Lotta agli illeciti che “rischiano di rendere la rete, da potente strumento di democrazia, spazio anomico dove si può impunemente violare i diritti”, perché il web “può essere utilizzato come canale di propagazione di ingiurie, minacce, piccole o grandi vessazioni, fondate sull’orientamento di genere o dirette contro le donne in quanto tali ovvero le minoranze etniche o religiose: con conseguenze a volte drammatiche”. Antonello Soro, presidente del Garante della Privacy, nel corso della relazione annuale dell’Authority al Parlamento evidenzia la necessità di non essere “più essere indulgenti con la violenza verbale presente nella rete”. E dice basta anche allo strapotere dei colossi di Internet come Google, Facebook e Amazon che “non può più essere ignorato, così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi”.
Soro annuncia che nelle prossime settimane il Garante adotterà un “provvedimento generale” sulle intercettazioni “per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni”. Le intercettazioni, spiega, sono una “risorsa investigativa fondamentale, insostituibile, che andrebbe gestita con molta cautela: per evitare fughe di notizie – che, oltre a danneggiare le indagini, rischiano di violare la dignità degli interessati – e per evitare quel ‘giornalismo di trascrizione’ che finisce, oltretutto, per far scadere la qualità dell’informazione”. E “proprio per favorire un giornalismo maturo e responsabile”, il Garante intende “promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona.
Boldrini, tutela dei minori e dell’informazione – Alla presentazione della Relazione è presente anche il presidente della Camera Laura Boldrini che già nelle settimane scorse aveva spiegato di essere stata vittima di numerosi attacchi e offese via web. ”Quando parliamo della riservatezza da garantire – ha precisato – credo che si debba pensare in primo luogo ai soggetti più esposti, come i ragazzi alle prese con il web”. Inoltre, sottolinea, Internet ha potenzialità straordinarie, ma “l’utente può essere inconsapevolmente guidato nelle scelte, nel momento in cui la possibilità di fruizione o di accesso al web si realizza entro perimetri definiti dai maggiori operatori della rete che possono liberamente decidere la gerarchia delle notizie e di cosa è degno di essere riportato”. Tornando sul tema della privacy, per il presidente della Camera “la protezione dei dati personali non possono mai essere usati pretestuosamente per mettere ostacoli all’informazione, né possono essere addotti dalla pubblica amministrazione come ragione per evitare di fornire i dati che la trasparenza impone di rendere accessibili”. Tuttavia, Boldrini ha invitatogli operatori dell’informazione a distinguere tra ciò che è notizia e ciò che è vicenda privata, perfino pettegolezzo”. Anche se ”il diritto alla riservatezza va contemperato con altri diritti ugualmente rilevanti, come il diritto-dovere di cronaca esercitato da chi svolge attività informativa”.
I colossi del web – ”Nel mondo globalizzato – prosegue Soro – si confrontano una moltitudine di individui che quotidianamente alimentano il mercato dei dati, ed un numero ridotto di soggetti di grandi dimensioni (i cosiddetti “Over the top” che dominano in specifici ambiti, come Google fra i motori di ricerca, Facebook fra i social network, Amazon fra le vendite online) che esercitano la propria attività in posizione pressoché monopolistica e presso i quali si concentra, indisturbato, l’oceano di informazioni che circolano in Rete”. Questi colossi di Internet “diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori”. Per questo, secondo il Garante, che ricorda di aver avviato “un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate”, “non dovremmo permettere che i dati personali diventino di proprietà di chi li raccoglie e dobbiamo anche per tale ragione continuare a pretendere la trasparenza dei trattamenti”. Gli interessati in prima persona, ammonisce Soro, “devono acquisire nuova consapevolezza, diventando parti attive nel pretendere e richiedere la tutela dei propri dati e la trasparenza dei trattamenti cui sono sottoposti”.
Un altro punto della relazione riguarda inoltre gli algoritmi che “non sono neutrali”. “L’utente – spiega il presidente dell’autorità – può essere inconsapevolmente guidato nelle scelte, nel momento in cui la possibilità di fruizione o di accesso al web si realizza entro perimetri definiti dai maggiori operatori della Rete, che possono liberamente decidere la gerarchia delle notizie e cosa è degno di essere riportato”. Allora, “è difficile parlare di libertà della Rete – spiega – fino a quando non saranno pienamente conosciuti e condivisi i criteri utilizzati per indicizzare i contenuti e dunque condizionare i risultati delle ricerche“. Osserva ancora Soro, a proposito delle virtù di Internet: “Ognuno di noi rischia di trovare online quello che altri decidono di fargli trovare, una conoscenza parziale e uno sguardo incompleto sulla realtà. Così, l’illusione delle facili socializzazioni nel mondo digitale può tradursi, in realtà, in forme nuove di solitudine e di chiusura verso l’esterno”.
Europa, alla ricerca di equilibrio tra sicurezza e privacy – ”I cittadini europei sono già oggetto di un monitoraggio dai colossi del web su gusti, scelte e abitudini, che è contrario alle nostre norme”. Soro, in riferimento al Datagate degli Stati Uniti [ovvero i programmi di intercettazioni di milioni di americani gestiti dalla NSA con il benestare della Casa Bianca e del Dipartimento di Giustizia, ndr] in un’intervista al Messaggero spiega: “Stiamo lavorando con i colleghi europei per trovare a livello sovranazionale un punto di equilibrio tra sicurezza e privacy. Cerchiamo una bussola diversa nell’uso di strumenti che magari altri paesi, con scarsa consuetudine democratica, usano come strumenti di oppressione”.“Quello che è emerso in questi giorni in America era in qualche modo prevedibile – afferma a proposito del cosiddetto ‘datagate’ -. È dal 2001, dalle Torri Gemelle, che le autorità americane si riservano la possibilità di accedere ai grandi archivi telefonici e ai provider di internet. Ma oggi abbiamo davanti un sistema diffuso di sorveglianza indiscriminata e generalizzata, al di là dell’immaginazione. Si previene il terrorismo, sì, ma entrando nei dettagli della vita di milioni e milioni di persone”. “In quindici anni di esperienza dell’Autorità – aggiunge a proposito dell’Italia -, sono stati fatti grossi passi in avanti nella formazione di una coscienza diffusa. La rivoluzione digitale, lo sviluppo di internet certo, ha prodotto tensioni, come è vero che l’esposizione infinita della nostra vita in Rete comporta una serie di rischi. Ma l’accesso ai dati da parte delle autorità giudiziarie, ad esempio, non fa registrare anomalie del tipo di quelle americane”.
I provvedimenti del Garante nel 2012 – Oltre 460 provvedimenti collegialia dottati; 4.183 risposte a quesiti, reclami e segnalazioni (su telefonia, credito, centrali rischi, videosorveglianza, rapporti di lavoro, giornalismo); 233 decisioni su ricorsi (specie in materia di banche e società finanziarie, datori di lavoro pubblici e privati, attività di marketing, compagnie di assicurazione, operatori telefonici e telematici); 23 pareri al governo; 395 ispezioni; 578 violazioni amministrative contestate (in aumento rispetto alle 358 dell’anno precedente); circa 3 milioni 800 mila euro di sanzioni irrogate; 56 violazioni segnalate all’autorità giudiziaria. Queste, in sintesi, le cifre dell’attività svolta dal Garante per la privacy nel 2012. In aumento l’attività di relazione con il pubblico: rispetto all’anno precedente si è dato riscontro a circa 35mila quesiti.
Tra i principali campi di intervento, l’Autorità cita la trasparenza della pubblica amministrazione online e le garanzie da assicurare ai cittadini; il fisco e la tutela delle riservatezza dei contribuenti; i social network e i problemi posti dal cyberbullismo; gli smartphone, i tablet e i sistemi di cloud computing; la tutela dei minori nel mondo dell’informazione; il telemarketing invasivo; i diritti dei consumatori; il rapporto di lavoro; le semplificazioni per le imprese; la sanità elettronica; il mondo della scuola; la propaganda elettorale; le intercettazioni; i dati di traffico telefonico e telematico; l’uso dei dati biometrici; la ricerca medico-scientifica.
Particolarmente importante il lavoro relativo al mondo della Rete: il Garante ricorda di aver adottato linee guida per il corretto trattamento dei dati per blog, forum, social network e siti web che si occupano di salute; aperto un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate; avviato e concluso una consultazione per regolare l’uso dei cookie da parte dei siti visitati dagli utenti. Intensa anche l’attività a livello internazionale, a partire da quella svolta nel Gruppo delle Autorità per la privacy europee (Gruppo Articolo 29). I Garanti europei si sono occupati, in particolare, del nuovo Regolamento in materia di protezione dati che sostituirà la Direttiva del 1995 e della Direttiva che dovrà disciplinare il trattamento di dati per finalità di giustizia e di polizia.