanti a Bankitalia, un poliziotto spaccò i denti con una manganellata. “Vergogna settimo reggimento – ha gridato alla polizia, schierata a isolare la piazzetta di via Saffi – noi festeggiamo perché sappiamo da che parte stiamo, voi invece difendete i vermi”. “Bologna è una città medaglia d’oro alla Resistenza – spiega un manifestante – non possiamo accettare che movimenti dichiaratamente neofascisti manifestino pubblicamente nelle nostre strade, è una vergogna”.
Dopo un breve corteo, poi, il contro presidio si è fermato in via Pio V, a poche centinaia di metri dallo spazio occupato da Forza Nuova. “Stiamo qui per ricordare che questa è una città antifascista e che movimenti come Forza Nuova, come Casapound e come la Lega Nord non li accettiamo”.
In mattinata anche Nazione Rom aveva organizzato un contro presidio per protestare contro quello annunciato dal partito di Roberto Fiore, deciso “a cacciare con la forza i rom dall’Ospedale Maggiore”. “Ieri abbiamo presentato un ricorso alla Prefettura per chiedere che tutte le manifestazioni razziste siano vietate e che, al contrario, si portino avanti politiche in favore di Rom, Sinti e Camminanti – spiega Marcello Zunisi, portavoce dell’associazione – noi crediamo che Lega Nord e Forza Nuova siano solo populisti, ma per contrastare questa ideologia dell’odio, della xenofobia, dell’emarginazione servono politiche di integrazione che per il momento la sinistra non ha promosso”.
Anche perché, secondo Marcello, “se l’Italia vuole uscire dalla crisi è questo il sistema: collaborare. Per questo lo Ius soli non solo è uno strumento utile, ma un importante riconoscimento: aiuta l’economia. È inaccettabile che in un paese civile un leader di partito come Roberto Fiore solidarizzi con militanti indagati dalla Digos per aver minacciato di morte il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Cécile Kyenge, contro la quale sono stati, e sono tutt’oggi rivolti, insulti gravissimi”.
Al presidio di Nazione Rom c’era anche Daniel, ex sergente dell’esercito in Romania, intervenuto in qualità di rappresentante di una comunità rom residente in un campo di baracche in via Saffi. “Abbiamo paura di essere riconosciuti – spiega – temiamo che vengano a distruggere le nostre baracche”. “Purtroppo – continua Daniel – per colpa di qualcuno che ruba nessuno ci da lavoro. Per colpa di pochi soffriamo tutti. Noi però non siamo venuti in Italia per fare del male, abbiamo mogli e bambini e chiediamo solo di integrarci”.
Le manifestazioni si sono concluse pacificamente, senza che i due fronti si scontrassero, ma già si pensa alla prossima mossa. “Torneremo periodicamente” promette Forza Nuova, “non ci arrenderemo finchè non otterremo il divieto totale a manifestazioni di questo tipo” annunciano antifascisti e Nazione Rom. “Stiamo portando avanti in tutta Italia una campagna affinché sia riconosciuta la strategia concordata tra questo paese e l’Unione Europea: una strategia basata sulla collaborazione tra istituzioni e associazioni rom all’insegna dell’integrazione. Mi dispiace dire che il Presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, nel ‘ratificare’ la comunicazione inviata dal ministro Andrea Riccardi, abbia tentato di escludere dal tavolo proprio le associazioni Rom, lasciando tutto in mano a sindaci e provincie. Fortunatamente in molte città, da Roma a Lucca, da Firenze a Cosenza, abbiamo trovato interlocutori attenti, ma andremo avanti. Basta razzismo, siamo italiani anche noi”.
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Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.