Lui si chiama Vincent Autin, 40 anni. Lui si chiama Bruno Boileau, 30 anni. Si sono sposati nel pomeriggio, a Montpellier, nel Sud della Francia, che da anni rappresenta una delle città più “gay friendly” del Paese: poco dopo le 18, terminato lo scambio degli anelli, sono finiti (commossi) uno nelle braccia dell’altro. E’ stato il primo matrimonio fra persone dello stesso sesso celebrato in Francia, dopo l’adozione della legge, ancora oggi al centro di polemiche e tensioni. E proprio mentre queste prime nozze erano in corso, fuori alcuni lacrimogeni sono stati lanciati dalla polizia per disperdere gli oppositori al matrimonio gay. Avevano lanciato fumogeni e cercato di disturbare la cerimonia, anche se non si segnalano scontri fisici, come in altre occasioni.

L’evento, per volontà dei due sposi, militanti per i diritti degli omosessuali, è diventato altamente mediatico (sul posto sono arrivati oltre 230 giornalisti, anche stranieri), sebbene l’obiettivo della coppia sia stato placare gli animi: “Dopo l’odio, è tempo di parlare di amore”, hanno detto Vincent e Bruno, prima di entrare nell’edificio comunale di Montpellier, dove la cerimonia si è svolta in una sala più grande di quella normalmente consacrata ai matrimoni, che non avrebbe potuto contenere i 500 invitati. Tra di loro Najat Vallaud-Belkacem, ministro responsabile dei diritti delle donne e portavoce dell’Esecutivo, che ha detto di essere presente “per amicizia, al di fuori delle mie funzioni ufficiali”. Nel settembre scorso era venuta a Montpellier nel quadro della sua missione per la lotta contro le discriminazioni. Qui aveva rivisto Autin, presidente del Lesbian and Gay Pride della regione, il Languedoc-Roussillon, già conosciuto durante la campagna delle presidenziali, che poco più di un anno fa hanno portato al potere in Francia François Hollande: del matrimonio e dell’adozione per i gay il presidente ha fatto un suo cavallo di battaglia.

In quell’occasione Vallaud-Belkacem aveva promesso che il primo matrimonio gay, dopo la promulgazione della legge (avvenuta lo scorso 18 maggio), sarebbe stato celebrato a Montpellier. Vincent aveva preso la palla al balzo. E lì, davanti al ministro, con il cellulare aveva chiamato il compagno Bruno, per chiedergli di sposarlo, tenendo alto il volume del telefonino, perché gli astanti potessero ascoltare… Bruno, in effetti, aveva detto di sì. E oggi i due, insieme da sette anni, si sono sposati. A officiare il sindaco della città, la socialista Hélène Mandrioux, paladina dei movimenti gay: ha pronunciato un discorso sulla tolleranza, citando Voltaire. Presenti numerosi amici e le famiglie dei due sposi. Le sorelle di Bruno erano le testimoni. Davanti alla coppia, i genitori di Bruno, due persone semplici della Sarthe, zona agricola dell’Ovest francese: lui poliziotto, lei badante in una residenza per anziani. Entrambi hanno accettato fin dagli inizi l’omosessualità del figlio, che l’ha “capita” solo al momento di incontrare Vincent. Lui, invece, fin da adolescente ne ha avuto la consapevolezza. E sua madre (il padre è morto quando aveva solo 17 anni) lo ha sempre accompagnato alle manifestazioni del Gay pride. Due facce di una Francia profonda, semplice, comunque tollerante.

Nella piazza antistante il municipio di Montpellier si sono radunati centinaia di militanti favorevoli alla nuova legge. E anche qualche oppositore. Hanno cominciato a lanciare dei razzi, proprio agli inizi della cerimonia. Poi sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno lanciato lacrimogeni e hanno intercettato (e allontanato) i manifestanti. Domenica scorsa 150mila persone secondo la polizia (un milione per gli organizzatori) erano scese in piazza a Parigi contro il matrimonio gay. 300 persone erano state arrestate dopo scontri e atti di vandalismo nel quartiere degli Invalides. In precedenza tutto l’iter di approvazione della legge è stato accompagnato da proteste, sicuramente al di là di quanto Hollande e il Governo avessero potuto prevedere.

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