“Senza il mio aiuto la presidenza di Joseph Blatter alla Fifa non avrebbe mai visto la luce”. Parola di Jack Warner, ex presidente della Concacaf (Confederation of North, Central American and Caribbean Association Football), che ricorda i mesi dell’ormai lontano 1998 in cui Blatter fu eletto numero uno della Fifa come successore di Joao Havelange (in carica dal 1974). Di Havelange prima e di Blatter poi, Warner è stato a lungo uno dei principali alleati. Fino al 2011, quando fu accusato di aver partecipato ad un tentativo di corruzione mirante a favorire l’elezione del qatariota Bin Hammam, sfidante di Blatter. In seguito allo scandalo, il dirigente di Trinidad decise di dimettersi, in modo da stoppare le indagini che la Commissione etica aveva avviato su di lui e su quella vicenda (mai realmente chiarita).
Da quando però ha lasciato la Fifa e si è interrotto il sodalizio con Blatter, Warner ha cominciato a parlare. In passato aveva denunciato un tentativo di Blatter di comprare i voti della Concacaf nel corso delle elezioni del 2011. Adesso le ultime rivelazioni riguardano le elezioni del ‘98. “A quel tempo – racconta Warner – Blatter era il candidato designato da Havelange per la successione alla presidenza della Fifa. Ma era anche il dirigente più odiato sia dall’Europa che dalla Confederazione africana. Per questo Havelange chiese il mio aiuto. E io gli risposi che Blatter avrebbe avuto l’appoggio della Concacaf, e che anche Bin Hammam garantiva il 100% del supporto dell’Asia”.
Ma, come ricorda Warner, la corsa alla presidenza della Fifa non fu l’unico oggetto della fitta corrispondenza fra lui e il presidente uscente Havelange: è in quei mesi che si concretizza il progetto di un centro di eccellenza per lo sviluppo del calcio a Trinidad & Tobago. “Nel 1996 avevo deciso che bisognava fare qualcosa per migliorare la qualità del calcio nei Caraibi. Così avevo chiesto ad Havelange un prestito di 6 milioni di dollari per costruire un centro di eccellenza, e il presidente mi aveva subito concesso i soldi”. Due anni dopo, però, quando le elezioni erano alle porte, Warner tornò alla carica con nuove richieste: “Le risorse non erano sufficienti e domandai a Havelange di trasformare il prestito in una donazione”. La risposta positiva arrivò il 4 maggio, esattamente un mese prima delle votazioni. Ironia della sorta, quella struttura – inaugurata nel dicembre del 1999 e intitolata proprio a Joao Havelange – è finita di recente al centro di un nuovo scandalo: secondo le accuse, Warner l’avrebbe costruita con i finanziamenti ricevuti dalla Fifa (almeno 26 milioni di dollari nel corso degli anni) su suoli in realtà di sua proprietà, in maniera che il centro appartenesse legalmente a lui, e non alla Fifa.
In ogni caso, fu in occasione di quella prima donazione (un “regalo” da sei milioni di dollari) che venne stretto il patto per la successione alla Presidenza della Fifa. “Votiamo come un blocco” fu l’ordine che Warner impartì ai suoi colleghi. E Blatter fu eletto, superando lo sfidante Lennart Johansson per soli 31 voti. Di questi, però, anche dimenticando la vicenda del centro di eccellenza a Trinidad, almeno uno fu chiaramente irregolare: stando al suo racconto, infatti, Warner riuscì a far votare al posto del delegato di Haiti (assente per motivi di salute) la fidanzata del presidente della Federazione giamaicana. “Con il permesso di Blatter, la introdussi in assemblea e bastò farla rispondere oui (il francese è la lingua ufficiale dell’isola, nda) quando il nome del delegato haitiano fu chiamato all’appello”.
Anche così Joseph Blatter sarebbe diventato l’ottavo presidente della Fifa. “Dal 1998 in poi – conclude il suo racconto Warner – sono diventato la seconda personalità più importante della Fifa: ho fatto parte di 6 commissioni su 11; di due sono stato presidente e di altre due vice-presidente, tra cui la prestigiosa Commissione finanziaria. A Trinidad & Tobago è stata assegnata la Coppa del Mondo Under-17 del 2001 e ulteriori finanziamenti sono stati concessi per la costruzione del Centro di eccellenza”. Tutte coincidenze, ovviamente. Senza le quali chissà come sarebbe cambiata la storia del calcio degli ultimi quindici anni.