Denaro e permessi di soggiorno” dati ai profughi africani per fargli proseguire il viaggio dall’Italia alla Germania. E’ questa l’accusa lanciata dalle autorità tedesche a quelle italiane. “Centinaia di profughi africani sono approdati ad Amburgo dopo che le istituzioni italiane, violando gli accordi europei, li hanno spinti a proseguire il viaggio”, scrive l’agenzia di stampa Dpa citando enti addetti all’immigrazione della città-stato tedesca.

Effettivamente,  una circolare del ministero dell’Interno dello scorso 18 febbraio prevede una “buonuscita” di 500 euro per gli immigrati che lasciano i centri di accoglienza. Interessati dal provvedimento circa 13mila persone, quelle rimaste in Italia delle 62mila arrivate nel 2011 in seguito alle rivolte della primavera araba. Ma il Viminale precisa: “I permessi di soggiorno dati a stranieri che poi si sono trasferiti in Germania sono stati rilasciati a seguito dell’esame della singola posizione, caso per caso, conformemente alla normativa comunitaria“.

“Ovviamente – sottolinea il ministero dell’Interno – qualora lo straniero sia in possesso di un valido permesso di soggiorno e siano soddisfatti i requisiti d’ingresso e soggiorno previsti dall’art.5 della convenzione Schengen, lo straniero può circolare e può rimanere nel territorio tedesco, come nel territorio di uno degli Stati membri, per un periodo di tre mesi, trascorsi i quali le autorità tedesche devono rinviarlo in Italia”.

L’ondata migratoria del 2011 ha fatto scattare un piano di emergenza per l’accoglienza che è stato coordinato dalla Protezione civile con la collaborazione di Regioni ed enti locali. Per gli immigrati arrivati da Libia, Tunisia e Mediterraneo orientale è stata attivata un’accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale con la proclamazione dello stato di emergenza, che è stata dichiarata conclusa lo scorso 1 marzo, quando – secondo stime dell’Anci – risultavano ancora in strutture d’accoglienza circa 13mila persone. A partire da quella data, a chi ha lasciato le strutture è stato concesso un contributo di 500 euro, un titolo di viaggio, cioè un documento equipollente al passaporto, insieme al permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il documento permette agli stranieri di spostarsi anche in altri Paesi europei dell’area Schengen, ma solo per tre mesi.

Ma tra Berlino e Roma il dialogo è aperto. Se i prerequisiti per l’ingresso in un Paese “non esistono o non sussitono – ha spiegato un portavoce del ministero dell’Interno – il diritto di viaggio non può essere rivendicato ed è possibile prendere in considerazione la sospensione del soggiorno”. In un vertice a maggio, l’Italia si è detta disponibile a riaccogliere gli immigrati in questi casi.

”Qui è noto che enti italiani,con la chiusura dei centri temporanei di accoglienza, hanno emesso documenti che autorizzano il soggiorno e il viaggio conformi a Schengen, in singoli casi dopo verifiche individuali, a rifugiati riconosciuti e a persone con una protezione sussidiaria proveniente dal Nordafrica“, ha detto il portavoce. “Tali gruppi di persone ottengono analoghi documenti di viaggio e titoli di soggiorno ai sensi di Schengen anche in Germania – ha sottolineato – Nel caso in cui però i prerequisiti per l’ingresso e il soggiorno in un Paese non esistano o non sussistano questo diritto di viaggio non può essere rivendicato, e si possono prendere in considerazione misure che pongano termine al soggiorno”.

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