Prima un tentativo di effrazione, poi il fuoco, appiccato a una porta-finestra in legno: è accaduto la mattina del 19 maggio nella sede di Artemisia, il centro anti-violenza di Firenze, in via Mezzetta. Lo rende noto la stessa associazione che considera l’accaduto “un preoccupante episodio di tipo intimidatorio e mafioso che comunque non fermerà il centro dal suo impegno nel contrasto alla violenza maschile sulle donne”.
In base a quanto spiegato da Artemisia, approfittando della chiusura del centro, “una persona per ora sconosciuta, ha effettuato un tentativo di effrazione e non essendoci riuscita ha appiccato il fuoco a una porta finestra di legno al piano terreno. Per fortuna verso le 9,30 è arrivata una operatrice che ha chiamato i vigili del fuoco e la polizia, accorsi con la massima tempestività”. Quando l’operatrice è arrivata al centro, è stato ancora spiegato, c’era ancora il fuoco alla porta: la stessa donna ha provveduto a spegnere.
“L’associazione Artemisia – si legge sempre in una nota – anche in passato ha ricevuto diverse minacce sia via internet che direttamente nei confronti di alcune operatrici dell’associazione da parte di alcuni compagni o mariti di donne che hanno fatto richiesta di aiuto e protezione”.
“Questo grave episodio non è isolato perché non è la prima volta che avvengono azioni di intimidazione nei confronti di un centro antiviolenza – scrive in un comunicato l’associazione nazionale Dire – Donne in rete contro la violenza – E’ necessario riflettere sui rischi a cui sono esposte le operatrici che quotidianamente svolgono le attività di sostegno alle donne vittime di violenza”. E’ quanto mai necessario, prosegue il comunicato, che “le istituzioni siano vicine alle donne dei centri che non devono essere lasciate sole a fronteggiare sia il problema della violenza maschile contro le donne che il degrado culturale che esprime una misoginia sempre più profonda e radicale e che sta pericolosamente alzando il livello di violenza”.