L’affaire Parmalat è fonte di sempre maggiori imbarazzi per Mediobanca già alle prese con complicate partite come quella dell’eredità dei Ligresti. Un quadro della posizione scivolosa in cui è finita Piazzetta Cuccia emerge chiaramente dal provvedimento con cui a fine marzo il Tribunale di Parma ha chiesto di rimuovere Antonio Sala dal cda del gruppo italiano e ha adottato una serie di misure a tutela della società, inclusa la nomina di un commissario per vigilare sull’operazione Lactalis America Group.
I giudici sostengono inanzitutto che Sala “si pose in contrasto con il proprio dovere di lealtà nei confronti” del gruppo di Collecchio controllato da Lactalis, “interferendo con l’operato” di Mediobanca, che era consulente “indipendente” nell’acquisizione di Lag, dove dal lato dei venditori c’erano i francesi di Lactalis e da quello del compratore la stessa Parmalat. In particolare secondo il Tribunale il consigliere, luogotenente di Lactalis in Italia, fece “pressioni” sui consulenti di Piazzetta Cuccia affinchè alzassero la valutazione di Lag (Lactalis America Group). Il Tribunale, poi, contesta l’indipendenza di Mediobanca per via dei prestiti in essere con Lactalis ed evidenzia che la prima valutazione di Lag fatta da Piazzetta Cuccia nell’aprile 2012 assegnava alla società un valore compreso tra circa 550 e 640 milioni di dollari (tra 604 e 701 includendo le sinergie). La società sarà poi venduta al prezzo di 904 milioni di dollari.
La ricostruzione di come il prezzo sia lievitato di oltre 200 milioni è stata fatta attraverso le email sequestrate dalla Procura e inviate dal manager, una delle quali portava l’intestazione “Lactalis/Sala” a testimonianza del fatto che il consigliere fosse “latore degli interessi di Lactalis”, sottolinea il Tribunale. Dalle altre email, poi, risulta che Sala e l’ad di Parmalat, Yves Guerin “continuavano a rapportarsi con i funzionari di Mediobanca” i quali “apportavano alcune correzioni alla valutazione” iniziale “conformandosi a indicazioni provenienti proprio da Guerin”, nonostante il “conflitto di interessi” in cui versava e che rendeva “quantomeno opportuno” evitare “ingerenze sul meccanismo di determinazione del prezzo, peraltro tradottesi in aumento rispetto a quello inizialmente e autonomamente calcolato da Mediobanca”.
Dalle indagini della Procura di Parma, rileva quindi il Tribunale, emerge che Marc Vincent, allora a capo della filiale parigina di Mediobanca, “si lamenta con Nagel (Alberto, ad di Mediobanca, ndr) dell’atteggiamento di Sala, che lo aveva contattato telefonicamente quello stesso giorno e continuava a mantenere la propria posizione”, per Vincent “molto opinabile”, “circa il multiplo” da applicare a Lag per calcolarne il valore. A quel punto Nagel “con un messaggio di riposta inviato dopo appena tre minuti” (“cercate di farli ragionare” scrisse Nagel) prospetta la possibilità che Mediobanca si rifiuti “di rilasciare la fairness opinion richiesta da Parmalat” a fronte delle “pressioni” che “evidentemente” Sala esercitava affinchè il multiplo a cui vendere Lag “fosse artificiosamente contro gli interessi di Parmalat”.
Non sia cosa abbia fatto cambiare idea a Nagel. Fatto sta che, contrariamente alle dichiarazioni programmatiche dell’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia al suo emissario a Parigi, il parere fu poi rilasciato il 22 maggio 2012 in linea con i desiderata di Lactalis. “E’ nostra opinione che, alla data odierna, l’operazione prospettata sia d’interesse per Parmalat e che il corrispettivo (923 milioni di dollari, ndr) sia da ritenersi congruo dal punto di vista finanziario sulla base delle valutazioni effettuate secondo criteri consolidati nella prassi professionale”, si legge infatti nel documento. Quanto a Marc Vincent, poche settimane dopo l’operazione ha lasciato Mediobanca per passare al gruppo francese Natixis.
Non è chiaro cosa pensi su questo punto il Tribunale, il contenuto della cui sentenza non è stato reso pubblico da Parmalat, che si è limitata a dare conto del dispositivo. La sua pubblicazione è stata chiesta alla Consob da alcuni fondi e piccoli soci che nell’assemblea del prossimo 14 giugno dovranno decidere se confermare o meno Sala e il sindaco Roberto Cravero, di cui il Tribunale ha chiesto la rimozione per la mancata vigilanza sui presidi a tutela della società nelle operazioni – come l’acquisto di Lag – in conflitto di interessi. Domani la Corte d’Appello di Bologna esaminerà il reclamo di Sala e degli altri consiglieri estratti dalla lista di Lactalis, che hanno affermato di aver sempre agito nell’interesse del gruppo di Collecchio, contro un provvedimento considerato ingiusto.