La giunta per le elezioni al Senato è stata rinviata. La riunione avrebbe dovuto coincidere con l’elezione del presidente. L’appuntamento è stato aggiornato all’ultimo momento alla settimana prossima, con lo stesso ordine del giorno. La richiesta di rinvio è stata presentata dai capigruppo di maggioranza al presidente Grasso in sede di conferenza dei capigruppo. Movimento 5 Stelle e Lega Nord si sono dichiarati contrari all’annullamento della seduta, mentre Sel ha chiesto che il rinvio fosse concesso ma solo a patto di indicare una data certa. In realtà tutto è finito “a data da destinarsi”.
Da capire quale sia la vera ragione del rinvio. Per la vicepresidente di Palazzo Madama Valeria Fedeli si dà “la possibilità alle opposizioni di riunirsi tra loro per decidere dei propri equilibri per quanto riguarda le presidenze delle commissioni e delle giunte che gli spettano per prassi o per legge”. In sostanza dovranno essere Lega, Fdi, M5S e Sel a vedersela tra loro su a chi toccherà assumere la presidenza della giunta. Per altri senatori il motivo risiede nel poter votare contestualmente per le presidenze della giunta delle elezioni, del Copasir e della Vigilanza Rai. In realtà i retroscena raccontano un’altra storia. Raccontano che Mario Michele Giarrusso, candidato dei Cinque Stelle, avrebbe rischiato di farcela e avrebbe potuto spuntarla in un eventuale testa a testa: troppo rischioso per il centrodestra. Il centrodestra aveva proposto come presidente il fedelissimo di Roberto Calderoli, il leghista Raffaele Volpi. Ma i Cinque Stelle e parte del centrosinistra avevano promesso battaglia. Sinistra Ecologia e Libertà aveva proposto il nome del proprio senatore Dario Stèfano.
Il fulcro della vicenda, d’altronde, resta la spaccatura all’interno del Pd. Felice Casson, componente della giunta, si è detto favorevole all’ineleggibilità di Berlusconi, mentre Luciano Violante si è detto contrario. “Certo, ha regalato le tre concessioni televisive a Berlusconi – replica all’Ansa Beppe Grillo – hanno fatto inciucio per 20 anni e adesso lo fanno alla luce del sole. Noi oggi presentiamo la mozione. Vediamo che reazione avrà la famosa sinistra che è stata per 20 anni all’opposizione di Berlusconi”.
La composizione della giunta: i Pd sono 8
La giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è composta 23 senatori: 8 del Pd, 6 del Pdl, 4 del Movimento Cinque Stelle e uno a testa di Scelta Civica, Gruppo per le Autonomie, Sinistra Ecologia e Libertà, Suedtiroler Volkspartei e Lega Nord. Dati per certi i voti contrari del Pdl, del Gruppo per le Autonomie e Libertà (costola del centrodestra) e della Lega Nord, la partita si sta giocando evidentemente dentro al Partito Democratico. Lì, verosimilmente, si stanno scontrando i punti di vista diversi e questo ha probabilmente rappresentato il motivo del rinvio della giunta. Le correnti di pensiero si dividono tra chi non voterebbe l’ineleggibilità di Berlusconi convintamente, anche forte dei precedenti delle scorse legislature, chi non la voterebbe solo per salvare il governo e chi, invece, resiste. Come per esempio l’ex magistrato Casson. Anche perché sullo sfondo resta la circostanza non banale che diventerebbe presidente un fedelissimo di Calderoli – Volpi, appunto – considerato rappresentante dell’opposizione (cui spetta la presidenza della giunta). Secondo lo stesso Casson, peraltro, la Lega non potrebbe ambire alla presidenza perché non può essere ritenuta opposizione, secondo i dettami della Costituzione, visto che al voto di fiducia si è solo astenuta.
Tra i componenti del Pd ci sono, oltre a Casson, Giuseppe Cucca, Isabella De Monte, Rosanna Filippin, Doris Lo Moro, Claudio Moscardelli, Stefania Pezzopane, Giorgio Pagliari. A loro nel centrosinistra si aggiungono Dario Stefano (Sinistra Ecologia e Libertà), indicato come possibile presidente al posto di Volpi, e Francesco Palermo, eletto in Trentino Alto Adige per una lista Pd-Svp. Resterebbe da capire la posizione di Benedetto Della Vedova (Scelta Civica). Il Movimento Cinque Stelle è rappresentato dal capogruppo Vito Crimi, Serenella Fucksia, Mario Michele Giarrusso e Maurizio Buccarella.
Di indubbia fede i senatori del Pdl in giunta: Maria Elisabetta Alberti Casellati, Andrea Augello, Giacomo Caliendo (oggi al centro della vicenda politica con la proposta di dimezzare le pene per il concorso in associazione mafiosa), Nico D’Ascola, Lucio Malan e Carlo Giovanardi. Nel gruppo del centrodestra si contano poi il leghista Volpi e il capogruppo di Gal Mario Ferrara.
Crimi: “Con l’ineleggibilità governo a rischio”
Una possibilità che mette il governo a rischio, secondo il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Vito Crimi che parlando con la Stampa aveva avvertito che già nella prima riunione della Giunta sarebbe stata posta la questione del Cavaliere: “Berlusconi – dice – non può stare in Senato”, “lo dice la legge”. E con lui non ci possono stare nemmeno “i suoi avvocati, Ghedini e Longo”. Il Pd appoggerà le richieste dei parlamentari Cinque Stelle, però? “Immagino di sì” risponde il senatore dei Cinque Stelle, ma ha “dubbi sulle loro reali motivazioni. Lo fanno perché ci credono o semplicemente perché sono convinti che neppure la Cassazione stavolta salverà Berlusconi?”. In un post su facebook Crimi denuncia: “Le maggioranze vogliono scegliersi le opposizioni e soprattutto chi presiederà la giunta per le elezioni e le prerogative parlamentari”.
Dunque il governo rischia, ma se dovesse cadere resta la consueta posizione per il Movimento: “Non facciamo alleanze con nessuno. E’ noto. Ma soprattutto toccherebbe al Presidente della Repubblica indicare una nuova via. Noi daremmo la nostra disponibilità a governare”. Infine le polemiche per la legge sui partiti presentata da Zanda-Finocchiaro “se dovesse passare i partiti si prenderanno la responsabilità di lasciare milioni di cittadini senza rappresentanza, con le conseguenze sociali che comporterà”.
Casson e Gozi: “Favorevoli all’ineleggibilità”
I toni, tuttavia, appaiono decisi anche da alcuni parlamentari del Partito Democratico. Felice Casson, ex magistrato, spiega che la legge del 1957 sull’ineleggibilità “è chiarissima. E in claris non fit interpretatio” e cioè nelle questioni chiare non ci sia interpretazione. Ad ogni modo Casson precisa che quando arriverà il caso di Berlusconi “andrà studiato e valutato ex novo. I precedenti delle passate legislature li conosciamo tutti. Però non sono vincolanti nel nostro sistema giuridico-costituzionale”. E poi “vedremo con che argomenti e con quali leggi si difenderà Berlusconi”.
Ma Casson contesta anche la possibile scelta del leghista Volpi alla presidenza della giunta per le autorizzazioni, perché “costituzionalmente è opposizione politica chi vota contro il governo. La Lega, invece, sulla fiducia in Senato si è astenuta e gli unici che hanno votato contro sono stati M5S e Sel. Quindi la presidenza della giunta, che per prassi costante del Parlamento va attribuita alle opposizioni, deve andare a un senatore di Sel o di M5S”. A scanso di equivoci Casson chiarisce: “Io seguirò la regola e voterò un senatore dell’opposizione. Un funzionario di partito della Lega non lo voto. E spero che il Pd non voglia violare le regole”.
Anche Sandro Gozi sostiene la posizione di Casson e ribadita più volte dal capogruppo democratico al Senato Luigi Zanda: “Non sono nella giunta – dice Gozi – ma sono d’accordo con Zanda: credo che l’ineleggibilità di Berlusconi vada votata. Però mi sembra difficile che ciò accada proprio nel momento in cui siamo impegnati e obbligati come Pd in un Governo di larghe intese con Berlusconi”. Per l’esponente democratico è assai problematico applicare una legge “dopo che per vent’anni milioni di elettori hanno votato Berlusconi senza che nessuno abbia mai sollevato il problema. Gli errori sono stati commessi nel ’94 e poi nel ’96, da una classe dirigente che ha fatto scelte, se non patti scellerati, che hanno consentito a Berlusconi di fare ciò che non avrebbe potuto fare. Quella classe dirigente, che ha perso tutto, tranne la sua sete di potere l’abbiamo vista in azione ancora di recente in occasione delle votazioni per l’elezione del Capo dello stato. E’ come se ci fosse un filo rosso tra allora e i 101 ‘traditori’ di oggi”.
L’ineleggibilità di Berlusconi è “una questione molto delicata – secondo Alessandra Moretti che ha parlato al TgCom24 – Studierò bene il caso e ascolterò cosa deciderà il mio gruppo. Non mi espongo ora ma farò il possibile affinchè la norma e la legge sia applicata per tutti allo stesso modo”.
I primi no del centrosinistra: Violante e il Psi
Spuntano intanto i primi no del centrosinistra. Luciano Violante si dice contrario. “Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l’ineleggibilità, ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”. Stessa posizione per i socialisti italiani. “Gli avversari – ha detto il segretario Riccardo Nencini – si battono nelle urne, non applicando vecchie norme ad personam”.
Cicchitto: “Progetti liberticidi”
Parla di progetti liberticidi Fabrizio Cicchitto: “Dio ci scampi dai neogiacobini. L’altro ieri qualcuno di loro voleva dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi e ieri han parlato di una legge che di fatto stabilisce l’impresentabilità del Movimento 5 stelle alle elezioni. Oggi c’è una marcia indietro ma possibile che non si capisca che la situazione è così delicata da non sopportare la stessa presentazione a fini provocatori di progetti francamente liberticidi?”. L’ex capogruppo del Pdl spiega: “Berlusconi si è presentato a 6 elezioni di seguito, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un significativo successo che noi valutiamo negativamente ma nessuno può pensare di eliminare l’uno o gli altri con dei colpi di mano perché ciò vorrebbe dire mettere in discussione i fondamenti della nostra democrazia, cosa di cui non si sente affatto il bisogno per ragioni di principio ma anche per la gravità della situazione già di per sé in atto”.
Nitto Palma: “Se passa, il governo è finito”
Stesso concetto espresso anche dal presidente della commissione Giustizia del Senato Francesco Nitto Palma: “In questi venti anni – spiega alla Dire – Berlusconi è stato alternativamente leader politico e presidente del Consiglio. Nel 1996 la maggioranza di centrosinistra non ha ritenuto di dichiararne l’ineleggibilità. Sono passati da allora 17 anni. Mi chiedo come si possa solo pensare di far valere ora quella norma”. Poi le critiche al Partito Democratico: “Ieri ha tentato di non far eleggere i grillini – sottolinea – Oggi potrebbe sostenerli nel dichiarare ineleggibile Berlusconi. Evidentemente vogliono vincere correndo da soli. In ogni caso se il segnale politico che viene dalla giunta propende per l’ineleggibilità di Berlusconi non c’è molto da aggiungere”. A quel punto, chiosa, il governo sarebbe finito. Il perché lo spiega Giacomo Caliendo, componente della Giunta: “Questo è un governo politico, non di scopo. Pertanto se si pone la questione dell’ineleggibilità di Silvio Berlusconi il governo cade”.