Dopo la proposta (poi ritirata) di depenalizzare il concorso esterno in associazione mafiosa, il Pdl torna all’attacco sul tema della giustizia. E questa volta non lo fa con un deputato qualsiasi e non per salvare un senatore più o meno vicino all’ex presidente del Consiglio, ma con un disegno di legge pensato da un ex ministro della Giustizia probabilmente proprio per Silvio Berlusconi: “Se un magistrato è politicizzato viene sanzionato, si blocca il processo a cui lavora e viene trasferito d’ufficio”. Francesco Nitto Palma, presidente della commissione Giustizia al Senato, all’ordine del giorno ha messo in discussione un provvedimento già ribattezzato da alcuni come “salva-Berlusconi”. Quali comportamenti o quali affermazioni potranno far considerare un magistrato politicizzato non appare chiaro, più nitido invece l’orizzonte di eventuali violazioni: sanzioni disciplinari, stop di sei mesi per i procedimenti in corso se, a causa delle loro dichiarazioni, sono passibili di azione disciplinare da parte del Guardasigilli e del Procuratore generale della Cassazione.
E alla luce dei processi tutt’ora in corso sul caso Ruby, ormai in dirittura d’arrivo per quanto riguarda la sentenza di primo grado, e la vicenda dei diritti tv Mediaset, per cui i giudici di secondo grado hanno confermato la condanna del Cavaliere a 4 anni, che pendono come una spada di Damocle sulla testa del leader del Pdl il testo sembra disegnato per risolvere qualche grana giudiziaria del Cavaliere.
Bondi (Pdl): “Non mi convince”, Casson (Pd): “Chi ha letto, ha letto male”. La proposta di Nitto Palma sorprende e ribalta i ruoli tra gli schieramenti, perché Sandro Bondi, ex ministro della Cultura e coordinatore del Pdl, smorza e Felice Casson, già magistrato e componente della commissione Giustizia, difende il ddl. “C’è qualcosa che non mi convince nella presentazione del disegno di legge sui processi presentato dal Presidente della Commissione giustizia. Non è questa la strada maestra per riformare la giustizia per cui esiste una sempre più estesa coscienza e condivisione … Semmai è la strada più facile per creare ulteriori problemi al Presidente Silvio Berlusconi” fa sapere Bondi in una nota. “Chi ha letto ha letto male” sembra replicare Casson (che del provvedimento è relatore) sulla possibilità di blocco dei processi, “su un punto del testo sono in disaccordo: quello che cancella la tipizzazione degli illeciti disciplinari introdotta nel 2006 da Mastella. E questo segna un passo indietro”.
La mossa di Nitto Palma non convince per nulla un altro democratico: “Delle due l’una: o il Pdl vuole le riforme nell’interesse generale o preferisce attaccare l’autonomia dei magistrati e proporre disegni di legge incredibili come quello sui pm intestato a Nitto Palma. Le due cose non possono stare assieme – ragiona Walter Verini, capogruppo Pd nella commissione Giustizia – . Berlusconi non è un perseguitato, è stato negli ultimi vent’anni presidente del Consiglio e leader di un partito, ha avuto la piena agibilità politica, nonostante il suo evidente conflitto di interessi. Se il Pdl pensa di avviare il percorso delle riforme con questi argomenti, che obiettivamente sono ‘mine’, si rischia di partire con il piede sbagliato”. Su Twitter il commento di Antonio Di Pietro: “E smettiamola con questo utilizzo privato delle istituzioni! Il ddl Nitto Palma è l’ennesima norma ad personam. E’ sfregio a giustizia”.
Tre gli articoli, Nitto Palma: “Nessun riferimento a processi in corso”. Il testo, formato da tre articoli, “Disposizioni in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati e di trasferimento d’ufficio”, è stato presentato a palazzo Madama il 15 marzo scorso e assegnato l’8 maggio. Il disegno di legge configura un illecito disciplinare quando le toghe rilasciano “dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. L’ex Guardasigilli (arrivato a fatica alla presidenza della commissione Giustizia), si legge nella relazione introduttiva che accompagna il testo, assicura che queste norme intendono “colmare una lacuna” in materia e si “allineano pienamente alle indicazioni” del presidente della Repubblica, “eliminando dal testo originario spazi di discrezionalità che avrebbero potuto condizionare indebitamente la libertà di manifestazione del pensiero da parte dei magistrati”. I magistrati incapperanno in sanzioni, continua la proposta, anche per “ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni”.
Il presidente della commissione Giustizia ha tuttavia precisato che “nel mio ddl non c’è nessun riferimento ai processi penali in corso, è falso il blocco dei processi. Riguarda solo i procedimenti e i trasferimenti d’ufficio dei magistrati”. E ha aggiunto: “Questa storia del blocco dei processi è vergognosamente falsa, è una norma che si riferisce alle azioni disciplinari e ai trasferimenti d’ufficio del Csm”, sottolineando che “non è contro ma anzi è una norma a tutela dei magistrati e sono allibito e indignato da ogni altra lettura”. A chi gli chiedeva se la norma contiene una nuova clausola ‘salva Berlusconi’, Nitto Palma ha poi replicato: “La considero un’offesa personale, io non devo chiarire nulla. Chi ha detto o scritto questo ha detto o scritto una falsità”.
La Cassazione ha già bocciato istanze del Cavaliere per bloccare i processi. Non si contano le occasioni in cui i difensori di Berlusconi e lo stesso leader del Pdl hanno puntato il dito contro un pm in particolare, il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccasini, e giudici dei diversi processi accusati di essere prevenuti nei suoi confronti. In passato gli avvocati hanno presentato diverse istanze nei giudizi in cui era imputato l’ex premier: istanze di rimessione, istanze di ricusazione, richieste di astensione. Tutte per lo più respinte dalle varie corti interpellate. Anche la richiesta di trasferimento dei processi milanesi a Brescia è stata sonoramente bocciata dalla Cassazione. Il Cavaliere per i supremi giudici, nel richiedere lo spostamento dei processi, ha rivolto “un’accusa infamante” verso le toghe “perché colpisce un presupposto o una precondizione irrinunciabili della professionalità e dell’onorabilità del giudice, quali il dovere di imparzialità e l’indipendenza di giudizio”.
L’articolo 1 aggiunge due nuove fattispecie di punibilità per i magistrati con modifiche all’articolo 3 del decreto Legislativo n.109 del 23 febbraio 2006. Si prevede che costituisce illecito disciplinare quindi “rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. All’articolo 2 si specifica che i trasferimenti d’ufficio avverranno anche “per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato” per cui non può nella sede che occupa, amministrare giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell’ordine giudiziario. Lo stop ai processi viene stabilito all’articolo 3 dove una norma transitoria stabilisce che “tutti i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge sono rimessi al ministro della Giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi”. I magistrati titolari di quei processi pendenti, stabilisce ancora l’articolo 3, saranno trasferiti d’ufficio.