Dopo un’altra notte di scontri, la polizia ha continuato a disperdere i manifestanti sia a Istanbul che ad Ankara con lacrimogeni e cannoni ad acqua e ha ripreso il controllo delle piazze. A piazza Taksim, cuore della protesta, gli agenti sono intervenuti anche con proiettili di gomma costringendo i dimostranti ad abbandonare l’area. I manifestanti si sono riuniti di nuovo nel vicino Gezi Park. E anche ad Ankara la polizia è intervenuta per disperdere una manifestazione a cui hanno partecipato tra 5000 persone tra la Kennedy Avenue e Ataturk Avenue, nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti.
LEADER OPPOSIZIONE LANCIA APPELLO AL CAPO DI STATO PER FINE VIOLENZE – Come riportato dall’ Hurriyet online, il leader dell’opposizione turca Kemal Kilicdaroglu ha lanciato un appello al capo dello stato Abdullah Gul perché prenda una iniziativa per fermare le violenze, riferisce Hurriyet online. Il leader dell’opposizione ha fatto pressing su Gul affinché venga convocato un vertice dei leader dei principali partiti turchi per far abbassare la tensione nel Paese. Kilicdaroglu ha preso l’iniziativa dopo una riunione di crisi della direzione del suo partito Chp questa notte.
INCONTRO ERDOGAN- MANIFESTANTI IN FORSE – Per il momento non si registrano ulteriori scontri e a Piazza Taksim all’alba le ruspe sono entrate per ripulirla dai detriti, dalle barricate e rifugi di fortuna dove i manifestanti si sono riparati. L’intervento di stanotte però fa dubitare che oggi si tenga l’incontro in programma tra il primo ministro Recep Tayyip Erdogan e una delegazione della Piattaforma Taksim, che era stato annunciato. Il premier nel pomeriggio ha però incontrato una delegazione di undici manifestanti di Gezi Park a Istanbul. Si tratta di un gruppo di artisti, accademici e studenti, ha rivelato l’agenzia di stampa Anadol, senza rivelare i nomi. Non si tratta di appartanenti alla Piattaforma Taksim, che ha dato inizio alle proteste 16 giorni fa, che ha precisato che il gruppo che ha visto Erdogan “non rappresenta” i manifestanti nel Paese. All’incontro, che si è tenuto alla sede dell’Akp ad Ankara, erano presenti anche il ministro degli Interni Muammer Guler, quello dello Sviluppo urbano Erdogan Bayraktar, del Turismo e della Cultura Omer Celik e il vice presidente del Partito di Giustizia e Sviluppo.
L’INTERVENTO USA E DELL’ONU: “GARANTIRE IL DIRITTO A RIUNIRSI” – L’Organizzazione delle Nazioni Unite ed il Governo degli Stati Uniti sono intervenuti per chiedere alle autorità turche di rispettare il diritto alla libertà di riunirsi dei manifestanti. L’appello è arrivato dopo che la polizia ha cercato di allontanare i manifestanti da Piazza Taksim, a Istanbul. “Siamo preoccupati da qualsiasi tentativo di punire le persone per aver esercitato il loro diritto alla libertà di parola”, ha affermato la portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Caitlin Hayden, sottolineando il diritto “di riunirsi” e di “manifestare pacificamente”. La portavoce ha anche ricordato che la Turchia è uno stretto alleato degli Stati Uniti e che il Governo Usa auspica che le autorità turche difendano le libertà fondamentali. Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, oltre a ricordare il diritto alla libertà di riunione, ha ribadito la necessità di dialogare per risolvere le proteste.
MULTE A TV: “LE IMMAGINI DELLE PROTESTE NUOCIONO AI GIOVANI” – Il Consiglio supremo della Radio e della Televisione turca ha multato una serie di canali televisivi con l’accusa di aver nuociuto allo sviluppo fisico, morale e mentale dei bambini e dei giovani trasmettendo le immagini delle proteste di piazza Taksim a Istanbul. Tra le emittenti multate ci sono Halk TV, Ulusal TV, Cem TV ed EM TV. Halk TV, in particolare, ha trasmesso in diretta 24 ore su 24 gli eventi di Istanbul mentre i principali media fornivano informazioni limitate sulle manifestazioni in corso. L’emittente era finanziata dal principale partito di opposizione, il Partito del popolo repubblicano, durante la leadership di Deniz Baykal. Da quando è stato eletto nel maggio del 2010, l’attuale leader Kemal Kilicdaroglu ha però tagliato i fondi all’emittente.
BONINO: “NON E’ PRIMAVERA ARABA” – “E’ un errore guardare alla Turchia con un occhio offuscato da modelli ingannevoli. Si è parlato di primavera turca, ma non è così. I turchi non sono arabi e Piazza Taksim non è Piazza Tahrir”. Il ministro degli Esteri Emma Bonino, in un’informativa alla Camera sulla situazione turca, ribadisce le differenze con le protesta del 2011. Per il ministro, le manifestazioni contro il governo in corso da due settimane in Turchia, “ricordano più le manifestazioni viste nei nostri paesi, come Occupy Wall Street“, che le proteste della Primavera araba. Rispetto alle reazioni del governo turco, Bonino sostiene che siano “il primo serio test per la tenuta della democrazia turca e per il processo di sua adesione all’Unione europea. E’ un esame di maturità – ha detto il ministro – che qualcuno pensava il paese avesse già superato con il suo dinamismo economico, ma che invece richiede molto di più”, soprattutto uno sforzo del governo per “unire le diverse componenti della società”. Bonino ha poi concluso che ”il governo sta monitorando e verificando” le notizie uscite in questi giorni sui social network su donne arrestate e violentate dalla polizia durante le manifestazioni di piazza. “E’ chiaro che il governo si esprime solo sulla base di monitoraggi e informazioni consistenti”, ha precisato il ministro, chiarendo che se ci saranno nuovi elementi il Parlamento sarà subito informato.
ASHTON (UE) – ”Non è il momento di isolare la Turchia ma di avvicinarsi di più e fare in modo che Ankara si avvicini di più all’Europa”. A ribadirlo è l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza Ue Catherine Ashton, che in un intervento all’Europarlamento ha aggiunto che “la Turchia deve venire incontro e ascoltare le richieste dell’opposizione”. Ashton ha quindi invitato il premier Erdogan a scegliere la strada del dialogo con l’opposizione e non quella del confronto. Ed ha nuovamente condannato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia chiedendo che i responsabili siano chiamati a rendere conto del loro operato davanti alla giustizia turca. Nel dibattito a Strasburgo è poi intervenuto anche il commissario all’allargamento Stephan Fule. Il quale ha sottolineato che “ci troviamo davanti a un momento cruciale” delle relazioni tra Ue e Turchia perché “possiamo aprire una fase nuova dopo anni di stallo”. Bisogna dare “nuovo slancio ed energia al processo negoziale per l’adesione” di Ankara all’Unione, ha detto ancora Fule. “Questo potrà migliorare il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti civili” nel Paese. “Sono due cose che vanno di pari passo. Dobbiamo sfruttare il momento – ha concluso il commissario rivolgendosi agli europarlamentari che domani voteranno una mozione sulle vicende turche di questi giorno – per arrivare ad avere una Turchia stabile e democratica”.
TRA I MANIFESTANTI ANCHE FIGLI DI ALCUNI DEPUTATI DI ERDOGAN E AVVOCATI – A sfilare e a manifestare, accanto agli indignados turchi, c’erano anche i figli di alcuni deputati appartenenti al partito islamico Akp del premier Recep Tayyip Erdogan, come ha rivelato in un’intervista a Taraf il deputato del gruppo curdo Bdp Sirri Sureyya Onder, uno dei personaggi simbolo della rivolata di Gezi Park. E in piazza sono scesi anche migliaia di avvocati per protestare contro le violenze e l’arresto di circa 73 legali che difendevano i manifestanti. Hurriyet online riferisce che 5mila avvocati si sono riuniti davanti al tribunale di Caglayan e si sono mossi poi in corteo in direzione di Taksim. Manifestazioni di protesta sono in corso anche ad Ankara e Smirne, come pure in altre città.