Sette condanne e quattro assoluzioni per gli abusi alla caserma di Bolzaneto contro i manifestanti fermati durante i disordini del G8 di Genova. Così la Corte di cassazione chiude l’ultimo dei grandi processi sui fatti del luglio 2001. Nel precedente verdetto d’appello, i giudici avevano dichiarato prescritti i reati contestati a 37 dei 45 imputati originari tra poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari e medici – riconoscendoli comunque responsabili sul fronte dei risarcimenti. Risarcimenti che però la sentenza definitiva ha ridotto.
La quinta sezione penale della corte, presieduta da Gaetanino Zecca, ha assolto Oronzo Doria, all’epoca colonnello (oggi generale) del corpo degli agenti di custodia (la vecchia denominazione della Polizia penitenziaria) e gli agenti Franco, Trascio e Talu. Confermate invece le 7 condanne che erano state inflitte dalla Corte d’Appello di Genova il 5 marzo 2010. Sono quindi giudicati definitivamente colpevoli l’assistente capo di Pubblica sicurezza Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi) – che divaricò le dita della mano di un detenuto fino a strappargli la carne – gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia Sciandra. Per quest’ultima la Cassazione ha ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. La pene sono quasi integralmente coperte da indulto.
RISARCIMENTI PIU’ DIFFICILI. Il verdetto ha ridotto i risarcimenti nei confronti delle vittime di botte, abusi e minacce, tutti manifestanti fermati durante i disordini di piazza del 2o e 21 luglio 2001 – o prelevati dopo il pestaggio notturno alla scuola Diaz – e portati nella caserma del Reparto mobile di Genova per essere identificati e smistati in diverse carceri del Nord Italia. La corte ha stabilito che dovranno essere rideterminati da un giudice civile “per assenza di prova”. Per alcune delle vittime, tra le 155 parti civili, diventa ora più complicato ottenere i risarcimenti perché dovranno affrontare un processo civile, con il rischio che vengano rideterminate al ribasso le provvisionali stabilite dalla Corte d’Appello di Genova.
Sul banco degli imputati per le violenze di Bolzaneto sono finiti a vario titolo poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria e medici. Nei giorni del G8 del 2001, ha ricostruito il processo, basato anche sulle testimonianze concordanti di decine di vittime, oltre 300 persone vennero private della possibilità di incontrare i loro legali (un’eccezione prevista dai piani d’emergenza del G8, con il benestare dell’allora procuratore di Genova Meloni), umiliati, picchiati, minacciati. In appello erano state convalidate 7 condanne, confermate anche oggi definitivamente dalla Cassazione, e dichiarate 37 prescrizioni.
MANCA REATO DI TORTURA, ARRIVA LA PRESCRIZIONE. Proprio a proposito della prescrizione, la Cassazione ha bocciato il ricorso della Procura di Genova che chiedeva di contestare agli imputati il reato di tortura, cosa che appunto avrebbe evitato l’estizione del reato. Reato che come già era stato evidenziato nella sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento. Chiamati come responsabili civili nel processo il ministero della Giustizia, della Difesa e dell’Interno. Con la parola fine della Cassazione molti dei risarcimenti che erano stati accordati in secondo grado, sono stati cancellati o rinviati al giudizio civile.
La Corte di Cassazione “ha ribadito in modo definitivo che a Bolzaneto furono commesse gravi violazioni dei diritti umani“, scrive in una nota Amnesty International Italia. Il verdetto odierno conferma le responsabilità della maggior parte degli imputati, ma la prescrizione comporta la sostanziale impunità per molti di loro”. Dovuta, appunto, alla “mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano”. Al di là degli aspetti strettamente giudiziari, Amnesty denuncia la “vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità per i fallimenti politici e sistemici che hanno reso possibili le violenze. Non sono mai state fornite scuse alle vittime, né risultano a oggi aperti procedimenti disciplinari”.
L’ULTIMO GRANDE PROCESSO DEL G8 DI GENOVA. Quello sugli abusi di Bolzaneto era l’unico grande processo relativo al G8 di Genova ancora aperto, tanto che erano sorte polemiche sulla lentezza del “viaggio” dalla corte d’appello del capoluogo ligure agli uffici romani dei supremi giudici. Nel 2012 si sono chiusi definitivamente i dibattimenti sull’irruzione alla scuola Diaz, con la condanna di 25 tra dirigenti e agenti della Polizia di Stato, e sulle violenze di piazza, con dieci manifestanti condannati in particolare per le azioni violente del black bloc. Parzialmente conclusa, invece, la vicenda giudiziaria sul presunto depistaggio orchestrato dai vertici del Viminale al processo Diaz. L’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro è stato definitivamente assolto dall’accusa di istigazione alla falsa testimonianza nei confronti di Francesco Colucci, nel 2001 questore di Genova. Per quella stessa presunta falsa testimonianza riportata in aula al processo Diaz, Colucci è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi. A febbraio di quest’anno i sui legali hanno presentato ricorso in appello.
IL COMITATO: “SODDISFATTI, ORA VOGLIAMO LE SCUSE”. Ora ci attendiamo le scuse dallo Stato“, commenta Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e giustizia per Genova. “Dodici anni fa quando abbiamo iniziato a dare il nostro contributo ai processi, non avrei mai pensato di arrivare a due sentenze (Diaz e Bolzaneto) che confermassero le condanne, perciò mi ritengo soddisfatta”. Quello che il comitato sorto dopo le violenze del G8 non tollera è che “le istituzioni non si siano mai pronunciate per chiedere scusa. Né il capo dello Stato -dice Bartesaghi- né i ministri. Anzichè vittime, siamo stati trattati da colpevoli. Ora mi auguro che i condannati facciano un passo indietro”. Un altro protagonista delle giornate di Genova, l’ex portavoce del Genoa Social Forum Vittorio Agnoletto, osserva che ”il processo Bolzaneto non è un fatto privato tra vittime e carnefici, ma mette tutta la società italiana davanti a precise responsabilità’: nel nostro Paese si pratica la tortura”. Agnoletto giudica “veramente scandalosa la completa assenza oggi di qualunque rappresentante dello stato e del Parlamento alla lettura della sentenza”.
Secondo Nichi Vendola, “la sentenza di oggi ci dice due cose chiare: la prima che a Bolzaneto e alla Diaz vennero sospesi i diritti e la civiltà democratica in una morsa di violenza, e che ora lo Stato debba chiedere scusa alle vittime della mattanza”. Così su twitter il presidente di Sinistra Ecologia Libertà. “E poi – aggiunge – che è finalmente ora che l’Italia introduca il reato di tortura. Solo così potremo evitare altre vergogne come Bolzaneto e la Diaz”.
Per il Pd interviene Ermete Realacci (Pd), che era a Genova durante il G8: “La sentenza della Cassazione ribadisce che quanto accadde a Genova fu un episodio fuori dalla nostra democrazia, il pieno accertamento della verità e delle responsabilità è l’unica via per cercare di cauterizzare una delle ferite più profonde delle nostra storia recente”.
Giustizia & Impunità
Bolzaneto, in Cassazione 7 condanne e 4 assoluzioni. Ma i prescritti sono 37
Chiuso l'ultimo dei grandi processi sul G8 di Genova. Pena massima, tre anni e due mesi, al poliziotto che spaccò la mano a un manifestante. Furono oltre 300 le persone che subirono abusi e minacce nella caserma. Respinta la richiesta di contestare il reato di tortura. Bartesaghi (Verità e giustizia): "Soddisfatti, ora scuse dallo Stato". Amnesty: "Vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità"
Sette condanne e quattro assoluzioni per gli abusi alla caserma di Bolzaneto contro i manifestanti fermati durante i disordini del G8 di Genova. Così la Corte di cassazione chiude l’ultimo dei grandi processi sui fatti del luglio 2001. Nel precedente verdetto d’appello, i giudici avevano dichiarato prescritti i reati contestati a 37 dei 45 imputati originari tra poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari e medici – riconoscendoli comunque responsabili sul fronte dei risarcimenti. Risarcimenti che però la sentenza definitiva ha ridotto.
La quinta sezione penale della corte, presieduta da Gaetanino Zecca, ha assolto Oronzo Doria, all’epoca colonnello (oggi generale) del corpo degli agenti di custodia (la vecchia denominazione della Polizia penitenziaria) e gli agenti Franco, Trascio e Talu. Confermate invece le 7 condanne che erano state inflitte dalla Corte d’Appello di Genova il 5 marzo 2010. Sono quindi giudicati definitivamente colpevoli l’assistente capo di Pubblica sicurezza Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi) – che divaricò le dita della mano di un detenuto fino a strappargli la carne – gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia Sciandra. Per quest’ultima la Cassazione ha ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. La pene sono quasi integralmente coperte da indulto.
RISARCIMENTI PIU’ DIFFICILI. Il verdetto ha ridotto i risarcimenti nei confronti delle vittime di botte, abusi e minacce, tutti manifestanti fermati durante i disordini di piazza del 2o e 21 luglio 2001 – o prelevati dopo il pestaggio notturno alla scuola Diaz – e portati nella caserma del Reparto mobile di Genova per essere identificati e smistati in diverse carceri del Nord Italia. La corte ha stabilito che dovranno essere rideterminati da un giudice civile “per assenza di prova”. Per alcune delle vittime, tra le 155 parti civili, diventa ora più complicato ottenere i risarcimenti perché dovranno affrontare un processo civile, con il rischio che vengano rideterminate al ribasso le provvisionali stabilite dalla Corte d’Appello di Genova.
Sul banco degli imputati per le violenze di Bolzaneto sono finiti a vario titolo poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria e medici. Nei giorni del G8 del 2001, ha ricostruito il processo, basato anche sulle testimonianze concordanti di decine di vittime, oltre 300 persone vennero private della possibilità di incontrare i loro legali (un’eccezione prevista dai piani d’emergenza del G8, con il benestare dell’allora procuratore di Genova Meloni), umiliati, picchiati, minacciati. In appello erano state convalidate 7 condanne, confermate anche oggi definitivamente dalla Cassazione, e dichiarate 37 prescrizioni.
MANCA REATO DI TORTURA, ARRIVA LA PRESCRIZIONE. Proprio a proposito della prescrizione, la Cassazione ha bocciato il ricorso della Procura di Genova che chiedeva di contestare agli imputati il reato di tortura, cosa che appunto avrebbe evitato l’estizione del reato. Reato che come già era stato evidenziato nella sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento. Chiamati come responsabili civili nel processo il ministero della Giustizia, della Difesa e dell’Interno. Con la parola fine della Cassazione molti dei risarcimenti che erano stati accordati in secondo grado, sono stati cancellati o rinviati al giudizio civile.
La Corte di Cassazione “ha ribadito in modo definitivo che a Bolzaneto furono commesse gravi violazioni dei diritti umani“, scrive in una nota Amnesty International Italia. Il verdetto odierno conferma le responsabilità della maggior parte degli imputati, ma la prescrizione comporta la sostanziale impunità per molti di loro”. Dovuta, appunto, alla “mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano”. Al di là degli aspetti strettamente giudiziari, Amnesty denuncia la “vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità per i fallimenti politici e sistemici che hanno reso possibili le violenze. Non sono mai state fornite scuse alle vittime, né risultano a oggi aperti procedimenti disciplinari”.
L’ULTIMO GRANDE PROCESSO DEL G8 DI GENOVA. Quello sugli abusi di Bolzaneto era l’unico grande processo relativo al G8 di Genova ancora aperto, tanto che erano sorte polemiche sulla lentezza del “viaggio” dalla corte d’appello del capoluogo ligure agli uffici romani dei supremi giudici. Nel 2012 si sono chiusi definitivamente i dibattimenti sull’irruzione alla scuola Diaz, con la condanna di 25 tra dirigenti e agenti della Polizia di Stato, e sulle violenze di piazza, con dieci manifestanti condannati in particolare per le azioni violente del black bloc. Parzialmente conclusa, invece, la vicenda giudiziaria sul presunto depistaggio orchestrato dai vertici del Viminale al processo Diaz. L’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro è stato definitivamente assolto dall’accusa di istigazione alla falsa testimonianza nei confronti di Francesco Colucci, nel 2001 questore di Genova. Per quella stessa presunta falsa testimonianza riportata in aula al processo Diaz, Colucci è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi. A febbraio di quest’anno i sui legali hanno presentato ricorso in appello.
IL COMITATO: “SODDISFATTI, ORA VOGLIAMO LE SCUSE”. Ora ci attendiamo le scuse dallo Stato“, commenta Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e giustizia per Genova. “Dodici anni fa quando abbiamo iniziato a dare il nostro contributo ai processi, non avrei mai pensato di arrivare a due sentenze (Diaz e Bolzaneto) che confermassero le condanne, perciò mi ritengo soddisfatta”. Quello che il comitato sorto dopo le violenze del G8 non tollera è che “le istituzioni non si siano mai pronunciate per chiedere scusa. Né il capo dello Stato -dice Bartesaghi- né i ministri. Anzichè vittime, siamo stati trattati da colpevoli. Ora mi auguro che i condannati facciano un passo indietro”. Un altro protagonista delle giornate di Genova, l’ex portavoce del Genoa Social Forum Vittorio Agnoletto, osserva che ”il processo Bolzaneto non è un fatto privato tra vittime e carnefici, ma mette tutta la società italiana davanti a precise responsabilità’: nel nostro Paese si pratica la tortura”. Agnoletto giudica “veramente scandalosa la completa assenza oggi di qualunque rappresentante dello stato e del Parlamento alla lettura della sentenza”.
Secondo Nichi Vendola, “la sentenza di oggi ci dice due cose chiare: la prima che a Bolzaneto e alla Diaz vennero sospesi i diritti e la civiltà democratica in una morsa di violenza, e che ora lo Stato debba chiedere scusa alle vittime della mattanza”. Così su twitter il presidente di Sinistra Ecologia Libertà. “E poi – aggiunge – che è finalmente ora che l’Italia introduca il reato di tortura. Solo così potremo evitare altre vergogne come Bolzaneto e la Diaz”.
Per il Pd interviene Ermete Realacci (Pd), che era a Genova durante il G8: “La sentenza della Cassazione ribadisce che quanto accadde a Genova fu un episodio fuori dalla nostra democrazia, il pieno accertamento della verità e delle responsabilità è l’unica via per cercare di cauterizzare una delle ferite più profonde delle nostra storia recente”.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Le parole di Meloni sull’Ucraina sono state nette e chiare in un contesto molto difficile. Le va riconosciuto". Così il segretario di Azione, Carlo Calenda, da Odessa.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Amiamo le nostre nazioni. Vogliamo confini sicuri. Preserviamo aziende e cittadini dalla follia della sinistra verde. Difendiamo la famiglia e la vita. Lottiamo contro il wokeismo. Proteggiamo il nostro sacro diritto alla fede e alla libertà di parola. E siamo dalla parte del buon senso. Quindi, in definitiva, la nostra lotta è dura. Ma la scelta è semplice. Ci arrenderemo al declino o combatteremo per invertirlo?". Lo ha detto Giorgia Meloni al Cpac.
"Lasceremo che la nostra civiltà svanisca? O ci alzeremo e la difenderemo? Lasceremo ai nostri figli un mondo più debole o più forte? Vorremo che le nuove generazioni si vergognino delle loro radici? O recupereremo la consapevolezza e l'orgoglio di chi siamo e glielo insegneremo? Ho fatto la mia scelta molto tempo fa e combatto ogni giorno per onorarla. E so che non sono solo in questa battaglia, che siete tutti al mio fianco, che siamo tutti uniti. E credetemi, questo fa tutta la differenza", ha concluso.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Quando la libertà è a rischio, l'unica cosa che puoi fare è metterla nelle mani più sagge. Ecco perché i conservatori continuano a crescere e stanno diventando sempre più influenti nella politica europea. Ed ecco perché la sinistra è nervosa. E con la vittoria di Trump, la loro irritazione si è trasformata in isteria". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
"Non solo perché i conservatori stanno vincendo, ma perché ora i conservatori stanno collaborando a livello globale. Quando Bill Clinton e Tony Blair crearono una rete liberale di sinistra globale negli anni '90, furono definiti statisti. Oggi, quando Trump, Meloni, Milei o forse Modi parlano, vengono definiti una minaccia per la democrazia. Questo è il doppio standard della sinistra, ma ci siamo abituati. E la buona notizia è che le persone non credono più alle loro bugie".
"Nonostante tutto il fango che ci gettano addosso. I cittadini continuano a votarci semplicemente perché le persone non sono ingenue come le considera l'ultimo. Votano per noi perché difendiamo la libertà", ha ribadito.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "La sinistra radicale vuole cancellare la nostra storia, minare la nostra identità, dividerci per nazionalità, per genere, per ideologia. Ma non saremo divisi perché siamo forti solo quando siamo insieme. E se l'Occidente non può esistere senza l'America, o meglio le Americhe, pensando ai tanti patrioti che lottano per la libertà in America Centrale e Meridionale, allora non può esistere nemmeno senza l'Europa". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Il Cpac ha capito prima di molti altri che la battaglia politica e culturale per i valori conservatori non è solo una battaglia americana, è una battaglia occidentale. Perché, amici miei, credo ancora nell'Occidente non solo come spazio geografico, ma come civiltà. Una civiltà nata dalla fusione di filosofia greca, diritto romano e valori cristiani. Una civiltà costruita e difesa nei secoli attraverso il genio, l'energia e i sacrifici di molti". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla conferenza dei conservatori a Washington.
"La mia domanda per voi è: questa civiltà può ancora difendere i principi e i valori che la definiscono? Può ancora essere orgogliosa di sé stessa e consapevole del suo ruolo? Penso di sì. Quindi dobbiamo dirlo forte e chiaro a coloro che attaccano l'Occidente dall'esterno e a coloro che lo sabotano dall'interno con il virus della cultura della cancellazione e dell'ideologia woke. Dobbiamo dire loro che non ci vergogneremo mai di chi siamo", ha scandito.
"Affermiamo la nostra identità. Affermiamo la nostra identità e lavoriamo per rafforzarla. Perché senza un'identità radicata, non possiamo essere di nuovo grandi", ha concluso la Meloni.
(Adnkronos) - "Il nostro governo - ha detto Meloni - sta lavorando instancabilmente per ripristinare il legittimo posto dell'Italia sulla scena internazionale. Stiamo riformando, modernizzando e rivendicando il nostro ruolo di leader globale".
"Puntiamo a costruire un'Italia che stupisca ancora una volta il mondo. Lasciate che ve lo dica, lo stiamo dimostrando. La macchina della propaganda mainstream prevedeva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, cancellandola dalla mappa del mondo, allontanando gli investitori e sopprimendo le libertà fondamentali. Si sbagliavano", ha rivendicato ancora la premier.
"La loro narrazione era falsa. La realtà è che l'Italia sta prosperando. L'occupazione è a livelli record, la nostra economia sta crescendo, la nostra politica fiscale è tornata in carreggiata e il flusso di immigrazione illegale è diminuito del 60% nell'ultimo anno. E, cosa più importante, stiamo espandendo la libertà in ogni aspetto della vita degli italiani", ha concluso.