E’ arrivato il via libera ufficiale allo scorporo della rete fissa dal consiglio di amministrazione di Telecom. Il board ”ha approvato il progetto di societarizzazione della rete”, si legge in una nota del gruppo, che aggiunge: “Il Cda ha ribadito il mandato al management affinché proseguano i contatti in corso con la Cassa depositi e prestiti per un eventuale suo ingresso nel capitale della società della rete di accesso”. Il gruppo di telecomunicazioni non specifica però quanta parte della società pubblico-privata di nuova costituzione dovrebbe andare alla Cdp (una percentuale che secondo Bloomberg è attorno al 30%). E non chiarisce neanche quanta parte della rete scorporata sarà in rame o in fibra.
E’ quindi sempre più probabile un accordo con la Cdp che, se andrà in porto, appesantirà il gestore dei risparmi postali degli italiani di una quota rilevante di un asset in rame obsoleto valutato tra 8 e 16 miliardi di euro. Custodito da una nuova azienda che sarà prevedibilmente caricata di costi fissi (tra cui, non è escluso, parte dei dipendenti di Telecom) da finanziare con le vie tradizionali: il canone di accesso alla rete, a sua volta giustificazione per gli aumenti degli operatori.
D’altronde il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina (Pd), non ha nascosto a Porta a porta che “lo Stato sta valutando il progetto”, precisando che “la valutazione del prezzo della rete è tutta in discussione”. E anche il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, Sabrina De Camillis, rispondendo a un’interrogazione di M5S per conto del ministero dell’Economia e delle Finanze ha ribadito che la Cdp è disponibile a valutare un investimento in una società della rete di Telecom Italia finalizzato al finanziamento di interventi di ammodernamento necessari all’infrastruttura digitale. I parlamentari M5S della Commissione finanze avevano interrogato il ministero dell’Economia denunciando la mancata formazione della Commissione di vigilanza della Cdp che dovrebbe consentire al Parlamento il controllo democratico e sovrano del forziere di Stato che racchiude oltre 200 miliardi di risparmio postale.
La decisione di scorporare la rete fissa di Telecom non è stata una sorpresa. Anche a Piazza Affari, dove il titolo è schizzato a oltre +2% durante l’assemblea per le indiscrezioni sulla scelta del gruppo e ha poi virato in negativo chiudendo in calo del 2,4%. Nella nuova società, come si legge nella nota del gruppo, confluirà l’infrastruttura che collega le case degli italiani alla centralina Telecom. Il nuovo soggetto garantirà a tutti gli operatori la parità di trattamento in entrata e in uscita. E i servizi offerti dall’azienda a tutti gli operatori comprenderanno, tra l’altro, l’Unbundling del Local Loop (Ull) e il Virtual Unbundling Local Access (Vula) per le reti di nuova generazione basate su architetture fibra fino a cabinetto (FttCab) e fibra fino in casa (Ftth).
Il cda ha inoltre deliberato di dare mandato al management di adempiere alle formalità previste in materia di separazione volontaria da parte di una impresa verticalmente integrata. Telecom Italia informerà pertanto l’Agcom del progetto volontario di separazione della rete di accesso. Il gruppo di telecomunicazioni aggiornerà l’Autorità in merito a eventuali cambiamenti del progetto che si dovessero rendere necessari, anche alla luce delle risultanze che emergeranno dalla valutazione della stessa Autorità sulla portata della modifica o revoca dei vigenti obblighi regolamentari.