Come è stato scritto, c’è un diffuso abuso di familiarità nel salutare i defunti. Chiunque si sente in diritto, o in dovere, di postare sui social network il proprio ricordo, reale o mediato, nei confronti della celebrità scomparsa. Questo però è nulla, e fa solo tenerezza rispetto a chi invece utilizza la morte di qualcuno per vomitare i suoi peggiori istinti. E il caso di Franca Rame, morta a Milano il 29 maggio, non ha fatto eccezione, anzi. I primi a mostrare il loro lato peggiore, a pochi minuti dalla diffusione della notizia, sono due parlamentari di Fratelli d’Italia. Chiara Colosimo scrive su Twitter: “Riceverai denaro dai compagni e lettere […] Un fortissimo abbraccio.” Franca Rame ad Achille Lollo in galera per la strage di Primavalle”. E il suo collega di partito Massimo Corsaro: “Ma chi? Quella dell’assassino dei fratelli Mattei? Io di Rame conosco solo il metallo”
Ovvio il riferimento alla solidarietà mostrata all’epoca dall’attrice al militante di Potere operaio incarcerato per il rogo di Primavalle nel 1973, quando morirono i fratelli Mattei. Subito arrivano le repliche sconcertate degli utenti. Nel primo caso si sottolinea ironicamente il coraggio con cui Colosimo – ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio invischiata nell’affaire Fiorito – ha scelto il momento della scomparsa di Franca Rame per ricordare l’episodio. Una tempistica sospetta che non si addice a una rappresentante delle istituzioni. Nel secondo caso arriva l’altrettanto sarcastica risposta di un utente che scrive: “Non vedo perché vantarsi di tale ignoranza Massimo Corsaro, o è giusto per mancare di rispetto a un defunto?”.
Senza vergogna poi Giuliano Castellino, de La destra di Storace, che scrive su Facebook: “E’ morta Franca Rame. Dopo tre giornatacce migliora la giornata“. Sulla stessa linea il profilo di Forza nuova: “Quanta fila all’inferno in questo periodo. Ciao Franca Rame, salutace Don Gallo!”. Il riferimento è alla morte, il 22 maggio, del prete genovese. E quello di Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound, che pubblica un video sulla fusione del rame commentandolo con un “Ciao bella”. Di seguito i commenti altrettanto sprezzanti che vanno dal “Dio la maledica” al “una di meno” fino a “che bruci”. Frasi che si commentano da sole. Ma l’apice non lo raggiungono le organizzazioni di estrema destra, bensì il servizio pubblico, con il Tg2 delle ore 13. Nel servizio dedicato alla scomparsa di Franca Rame la giornalista Rai Carola Carulli confeziona un sillogismo aberrante: stuprata perché bella.
“Una donna bellissima, amata e odiata – dice il Tg2 – Chi la definiva attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera per un ideale di militanza politica totalizzante. E chi invece la vedeva come la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione. Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata”. Dove la congiunzione scelta “finché” non lascia dubbi sulla consecutio logica e temporale tra bellezza fisica di una donna e stupro. Come scrive il sito Zeroviolenzadonne.it in una lettera al direttore del Tg2 Marcello Masi: “Del suo stupro ha parlato la stessa Franca Rame, indicando nella matrice fascista i suoi aggressori. Metterla in discussione o peggio ometterla, è sicuramente una scelta ben precisa di cui ci stupiamo. Ma ciò che più ci fa rabbrividire è la giustificazione neppure troppo velata degli stupratori, perché questo è stato fatto! Incolpare Franca Rame di approfittare della propria bellezza fisica per imporre attenzione”.
E la toppa che ci mette il direttore Masi nella risposta – “mi rammarico per il fatto che qualcuno possa solo immaginare che ci sia qualsiasi giustificazione a ogni forma di violenza nei confronti delle donne e in particolare di Franca Rame, che ha segnato la mia crescita umana. Mi vergogno per quelli che pensano una cosa del genere” – è di quelle peggiori del buco: la colpa non è del servizio mandato in onda dal suo telegiornale, ma dello spettatore che pensa male. Per fortuna in un successivo, e modificato, servizio della testata giornalistica della Rai, si è chiesto scusa ai telespettatori per le parole offensive del servizio originale.
A tale compagnia non potevano però sottrarsi i due quotidiani alfieri della destra italiana in edicola oggi. Su Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti è Mario Cervi a scrivere di Franca Rame come “attrice-agitatrice che portò il fanatismo in scena”. Mentre Libero, sotto al titolo “Franca Rame, doppia vita di una radical chic” chiede a Francesco Borgonovo un ritratto in cui l’attrice è dipinta come una “milionaria in pelliccia che flirta con la rivoluzione”. E se, come insegna il linguista Noam Chomsky, il posizionamento degli articoli sulle pagine dei quotidiani è importante quanto il loro contenuto, ecco che in prima pagina su Libero, giusto di fianco al ritratto di Franca Rame, un pezzo di Davide Giacalone avverte: “Violenza sulle donne. Quel trattato è una vera boiata”. Anche qui l’intento denigratorio, pur se sofisticato, è palese.